L’Inps prende le distanze: “non spetta a noi pagare il Tfr”
Oltre 200 lavoratori, ex dipendenti di Napoli Sociale, trasferiti in Napoli Servizi, entrambe aziende di proprietà del Comune di Napoli, probabilmente dovranno rinunciare a liquidazioni(Tfr). tredicesime e quattordicesime mensilità e altri diritti acquisiti. Tutta colpa di un atto transattivo sottoscritto il 2 e 3 novembre 2016 presso l’Ufficio del Lavoro. Un atto che di fatto sanciva la rinuncia ai crediti, alle spettanze maturate. Un atto che una buona parte di lavoratori e di lavoratrici di Napoli Sociale furono costretti a firmare condizionati dalla paura, dai condizionamenti.
“Il documento lo firmammo perchè i dirigenti delle due aziende partecipate e alcuni sindacati ci prospettarono licenziamenti e il mancato trasferimento in Napoli Servizi – dichiara una lavoratrice – Si era creato un grave clima di tensione, di paura, di intimidazione”. Un Ricatto occupazionale tipico: o firmi e rinunci a tutti i tuoi diritti o stai a casa.
Un clima di condizionamento denunciato all’Ispettorato del Lavoro da una cinquantina di lavoratori e di lavoratrici che hanno presentato ricorsi al Tribunale del Lavoro assistiti dall’avvocata Giuliana Quattromini.
L’accordo, l’atto transattivo non era obbligatorio firmarlo. Il trasferimento dei lavoratori era garantito dalla delibera numero 6 del 24 maggio 2016. Lo dichiarano i responsabili di Napoli Sociale, tramite i loro avvocati con la memoria difensiva presentata al Tribunale del Lavoro di Napoli. Uno stralcio che il nostro giornale pubblica in esclusiva.
“Il passaggio si sarebbe potuto avere anche senza la firma del ricorrente innanzi all’Ufficio del lavoro atteso che la normativa richiamata, la delibera numero 6 del 24 maggio 2016, esplicitamente prevedeva il trasferimento unilaterale senza il consenso dei lavoratori”- scrivono i legali di Napoli Sociale.
Da mesi i vertici di Napoli Sociale e Napoli Servizi giocano allo scaricabarile. E hanno tentato di coinvolgere l’Inps per il pagamento del Tfr, Trattamento di Fine Rapporto. Ma i vertici dell’Istituto previdenziale hanno sentito subito puzza di bruciato e hanno immediatamente replicato.
“Le pratiche di Tfr fondo tesoreria inviate dall’azienda Napoli Sociale al momento risultano respinte perchè non risulta la cessazione del rapporto di lavoro in quanto i lavoratori sono transitati senza soluzione di continuità in data 17 novembre 2016 all’azienda Napoli Servizi a seguito di cessione di contratto – sottolinea in una nota l’Inps – Ai sensi dell’articolo 2112 del codice civile in caso di trasferimento d’azienda, il rapporto di lavoro continua con l’acquirente. Il lavoratore conserva tutti i diritti che ne derivano. L’acquirente sono obbligati, in solido, per tutti i crediti che il lavoratore aveva al tempo del trasferimento”.
Invece, vertici di Napoli Servizi non avendo intenzione di farsi carico dei crediti maturati dagli ex dipendenti di Napoli Sociale hanno “invitato” a sottoscrivere l’atto transattivo all’Ufficio del Lavoro.
I vertici delle due aziende partecipate confermano la decisione di non erogare i crediti maturati dai lavoratori, forti e “coperti” e “sostenuti” dalla transazione sottoscritta all’Ufficio del lavoro.
Strana decisione.
Tra l’altro, ogni mese dalle buste paga dei lavoratori e delle lavoratrici di Napoli Sociale venivano prelevate le quote di accantonamento per il Tfr, la Tredicesima e la Quattordicesima mensilità. Che fine hanno fatto questi accantonamenti? Non potevano essere trasferiti in Napoli Servizi attuando, appunto, quanto previsto dall’articolo 2112 del codice civile?
Singolare e grave il silenzio del Comune di Napoli, proprietario di Napoli Sociale e Napoli Servizi. La vertenza, però, è stata costantemente seguita dal Capo di Gabinetto del Sindaco, Attilio Auricchio fino alla sottoscrizione della transazione.
Gravissimo il ruolo “passivo” assunto dalle organizzazioni sindacali di categoria. Alcuni sindacati hanno addirittura avallato l’accordo: sindacati autonomi, Uil Funzione Pubblica, Usb, Orsa, Cobas e Uap.
Gravissimo il lassismo, la sciatteria e il silenzio delle altre organizzazioni sindacali.
“Nessun dirigente sindacale territoriale di categoria era presente all’ufficio del lavoro – racconta un lavoratore – Fummo lasciati soli, costretti a sottoscrivere un documento-capestro”.
E tentano di correre inutilmente ai ripari, tramite gli uffici legali, proponendo al Tribunale del Lavoro di emanare decreti ingiuntivi nei confronti di Napoli Sociale e Napoli Servizi per l’erogazione del Tfr.
Decreti che probabilmente respinti considerato che i legali delle due aziende partecipate utilizzeranno l’atto transattivo come un macigno.
Che fare? I lavoratori dovrebbero impugnare l’atto transattivo denunciando i condizionamenti subiti.
Una scelta già assunta da una cinquantina di lavoratori e di lavoratrici che hanno dato mandato alla giuslavorista Giuliana Quattromini di presentare i ricorsi al tribunale del lavoro.
L’accordo transattivo è stato impugnato ai sensi dell’articolo 2113 codice civile perché discriminatorio, nullo per violazione delle norme vigenti e da annullare per vizi della volontà.
Ciro Crescentini