Il Patron del Napoli si sbilancia su Radio 24

NAPOLI – Un De Laurentis senza freni si sbilancia e dichiara: “Se Sarri riuscirà a continuare a preparare la squadra in maniera così attenta credo che ci siano grandi opportunità di lottare di gara in gara fino in fondo, ma quella parolina non la voglio pronunciare”. “Higuain? Benitez voleva prendere Damiao, io dopo un incontro con l’agente del brasiliano rimasi perplesso e all’ultimo momento virammo verso il Real Madrid, cercando di capire se era possibile prendere Higuain”. Lo ha detto Aurelio De Laurentiis parlando a “Tutti convocati” su Radio 24. Il presidente azzurro ha sottolineato che “Higuain è una persona educata e leale, ci siamo intesi in un attimo con suo padre. Sono 3 anni che sta con noi, se fosse disilluso già sarebbe andato via”. Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis fa professione di scaramanzia malgrado la sua squadra sia reduce da sei vittorie e un pareggio nelle ultime sette partite e sia salita al secondo posto in classifica a due punti dalla Roma capolista: «I giocatori devono essere caricati a pallettoni -prosegue il numero uno del club partenopeo ai microfoni di ‘Tutti convocatì su Radio 24-ma non si può già parlare di quell’obiettivo».
Il salto di qualità del Napoli è coinciso con il cambio di modulo e il passaggio al 4-3-3: «Sentivo che Sarri mi incitava a prendere Saponara, ma gli feci capire che non potevo comprare tutto l’Empoli. Lui voleva un trequartista per giocare col 4-3-1-2, un modulo che mi preoccupava visto che abbiamo sei attaccanti. All’inizio ho taciuto, ma visto che non arrivavano i risultati chiamai Giuntoli e gli dissi di convincere il mister a cambiare modulo, dovevamo giocare col 4-3-3. Il ds mi disse che glielo stava già dicendo, ma bisognava insistere e convincerlo. Alla fine si convinse ed i risultati si sono visti». De Laurentiis torna poi sulla felice scelta di Maurizio Sarri: «Volevo ricominciare da un progetto più italiano, chiamai Sarri quando era ad Amalfi per una manifestazione che si tiene ogni anno, e mi conquistò il fatto che moriva per allenare il nostro club. Gli feci subito capire, però, che avevo il dovere di difendere la società, offrendogli un contratto annuale con opzioni esercitabili per 5 anni, per me la programmazione è fondamentale ed io sono abituato a vivere matrimoni lunghi nel mondo del lavoro».

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