La polizia sta indagando per risalire a una seconda persona che avrebbe accompagnato di recente l’algerino arrestato ieri
Non è finita la caccia ai fiancheggiatori della cellula terrorista delle stragi di Parigi e Bruxelles. La polizia è sulle tracce di una seconda persona vicina a Djamal Eddine Ouali, il 40enne algerino arrestato ieri sera a Bellizzi, nel Salernitano, in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso il 6 gennaio scorso. L’uomo è accusato di partecipazione a un’organizzazione criminale che produceva documenti falsi. La polizia sta indagando per risalire a una seconda persona che avrebbe accompagnato di recente l’algerino. Le indagini sono partite tre giorni fa, dopo la richiesta presentata dal nordafricano alla questura di Salerno di un permesso di soggiorno. Secondo le prime ricostruzioni, non si esclude che il 40enne fosse da più tempo a Salerno.
LE INDAGINI: OUALI NON RISPONDE AI MAGISTRATI – Djamal Eddin Ouali si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio nel carcere di Fuorni, a Salerno. I magistrati hanno confermato l’arresto e quindi resterà in carcere in attesa che la magistratura si pronunci sulla sua estradizione, richiesta dalle autorità del Belgio con un mandato di arresto internazionale spiccato il 6 gennaio 2016. L’algerino parla solo francese e – da quanto si apprende – viveva nella Piana del Sele insieme alla moglie. E’ stato bloccato a Bellizzi, una cittadina di oltre 13mila abitanti a una trentina di chilometri a sud di Salerno. Era alla fermata di un bus, in via Roma, dinanzi all’ingresso della chiesa del Sacro Cuore. Si accingeva a salire su un autobus e non ha opposto resistenza quando i poliziotti lo hanno arrestato. E’ stato portato in Questura a Salerno dove è rimasto, negli uffici della Digos, fino a tardi per essere poi trasferito nel carcere di Fuorni. Ouali, poco più di una settimana fa, aveva chiesto il permesso di soggiorno all’Ufficio Immigrazione della Questura di Salerno. Da qui le indagini della Digos, diretta da vicequestore Luigi Amato, che ha provveduto alla comparazione con le foto diramate dalle autorità belghe che aveva spiccato il 6 gennaio scorso un mandato di arresto internazionale. Le indagini proseguono per risalire al luogo dove Ouali si era stabilito, individuare un’eventuale rete di appoggi sul territorio e i motivi per i quali ha scelto il territorio Salernitano.