
Lo studio dell’Istituto superiore di sanità, frutto di un accordo siglato con la procura di Napoli Nord, conferma gli allarmi sui siti illegali e avvalora le denunce di comitati e cittadini
Il tumore alla mammella, l’asma, le varie forme di leucemie, le malformazioni congenite. C’è una relazione causale, o anche di concausa, tra l’insorgenza di queste patologie e la presenza di siti di rifiuti incontrollati sul territorio dei comuni delle province di Napoli e Caserta ricompresi nella Terra dei fuochi. A confermare quanto denunciano da anni i comitati di quei territori è l’istituto superiore di sanità. Ed è messo nero su bianco nel rapporto conclusivo dei lavori, frutto dell’accordo siglato nel 2016 tra l’Iss e la Procura di Napoli Nord.
“L’indagine – spiega il presidente dell’istituto – Silvio Brusaferro – ha evidenziato delle criticità relative all’impatto dei rifiuti sulla salute. Questo conferma la necessità di sviluppare un sistema di sorveglianza epidemiologica integrata con dati ambientali nell’intera area della Regione Campania e in particolare nelle province di Napoli e Caserta, in modo da individuare appropriati interventi di sanità pubblica, a partire da azioni di bonifica ambientale”. L’accordo fra Iss e procura è finalizzato allo scambio di dati ed informazioni derivanti dalla sorveglianza epidemiologica della popolazione residente, con specifico riferimento agli eccessi della mortalità, dell’incidenza tumorale e dell’ospedalizzazione per diverse patologie, che ammettono fra i loro fattori di rischio accertati o sospetti, l’esposizione a inquinanti.
Il lavoro di raccolta ha permesso di caratterizzare il territorio di ciascuno dei 38 comuni di competenza della Procura di Napoli Nord. Le principali considerazioni contenute nel Rapporto conclusivo evidenziano che “il territorio, con una superficie totale di 426 km2, è interessato dalla presenza di 2.767 siti di smaltimento controllato o abusivo di rifiuti, anche pericolosi, in 653 dei quali risultano anche avere avuto luogo combustioni illegali”. Nei comuni dell’area in esame, 2354.845 abitanti, pari al 37% della popolazione, risiede entro 100 metri da almeno un sito, ma spesso da più di uno, e questo determina una molteplicità di fonti di esposizione pericolose. Si tratta palesemente di una elevatissima densità di sorgenti di emissioni e rilasci di composti chimici pericolosi per la salute umana. Seppure il fenomeno sembra essere diffuso nell’intera area, le popolazioni residenti in alcuni comuni esperiscono un rischio maggiore di esposizione ai contaminanti emessi/rilasciati da siti di smaltimento di rifiuti.” Dunque, è emerso un maggior rischio per alcune patologie nei comuni maggiormente impattati da siti di rifiuti.
In particolare, “la mortalità e l’incidenza per tumore della mammella è significativamente maggiore tra le donne dei comuni inclusi nella terza e quarta classe dell’indicatore di esposizione a rifiuti (livello di rischio da rifiuti maggiore) rispetto ai comuni della prima classe, meno impattati dai rifiuti; l’ospedalizzazione per asma nella popolazione generale è significativamente più elevata, sia negli uomini che nelle donne, nei comuni maggiormente impattati dai rifiuti (terza e quarta classe dell’indicatore comunale di esposizione a rifiuti); la prevalenza dei nati pretermine è significativamente più elevata nei comuni della seconda, terza e quarta classe dell’indicatore, rispetto alla prima; la prevalenza di Malformazioni Congenite (MC), nel loro complesso, è significativamente più elevata nei comuni della Classe 4 dell’indicatore IRC (più impattati da rifiuti), rispetto alla prima. Nei comuni della classe 4 di IRC è maggiore anche la prevalenza delle MC dell’apparato urinario; nella popolazione della classe di età tra 0 e 19 anni, l’incidenza di leucemie e i ricoverati per asma”. Questi risultati “evidenziano – così come scrive la Procura – l’urgenza di specifici interventi: bloccare qualsiasi attività illecita e non controllata di smaltimento di rifiuti, bonificare i siti con rifiuti e le aree limitrofe che possono essere state interessate dai contaminanti rilasciati da questi siti; incentivare un ciclo virtuoso della gestione dei rifiuti, attualmente già attivo in alcune aree della Regione Campania; attivare un piano di sorveglianza epidemiologica permanente delle popolazioni; implementare interventi di sanità pubblica in termini di prevenzione-diagnosi-terapia ed assistenza”.