Sul palco della Mostra d’Oltremare va in scena la propaganda per la riforma costituzionale
L’hanno chiamata Assemblea del Mezzogiorno, ma si risolve in un grande rassemblement delle forze schierate ventre a terra per il Sì al Referendum. E non sono esattamente poteri deboli. Alla mostra d’oltremare di Napoli va in scena l’atto finale della convention promossa dalla Regione, che si risolve in un corale appello a votare in favore della riforma Renzi-Boschi. A officiare la manifestazione c’è proprio il presidente del consiglio, e nemmeno l’incursione di tre disoccupati turba il rito della propaganda governativa. “Come vogliamo definire il futuro? – interroga la platea Renzi – Alcuni dicono con un nuovo passaggio elettorale, altri con nuovi sviluppi politici e istituzionali. Io intendo il passaggio del 4 dicembre come un momento in cui si fa chiarezza”. Cosa c’entri con la questione del Mezzogiorno non si sa, ma ormai è inutile chiederlo. “La semplificazione del 4 dicembre – insiste Renzi -non è solo il taglio delle poltrone, che è innegabile. Se il 4 dicembre si definisce un sistema istituzionale più semplice, tu puoi aprire un ragionamento diverso”. E via così. Già che ci siamo, Renzi fa uno spot anche al suo esecutivo, altro tema prettamente meridionalista (“Se dovessi guardare dove eravamo e dove siamo, il compito del nostro governo è stato mettere a posto il passato. C’era la palude, ce lo ricordiamo o no?”).
Il premier arriva con la canonica ora e mezza di ritardo. De Luca lo rimbrotta bonariamente (“Ti perdoniamo Matteo, ma l’importante è che ci mandi i soldi in tempo”). Anche il governatore invoca un plebiscito per il Sì: “Per me quello è il presupposto per dare stabilità ai governi, il primo passo. Sono fra quelli che vogliono difendere con i denti la prima parte della Costituzione, la difende chi cambia la parte normativa e vuole sburocratizzare”. Sul palco il chiodo è fisso, il Mezzogiorno diventa un trampolino per la riforma costituzionale. Il monologo non si interrompe neppure quando tentano il blitz tre contestatori del movimento di disoccupati 7 novembre, reduci dagli scontri della mattinata. Il governatore li respinge al grido di “Non fate ammuina“. De Luca fornisce un assist anche a Vincenzo Boccia, presidente salernitano di Confindustria che applaude alla proposta di assumere 200mila giovani meridionali nella pubblica amministrazione: “Quando me l’hanno detto mi sono un po’ impressionato”. Una volta ripresosi, anche Boccia si spende per la causa referendaria: “”Confindustria dice sì alla riforma perché la democrazia, oltre che rappresentativa, deve essere decidente. Siamo militanti per il sì, non per un partito o per un altro. Lo ha detto Renzi, lo avesse detto Salvini per noi era uguale”. Naturalmente.