Ondata di critiche contro l’inciucio tra Landini, Meloni e il congresso Cgil-talk show

militanti cigiellini pubblicano post e articoli sui social per contestare la scelta di invitare la presidente del consiglio e la leader di Fratelli d’Italia all’evento nazionale di Rimini

La Cgil e il suo leader Maurizio Landini sono finiti nell’occhio del ciclone per la decisione di invitare la presidente del consiglio e leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni al congresso nazionale dell’organizzazione che prenderà il via mercoledì prossimo, 15 marzo, alle ore 14 presso il Palacongressi di Rimini. Titolo scelto per questa diciannovesima assise è ‘Il lavoro crea il futuro’. Meloni interverrà dal palco la mattina di venerdì 17 marzo.

Dunque, il congresso della principale organizzazione sindacale dei lavoratori italiani si trasforma in un talk show, una vetrina, una sorta di scimmiottamento del meeting estivo di Comunione e Liberazione. Un inciucio, solita confusione dei ruoli e funzioni.

La Cgil conferma la carenza di autonomia e di indipendenza dai governi e dai partiti. I componenti dell’apparato burocratico sindacale rimangono silenti. Il “tengo famiglia”, parafrasando Flaiano condiziona come sempre. Tantissime, invece, le critiche dagli iscritti, dai militanti. Migliaia i post e gli articoli pubblicati sui social.

Camusso e Monti

Il Desk.it ha raccolto i commenti più significativi.

Ho trattato con padroni leghisti razzisti e sessisti. Con uno mi rifiutai di tornare nel suo ufficio perché sulla scrivania aveva un fallo gigante in legno. Trattavo sì, ma non lo avrei mai invitato e fatto parlare a un nostro congresso – sottolinea Eliana Como della Fiom nazionale, sindacato dei metalmeccanici – La CGIL non deve per forza invitare le istituzioni, molte categorie (la Fiom per esempio) hanno deciso di non invitare i relativi ministri. Un conto è inviata tutt’altra cosa è chiedere di intervenire e addirittura concordare che Meloni non parli come tutti gli altri invitati il 15, ma il 17 perché prima non poteva”. “E non si é sempre fatto così! Conte e Renzi furono invitati a presenziare non a intervenire e infatti non erano in programma – aggiunge Como – l’ultimo che fu invitato a parlare fu Prodi, nel 2006, da Cofferati e fu una esplicita scelta politica che oggi, con Meloni, davvero è incomprensibile, perché nei fatti corrisponde a uno sdoganamento di un governo fascista, in corrispondenza peraltro di fatti gravissimi come quelli avvenuti recentemente”.

Landini e Renzi

Sulla stessa lunghezza d’onda Adriano Sgrò, Delegato al Congresso nazionale Cgil. “Non si può accettare che un’alta carica dello Stato, appartenente ad un partito la cui simbologia richiama evidentemente un’ispirazione di matrice fascista, possa tranquillamente presentarsi a “salutare” il Congresso della più grande organizzazione di massa del Paese nonché solidamente antifascista – evidenzia Sgrò – Non è da queste iniziative che la Cgil potrà recuperare consensi o aumentare una fertile interlocuzione politica. Questo Governo – che ha di recente confermato il proprio appoggio alla prosecuzione del conflitto in Ucraina – si beffa di milioni di lavoratrici e lavoratori del Pubblico Impiego, cui non rinnova i contratti, e continua a non coinvolgere le OO.SS. nelle decisioni riguardanti il mondo del lavoro ed i pensionati. Anche per queste ragioni Meloni a Rimini è una presenza sgradita.

Landini e Mario Draghi

Duro il commento su Facebook di Gennaro Esposito, militante dello Spi Cgil di San Giorgio a Cremano : “i sindacalisti veri che rappresentano i lavoratori sono in Francia. Qui in Italia sono chiusi negli uffici sindacali o ad organizzare convegni, da anni ai congressi non partecipano le persone che provano sulla propria pelle licenziamenti e povertà. Ai congressi partecipano solo coloro che alzano la mano per approvare e dire si”.

E ancora. “Trovo squallido e offensivo per tanti come me che la CGIL, il più grande sindacato italiano e che ha l’etichetta di essere vicino ai lavoratori disoccupati e ceti disagiati, inviti la Meloni al congresso nazionale del 17 marzo!“- ha sottolineato Pasquale d’Italia iscritto Fiom ex Eutelia.

Tanti hanno deciso di lasciare l’organizzazione. E’ la scelta che farà Marcello Gostinelli.

Questo sarà il mio saluto alla Cgil, il momento della mia rottura completa con il sindacato che ho sempre rispettato ma che oggi è arrivato ad un punto di non ritorno – scrive Gostinelli su Facebook – Mi dispiace che sia accaduto proprio con la guida di Maurizio Landini , uomo che ho sempre valutato positivamente, che ho sempre ritenuto come la mia unica ancora di salvataggio , non mi sarei mai aspettato che fosse stato l’uomo che mi avrebbe allontanato definitivamente dal sindacato dove ho speso gran parte del mio fegato e dei miei nervi . Ho sempre saputo in Cgil che le nostre porte sono sempre state aperte a tutti ma non ai fascisti, vedo che non è più così e francamente questo per me è troppo. Capisco che bisogna interfacciassi con chi guida il paese , ma non capisco l’invito è soprattutto il rispetto rivolto ad una persona che proprio in questi giorni , in queste ore, ha mostrato il peggio di se

Luigi de Magistris

Sulla questione è intervenuto anche l’ex sindaco di Napoli e portavoce di Unione Popolare, Luigi de Magistris. “Ho fatto tante lotte con compagne e compagni della CGIL, non ho condiviso diversi arretramenti dell’organizzazione sindacale sui diritti costituzionali, da sindaco ho fatto politiche di sinistra vere, dalla lotta al precariato a non aver privatizzato un servizio pubblico, applicato l’art. 18 nelle partecipate pur abolito dal Parlamento, abbiamo avuto dalla parte giusta lavoratrici e lavoratori, ma di rado i vertici dell’organizzazione – ha evidenziato de Magistris – Per non parlare delle lotte insieme con Landini a Pomigliano quando era a capo della FIOM oppure per le dure vertenze come la whirpool. Insomma ho rispetto per una grande e storica organizzazione sindacale ma anche la delusione di più scelte nel corso degli anni non condivisibili. Apprendere che al congresso della CGIL parleranno, come in un talk show, da Meloni a Calenda, senza invece un vero e franco dibattito anche con quelle forze sociali e politiche che con coerenza e credibilità non hanno tradito i valori costituzionali e hanno difeso anche ciò che i vertici di taluni sindacati non hanno talvolta più fatto, è un po’ come cantarsela e suonarsela con quel sistema liberista che alla fine abbraccia quasi tutti e non guardare invece che esiste un paese reale alternativo, che non molla e che non tutti si sono piegati al sistema. Un’occasione perduta se si vogliono creare le basi per opposizioni vere e costruzioni di alternative, nonché la dimostrazione che si paga un prezzo a non avere prezzo – ha concluso de Magistris – ma non c’è prezzo a non avere prezzo

CiCre

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