E Cosentino chiama in causa la Capacchione: “Mi avvisò del dossier contro di me”

Processo Eco4, l’ex sottosegretario respinge l’accusa di dossieraggio contro Caldoro, per cui è imputato nel procedimento P3, e accusa a sua volta Alfredo Vito, sostenendo che la giornalista “anticamorra” e senatrice Pd lo avrebbe avvisato

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Per difendersi dalle pesanti accuse parla di un’insospettabile avversaria politica. “Fu la giornalista Rosaria Capacchione, ora senatrice del Pd, a rivelarmi tra il 2008 e il 2009, quando lavorava al Mattino, che Alfredo Vito aveva provato a distribuire un dossier contro di me per evitare che fossi candidato alle Regionali del 2010”. Nicola Cosentino ripercorre le tappe della lotta nel partito, chiamando in causa l’ex mister 100.000 preferenze, al secolo Alfredo Vito, e la giornalista “anticamorra”, oggi senatrice. Lo fa durante l’udienza del processo Eco4 in cui è imputato per concorso esterno in associazione camorristica. Il pm della Dda di Napoli Alessandro Milita gli pone domande che riportano ad un’altra delle vicende in cui è implicato l’ex sottosegretario di Casal di Principe: il processo sulla P3 in corso a Roma, in cui Cosentino è accusato di aver fabbricato un dossier contro l’ex governatore Stefano Caldoro prima delle Regionali del 2010. Veleni, dossieraggi e sospetti sono lo scenario in cui si muove l’udienza al tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Una tappa del processo in cui è sfociata la prima inchiesta aperta su Cosentino, che portò alla prima emissione di ordinanza cautelare nei suoi confronti. Ne sarebbe seguite diverse altre. “Mai ricevuto dossier su Caldoro” si difende Cosentino. L’imputato torna con la memoria all’autunno 2009, quando si sentiva ancora in pole per la candidatura a governatore col centrodestra. “Una settimana dopo la mia designazione, guarda caso – racconta l’ex coordinatore regionale del Pdl – mi arrivò l’ordinanza di custodia cautelare in carcere e dovetti rinunciare. Ma già un anno prima fui vittima di una campagna stampa da parte dell’Espresso, che riportò verbali di interrogatori secretati del pentito Gaetano Vassallo. Denunciai giornalisti e politici come Vito che aveva rapporti con i servizi segreti e interesse a screditarmi, ma non fu trovato alcun colpevole sulla rivelazione del segreto istruttorio”. Cosentino respinge le accuse e le riversa sull’ex parlamentare Dc e Forza Italia, antagonista interno. E per avvalorare le sue parole, tira in ballo la giornalista. “So di certo però  – aggiunge l’imputato – che Vito aveva un dossier contro di me, me lo disse Capacchione; ce l’aveva con me perché non lo avevo candidato nel 2008”. Da Capacchione e Vito nessuna replica finora.

 

 

COSENTINO: “SEGNALAI DUE NIPOTI DEL CARDINALE SEPE” – “Ho segnalato e fatto assumere nella societa’ Eco4 due nipoti del cardinale Sepe. Poi da Propaganda Fide acquistai un appartamento a Roma, nel quartiere Prati, pagandolo però ad un prezzo molto alto visto lo stato in cui era ridotto quando ne presi possesso”. Cosentino parla anche dell’arcivescovo di Napoli, originario di Carinaro, nell’Agro Aversano. E cita una vicenda su cui negli anni scorsi erano circolate presunte indiscrezioni mai confermate. Per la prima volta il politico ammette di aver segnalato numerose persone da assumere sia nel Consorzio rifiuti Caserta4 che nella società mista “Eco4”, gestita dai fratelli Orsi, imprenditori ritenuti collusi con i Casalesi. “Tutti i politici casertani e campani di ogni schieramento indicavano i loro nomi in enti come i Consorzi – spiega Cosentino – Io ho indicato alcuni dei componenti del Cda del Ce4 come l’ex giudice tributario Pasqualino Lombardi (coinvolto nell’inchiesta sulla P3), che mi fu segnalato dall’onorevole Antonio Martusciello, il medico Diego Paternostro (ex direttore sanitario dell’ospedale di Caserta), l’ex assessore del Comune di Caserta Peppe Corbo. Fu quest’ultimo che mi segnalò anche due persone che poi seppi essere nipoti del Cardinale e mi consigliò di rivolgermi a Propaganda Fide per comprare un appartamento a Roma; ma non fui privilegiato, l’immobile era di 130 metri quadrati, lo pagai 630 mila euro e lo dovetti anche ristrutturare”.

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