Voucher, il furto di democrazia che deruba i precari

Il governo, spaventato dallo spettro di un’altra mazzata referendaria, li abroga per decreto. Ma quando il pericolo delle urne è scongiurato li reintroduce nella manovra. Non credete a quanti diranno che sono una versione light dei vecchi buoni lavoro

Voucher, facciamo chiarezza. Nati con la ratio di disciplinare i cosiddetti “lavori occasionali”, per italica abitudine truffaldina hanno presto sostituito una miriade di lavori non occasionali, con plateale torsione dei diritti del lavoratore: niente ferie, niente contributi. Provate a chiedere, sporcatevi le mani con la vita reale. Si è detto: vabbè, ma è sempre meglio del “nero”. Invece manco per niente, cari linguacciuti esegeti governativi: il presidente dell’Inps, Tito Boeri, tra gli altri, conferma che “i voucher non sono serviti a far emergere il nero”. Sorpresi? E non avete ancora visto nulla. Perché le porcate sono come le ciliegie: una tira l’altra. Per abrogare (anche) i voucher con un referendum si raccolgono 3,3 milioni di firme. Il governo, spaventato dallo spettro di un’altra mazzata referendaria, li abroga per decreto. Ma quando il pericolo delle urne è scongiurato, ecco che quanto esce dalla porta rientra dalla finestra. La maggioranza, d’intesa con il governo, reintroduce i buoni lavoro nella manovra in corso di voto. Scippo referendario, furto di democrazia. Però si torna a dire: vabbè ma sono voucher formato light, valgono solo per famiglie e imprese al di sotto dei 5 dipendenti. Cosa volete che sia? Piccolo dettaglio però: in Italia le piccole e medie imprese sono il 95% delle aziende, e solo il 5% ha più di 10 dipendenti (fonte Confcommercio). Risultato: siete (siamo) stati fregati ancora. E con noi, i tanti lavoratori sfruttati. Perché in Italia si ruba, anche ai lavoratori. Lo indica la stima sui dipendenti al nero: 3 milioni. Ma al sommerso si aggiunge la legge, lo Stato che ci dovrebbe difendere, mettendo a disposizione degli sfruttatori gli strumenti per derubare i lavoratori. E quindi la capitolazione è totale: ce n’è abbastanza per scendere in piazza.

Gianmaria Roberti

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