Aumenta la povertà a Napoli e in Campania, reddito di cittadinanza al centro della discussione

Drammatici i dati sulla disoccupazione: forze sociali ed esperti rilanciano le proposte di sostegno alle fasce deboli

I drammatici dati sulla disoccupazione e la drammatica povertà a Napoli, in Campania e nelle regioni del mezzogiorno, rilanciano il dibattito sulle soluzioni. Le Forze sociali, gli intellettuali, gli esperti rilanciano la proposta di attivare un piano straordinario per il lavoro e di ripristinare il reddito di cittadinanza. L’associazione politico-culturale Campo Libero di Sergio D’Angelo da tempo si mobilita contro la cancellazione del reddito di cittadinanza definitivamente tagliato fuori dal bilancio della Regione Campania. A maggio scorso, il governo cittadino di Palazzo San Giacomo, su proposta degli assessori al Welfare e al lavoro, Roberta Gaeta ed Enrico Panini, ha approvato una delibera per la concessione del Reddito Minimo Cittadino non come supporto assistenzialistico. In sintesi è uno strumento finalizzato all’inserimento nella Città, una sorta di patto di accompagnamento al lavoro e alle attività socialmente utile. Un progetto di sostegno economico in favore di chi versa in particolari condizioni sociali ed economiche o vive in condizioni disperate. “Un reddito comunale in favore delle persone indigenti – ha più volte affermato l’assessore Panini -La povertà non deve significare assenza di un diritto di cittadinanza”. L’assessore ha anche sollecitato la Regione Campania ad attivarsi con intervento legislativo per ripristinare il reddito minimo garantito per sostenere le famiglia in difficoltà economica.

 

 

Il ripristino del provvedimento è stato chiesto attraverso una petizione promossa da una vasta rete di comitati, associazioni sociali e dalle organizzazioni sindacali indipendenti, in pirmis l’Usb. La petizione ha raccolto oltre 13 mila firme. Le firme sono state consegnate alla presidenza del consiglio regionale. Un’iniziativa per combattere la povertà. Ma sarebbe necessario, urgente un sostegno al reddito a livello nazionale come parte integrante di un piano straordinario per il lavoro attraverso massicci investimenti pubblici. Il piano dovrebbe concentrare risorse e investimenti per l’apertura di cantieri per la ristrutturazione delle scuole e degli ospedali, la manutenzione delle strade, la realizzazione di reti idriche e fognarie, il restauro dei centri storici, la realizzazione di infrastrutture primarie su ferro. Chi rifiutasse offerte di lavoro perderebbe automaticamente il reddito di cittadinanza. Nei cantieri dovrebbero essere assunti i disoccupati titolari del reddito di cittadinanza. Chi rifiutasse il lavoro, perderebbe automaticamente anche il reddito di cittadinanza. Uno strumento finalizzato per combattere la povertà.

 

 

La povertà assoluta aumenta soprattutto nelle città meridionali. Secondo gli ultimissimi dati diffusi dall’Istat e dai centri di ascolto della Caritas, 2 milioni e 350 mila persone residenti nel sud del Paese sono privi della capacità di spesa per i servizi essenziali. Sono persone che mai avrebbero pensato di scivolare nella miseria. Prima erano soprattutto immigrati senza punti di riferimento nel nostro Paese. Ora la crisi bussa anche a categorie fino a qualche anno fa al riparo dalla povertà. Lavoratori che hanno perso il proprio impiego, padri separati senza un posto dove dormire. La gente non ha idea di cosa significhi non avere un euro, nemmeno una moneta. I più ‘fortunati’, con gli ultimi soldi rimasti, abbattono il proprio tenore di vita riducendo consumi e spese. Per gli altri, l’unica alternativa alla strada sono centri ad hoc della Caritas.

Ciro Crescentini

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