Fisco, a Maradona resa giustizia da morto: “Aveva diritto al condono”

La Cassazione chiude gran parte del contenzioso con il Pibe de oro, valore stimato circa 40 mln di euro. L’avvocato Angelo Pisani: “Diego non potrà mai più essere etichettato come evasore. Dispiace che per anni ci abbiano negato ogni istanza in autotutela per un innocente”

Aveva ragione lui, ma per tanti anni è passato ingiustamente per evasore fiscale. Ora a Maradona la giustizia italiana dà ragione, anche se – beffardamente – solo da morto. La Cassazione – con un verdetto pubblicato oggi e discusso in udienza a porte chiuse lo scorso 20 ottobre – ha stabilito che Dieguito ha diritto al condono concesso al Napoli Calcio e convalidato dalla Commissione tributaria centrale di Napoli nel 2013. Grazie a questa decisione si potrà chiudere la gran parte del contenzioso fiscale del fuoriclasse (scomparso il 25 novembre scorso), valore stimato di circa 40mln di euro. E adesso la Commissione regionale della Campania dovrà valutare, nell’interesse degli eredi, se ci sono pendenze non condonabili. All’origine del procedimento, il convincimento che il Napoli – prima del fallimento nel 2004 da cui lo rilevò De Laurentiis – aveva pagato parte dei compensi al nero a Maradona, Careca e Alemao. Si parla di svariati miliardi di lire. Secondo l’Agenzia delle Entrate, il club aveva utilizzato fittiziamente alcune società estere, che si occupavano della gestione dei diritti pubblicitari degli atleti. I presunti importi sottratti all’erario erano stati contestati con sei avvisi di accertamento emessi a carico del Pibe de oro, e altri sei per gli altri due calciatori brasiliani, quattro per Careca e due per Alemao. Tutti quanti provvedevano a impugnare le cartelle fiscali, eccetto Maradona al quale il Fisco recapitò tre avvisi di mora nel 1993 tramite il Consolato di Siviglia, nel 1998 presso l’aeroporto di Milano Malpensa e l’ultimo nel 2001. Questo fu l’unico avviso contestato dai legali di Dieguito. Dopo alterne vicende, la curatela fallimentare del Napoli – nonostante i giudici tributari nel 1994 avessero ritenuto non provato l’accordo per erogare soldi al nero – aderì al condono fiscale pagando il 10% delle somme contestate. Anche Maradona chiese in seguito di fare lo stesso, ma nel 2014 la richiesta venne. Si estinsero invece le pendenze di Alemao e Careca che avevano presentato dichiarazioni dei redditi integrative. Ora invece gli ermellini hanno stabilito che “la definizione agevolata cui ha aderito la società Calcio Napoli può allora estendersi al calciatore Maradona” per effetto della “solidarietà passiva”. Adesso il fascicolo torna nelle mani della Commissione regionale della Campania per verificare “una volta esteso il condono” anche a Maradona “la sua posizione tributaria per il debito residuo nei confronti dell’Agenzia delle Entrate”.

Per l’avvocato del Pibe, Angelo Pisani, questa “è una sentenza che, finalmente, restituisce onore e dignità a Diego, il quale mai più potrà essere etichettato come evasore fiscale. Sicuramente se la starà ridendo lassù, perché ancora una volta ha combattuto e vinto per la verità”. “Dispiace solo che in tutti questi anni – aggiunge il legale – gli Uffici dell’Amministrazione finanziaria non abbiano mai voluto ascoltare le ragioni dei difensori di Maradona, gli avvocati Angelo e Sergio Pisani, e l’avvocato Angelo Scala, negando ogni istanza in autotutela per una vittima innocente, perseguitata e strumentalizzata, ostinandosi in un atteggiamento incomprensibile”. 

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