L’accordo prevedeva per Napoli una ricaduta occupazionale di 588 addetti, tra posti di lavoro esistenti e aggiuntivi, la produzione di una nuova lavatrice di media-alta gamma
La multinazionale Whirlpool ha deciso di vendere lo stabilimento di Napoli a una società svizzera-cinese ma non fornisce chiarimenti sull’utilizzo degli incentivi concessi a fondo perduto dallo Stato italiano per garantire gestione diretta degli impianti e mantenimento dei livelli occupazionali. Gravissime le responsabilità politiche dei governi passati a guida piddina. Una vicenda che potrebbe finire sul tavolo della Procura della Repubblica partenopea. Ma andiamo con ordine. Il 24 Luglio 2015 il governo guidato Matteo Renzi, l’agenzia nazionale Invitalia e la Whirlpool formalizzarono un accordo che avallava l’investimento di 31 milioni di euro per il potenziamento dello stabilimento di via Argine, periferia est del capoluogo campano. Dieci milioni di euro provenivano dalle casse di Invitalia. Soldi della collettività. Altri incentivi furono concessi qualche anno dopo. Renzi scriveva su Twitter: “Whirlpool, missione compiuta” pubblicando con enfasi la foto dei firmatari dell’intesa. L’accordo fu sottoscritto dal ministro dello Sviluppo Federica Guidi e il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova(attuale ministro dell’agricoltura), dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, dall’amministratore delegato della Whirlpool Davide Castiglioni, dai segretari della Fiom Maurizio Landini, della Fim-Cisl Marco Bentivogli, della Uilm Rocco Palombello e dell’Ugl metalmeccanici Antonio Spera.
L’accordo prevedeva per Napoli una ricaduta occupazionale di 588 addetti, tra posti di lavoro esistenti e aggiuntivi, la produzione di una nuova lavatrice di media-alta gamma, innovativa sul piano tecnologico e in termini di prestazioni (elevata capacità di carico, efficienza di lavaggio e minori consumi idrici ed energetici). Un accordo che non è stato rispettato. Il numero di addetti non ha raggiunto il numero di 588. E non solo. I vertici della multinazionale statunitense hanno deciso di chiudere il sito partenopeo senza fornire dettagli sull’utilizzo dei fondi messi a disposizione dal governo italiano. Le domanda sorgono spontanee: quali controlli sono stati effettuati dai governi Renzi e Gentiloni da luglio 2015 a marzo 2018 sull’utilizzo di risorse pubbliche, le iniziative per sostenere la crescita economica ed occupazionali da parte della multinazionale Whirlpool? Perché i termini e i dettagli dell’accordo tra Invitalia e Whirlpool non sono mai stati resi pubblici? E’ stato introdotto un sistema di regole e di vincoli per finalizzare le risorse concesse alla multinazionale per tutelare i posti di lavoro? Sarebbe interessante conoscere i dati relativi all’ammontare complessivo e dettagliato degli aiuti di Stato erogati dai governi precedenti della Whirlpool in modo da verificare se ricorrano i presupposti per revocare i contributi pubblici in conto capitale ricevuti.
Ciro Crescentini