Napoli Servizi, lavoratori firmano la transazione ma si autodenunciano: “Costretti dal bisogno di lavoro”

La mossa suggerita da alcuni legali agli ex dipendenti di Napoli Sociale: una dichiarazione di fronte ad un ispettore del lavoro per poter in futuro impugnare l’atto che comporta la rinuncia ai diritti acquisiti, condizione per essere assunti dalla partecipata comunale

Hanno firmato l’atto transattivo, ma si sono auto denunciati. All’ispettorato del lavoro si è presentata la prima tranche di lavoratori trasferiti da Napoli Sociale a Napoli Servizi, dopo la spaccatura al tavolo negoziale di ieri sera, con i sindacati confederali che hanno bocciato l’accordo. I lavoratori hanno accettato di siglare la conciliazione proposta dalla partecipata per dare corso ai nuovi contratti. Erano una trentina, molti con tessera dei sindacati non firmatari. Ma lo hanno fatto chiamando un ispettore del lavoro in qualità di pubblico ufficiale, davanti al quale hanno dichiarato di accettare la rinuncia ai diritti acquisiti solo perché costretti dalla necessità di non perdere il posto. Una mossa suggerita da alcuni legali per poter in futuro impugnare l’atto transattivo davanti a un giudice. Una strategia che prefigura una pioggia di ricorsi, tra i 314 ex dipendenti di Napoli Sociale. Quasi tutti operatori socio sanitari che saranno utilizzati nei servizi assistenziali ancora al palo, come quello per gli alunni disabili. E c’è chi offre il patrocinio gratuito nelle eventuali cause originate dall’accordo-capestro. “Pronta a difendere gratuitamente i lavoratori e le lavoratrici ex Napoli Sociale – annuncia a giuslavorista Giuliana Quattromini – per impugnare la transazione e contestare questa vera e propria vessazione ai loro danni”.

 

L’USB: “NAPOLI SERVIZI HA FATTO PASSI INDIETRO, ECCO PERCHE’ ABBIAMO FIRMATO” – Se i sindcati confederali hanno lasciato il tavolo negoziale con l’azienda, quelli autonomi hanno invece sottoscritto l’accordo. Una scelta che ha fatto discutere molti iscritti. Per difendere la decisione l’Usb Lavoro Privato diffonde una nota. “La lotta e la determinazione dei lavoratori della Napoli Sociale – afferma il sindacato di base – ha determinato un arretramento nelle posizioni della Napoli Servizi, dettate da una parte dell’Amministrazione Comunale, nel richiedere la firma su una transazione inaccettabile, in cui si paventava l’ aumento dell’orario di lavoro a parità di salario, della perdita dei crediti maturati con Napoli Sociale e del disconoscimento delle professionalità acquisite. All’interno di questo “verbale ponte” – prosegue la nota – viene modificato il verbale di transazione e si riapre la vertenza nel passaggio di livello al IV rispetto al III di provenienza, nel termine del 30 giugno 2017. Ai lavoratori viene riconosciuto un livello reddituale, retributivo e contributivo, analogo a quello ricevuto precedentemente, con contratto a tempo indeterminato e senza l’applicazione del Jobs Act”. “Relativamente al Tfr – aggiunge L’Usb – sarà corrisposto nei termini di legge dall’Azienda di provenienza e, in alternativa, nella peggiore delle ipotesi, attraverso il fondo di Garanzia Inps. La vicenda, per nulla scontata, arriva al culmine di due anni di trattative che hanno purtroppo registrato una modalità di conduzione delle relazioni sindacali, improntate ad una sorta di filosofia ‘alla Marchionne’ che – sostiene il sindacato – non abbiamo condiviso e che auspichiamo possa avere un reale cambiamento di rotta che ci conduca a lavorare per l’affermazione della Napoli Servizi come azienda pubblica con finalità sociali. L’Unione Sindacale di Base nel rispetto della volontà dei lavoratori è convenuta di chiudere una situazione divenuta di forte instabilità occupazionale e continuare a tenere alta l’attenzione e mobilitazione dei lavoratori fino al totale riconoscimento dei propri diritti”.

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