L’associazione Antigone punta il dito contro il carcere di Benevento

La struttura è sovraffollata e mal collegata. I familiari costretti a dormire in macchina per poter far visita ai detenuti

Pesante denuncia quella fatta da “Antigone” associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale, in un report in possesso dell’agenzia Dire sulle condizioni della struttura detentiva di Benevento. Stando a quello che si legge nella nota i familiari dei detenuti, sono costretti a dormire in auto in attesa della visita, perchè non ci sono terminal dei bus o stazioni ferroviarie nei pressi del carcere di Benevento e questo obbliga le famiglie a raggiungere la struttura carceraria la sera prima del giorno previsto per il colloquio con i detenuti. Un carcere, quello di Benevento, “complessivamente in buone condizioni” dove “non ci sono particolari elementi di trascuratezza o decadenza degli spazi interni”, rileva Antigone, ma il problema principale riguarda proprio la quasi totale assenza di collegamenti con l’istituto con i mezzi pubblici che rende “difficili le visite ai familiari sprovvisti di auto”. Il sito del ministero della Giustizia indica alcuni mezzi pubblici con cui è possibile raggiungere il carcere. Da Roma si può prendere un bus che effettua quattro corse al giorno, l’ultima delle quali arriva a Benevento alle 2,40 del mattino, ma la fermata dista quasi 3 chilometri dal carcere, percorribili solo a piedi perchè non ci sono altri mezzi di trasporto. Ferrovie dello Stato prevede tre corse con Frecciargento che permettono di raggiungere Benevento in 1 ora e 50 minuti, ma anche in questo caso, la stazione dista 4 chilometri dall’istituto penitenziario. Un lungo viaggio se si parte da Roma Termini, ma chiaramente ancora più complicato per le famiglie che vivono in città poco collegate o in piccoli centri. Le visite, inoltre, non sono previste il sabato e la domenica ma solo durante la settimana e non sono previsti colloqui via Skype. All’interno della casa circondariale, Antigone denuncia un forte dato di sovraffollamento: la capienza massima prevista è di 261 detenuti ma al momento della visita effettuata dall’associazione a settembre di quest’anno c’erano 394 persone in cella. Un tasso di sovraffollamento del 151%. Nelle celle della struttura Capodimonte gli stranieri sono 64 (il 16,2% del totale); le donne 73. Alto anche il numero di persone in attesa del giudizio, sono quasi il 40%. Nonostante la presenza di un’articolazione psichiatrica nel carcere, c’e’ un “consumo spasmodico” di psicofarmaci, che vengono assunti dalla maggior parte dei detenuti (quasi il 70%). Non esistono spazi dedicati ai 6 detenuti disabili e il campo sportivo non e’ agibile. All’ingresso in carcere, viene consegnata la Carta dei diritti e dei doveri dei detenuti e degli internati ma non sono rari i cosiddetti ‘eventi critici’ in cella: la fotografia dell’istituto scattata da Antigone mostra 41 casi di autolesionismo nell’anno precedente, con un suicidio, e 63 scioperi della fame.

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