I lavoratori di Poste Italiane scrivono a Di Maio: “Ecco come ci licenziano”

Pronto un comitato di lotta indipendente per la stabilizzazione e contrastare la ‘precarietà a vita’.

Aumenta il malessere e la tensione tra i lavoratori e le lavoratrici precarie di Poste Italiane. Lavoratori e lavoratrici che da tempo operano con contratti a termine. Precarietà legalizzata da tempo. Una precarietà che potrebbe essere superata, cancellata grazie al Decreto Dignità all’esame del Parlamento. Un decreto che  stabilisce un sistema di regole trasparenti,  dei limiti, delle restrizioni per cosiddette proroghe dei contratti a tempo determinato indicando delle causali credibili. Il decreto, giustamente,  non consentirebbe più alle aziende(compresa Poste Italiane) di continuare a “prorogare la precarietà” ma a stabilizzare i posti di lavoro con i contratti a tempo indeterminato. E a quanto pare l’azienda sarebbe “corsa ai ripari” per evitare di essere coinvolta dal decreto Dignità. Pronti 8 mila licenziamenti e mancati rinnovi dei contratti a termine.  “Poste Italiane  ha iniziato a non rinnovare i contratti a termine prima  che il decreto fosse attivo e  pubblicato – spiega un lavoratore precario –  Cosa ancora più grave. Comunque per me questo decreto dovrebbe essere ancora più restrittivo sulle chiamate a tempo determinato e mettere con le spalle al muro quelle aziende come Poste che usano i contratti a  tempo determinato per coprire assenze croniche e strutturali“. Scelte aziendali e organizzative che si stanno compiendo con il silenzio-assenso dei sindacati. Sindacati interessati  unicamente all’attuazione di un accordo stipulato lo scorso 13 giugno per la stabilizzazione di  lavoratori e lavoratrici già presenti in graduatorie. Un accordo che non tutela e difende tutti i lavoratori e le lavoratrici.  Sindacati che continuano a legittimare, alimentare guerre tra poveri, divisioni, contrapposizioni tra ‘garantiti e sponsorizzati” e “senza santi in paradiso”. Sindacati che lo scorso 17 luglio hanno inviato una nota ai vertici di Poste Italiane chiedendo un incontro per “comprendere l’impatto del decreto Dignità e le conseguenze per l’accordo del 13 giugno”. Sindacati che hanno perso la fiducia tra i lavoratori. “Abbiamo deciso di costituire comitati di lotta indipendenti e ci faremo assistere da autorevoli avvocati giuslavoristi” – annunciano i precari. A fianco dei precari scende in campo il Movimento 5 Stelle. Un incontro tra esponenti pentastellati e lavoratori già si è svolto alcuni mesi fa.

Abbiamo incontrato una delegazione di lavoratori precari di Poste Italiane che, per evitare di essere lasciati a casa dopo il numero massimo di rinnovi di Contratto a Tempo Determinato ed essere sostituiti da una nuova ‘infornata’ di precari, chiedono un piano di stabilizzazione attraverso una graduatoria e requisiti trasparenti, come già proposto più volte in diversi nostri atti parlamentari – ha affermato il deputato Paolo Romano della commissione trasporti – I lavoratori che oggi abbiamo incontrato sono stati assunti negli ultimi anni con il Jobs Act nei settori ‘Recapito’ e ‘Smistamento’ e sono rimasti incastrati nel meccanismo di rinnovo ad oltranza. Nella loro stessa situazione ci sono circa 10 mila lavoratori in Poste Italiane; mentre resta sconosciuto il numero dei precari precedenti al Jobs Act – ha aggiunto Romano –  Per questo abbiamo fatto una richiesta di accesso agli atti all’INPS, dopo quella già presentata a Poste Italiane, per avere un censimento complessivo. Ci hanno spiegato di essere lavoratori lasciati fuori dalla rappresentanza sindacale delle sigle confederali tradizionali e di aver così deciso di organizzarsi in un coordinamento autonomo che prova ad avere visibilità in rete, ad esempio attraverso la pagina Fb ‘Precari di Poste Italiane – PCL’ che ad oggi conta oltre 2mila adesioni. In base ad una comunicazione interna che stanno facendo circolare i sindacati dovrebbe esserci un turn over al 40% in seguito al quale per 15mila pensionati uscenti dovrebbero entrare circa 6mila dipendenti part time, trasformati in full time. Rimarrebbero dunque fuori dalla trattativa sindacale i Contratti a Tempo Determinato, ‘figli del Jobs Act’ – ha sottolineato Romano.

 

Intanto alcuni lavoratori precari hanno deciso di scrivere al Vice Presidente del Consiglio e  Ministro del Lavoro Luigi di Maio. Il Desk, pubblica integralmente una delle tante note inviate al Vice Premier:

Carissimo Ministro,
Le scrive uno dei tanti lavoratori con  contratti a tempo determinato di Poste Italiane. Ho 47 anni e ho lavorato a Trieste per quell’azienda 19 mesi con 5 rinnovi consecutivi. A fine giugno ho dovuto fare la pausa obbligatoria di 20 giorni. La direzione di Udine mi ha immediatamente mandato tutte le carte per essere riassunto a fine luglio ma ieri mi hanno richiamato dicendomi che non potrò essere più assunto a causa del Decreto Dignità. A giorni sarò rimpiazzato da nuovi contratti a tempo determinato, dovrò fare domanda di disoccupazione e cercare un altro lavoro, consapevole che con la mia anzianità non sarà facile rientrare nella graduatoria per l’eventuale assunzione di Contratto a Tempo Determinato da parte di Poste. Mi ritrovo nella situazione drammatica di dover pagare un affitto di 400 euro e circa 350 euro di rate di Equitalia mensili senza la certezza di uno stipendio fisso. Ho creduto in voi a queste elezioni, nella speranza che cambiasse davvero qualcosa, ma adesso sono davvero preoccupato per la mia situazione. Ministro La prego faccia qualcosa, se il decreto rimane così, per Poste Italiane cambieranno solo le persone che sfrutterà per 18 mesi anziché 30!  La ringrazio per la sua attenzione e Le auguro buon lavoro. 

                                                                                                                Ciro Crescentini

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