Scuole, flop sicurezza in Campania: solo il 37% in regola, allarme tagli

Appena 37 edifici su 100 posseggono il certificato per la prevenzione incendi. Percentuali analoghe – ferme al 37.29 per cento – anche quelle che riguardano la presenza di scale di sicurezza. Il 90% non ha la certificazione di qualità e sicurezza, un’adeguata manutenzione e non è attrezzato contro gli incendi

Scuole a rischio chiusura in Campania perché non garantiscono la sicurezza degli alunni, insegnanti e lavoratori. Il primo allarme è arrivato da Caserta dove il presidente facente funzioni della Provincia, Silvio Lavornia, in una nota ha fatto sapere che disporrà “la chiusura immediata di tutti gli edifici di competenza provinciale che ospitano le scuole superiori e che risultano senza le necessarie autorizzazioni prescritte dalla normativa in materia di antincendio, agibilità, staticità e sicurezza sul lavoro”. Drammatici i dati forniti dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni ambientaliste. In Campania, solo 37 edifici su 100, posseggono il certificato per la prevenzione incendi. Percentuali analoghe – ferme al 37.29 per cento – anche quelle che riguardano la presenza di scale di sicurezza. Gli impianti elettrici sono a norma nell’86% delle scuole e le porte anti-panico sono state istallate in 95 casi su 100. Il 90% degli edifici scolastici non ha la certificazione di qualità e sicurezza, un’adeguata manutenzione e non sono attrezzate contro gli incendi. Fino ad oggi non è stato promosso un piano adeguato per rimettere in sesto gli edifici scolastici presenti nella nostra regione. Recentemente, il Ministero dell’Istruzione ha condotto un’indagine sullo stato della sicurezza nelle scuole, l’applicazione del testo unico sulla sicurezza antinfortunistica. Emerge una realtà drammatica: le strutture scolastiche di ogni ordine e grado sono inadeguate. E’ carente la manutenzione ordinaria, i crolli d’intonaco sono molto diffusi nelle mense, nei laboratori, nelle palestre, nelle aule.

 

 

Recenti inchieste condotte dalla Lega Ambiente, dalla Cgil e dall’Unione Sindacale di Base hanno evidenziato che sono ancora funzionanti scuole molto vecchie in cui è presente l’amianto, piove dai soffitti, i muri sono pericolanti, i termosifoni sono fuori uso, mancano le porte alle classi, i bagni insufficienti. In alcuni casi, gli edifici e le aule non hanno neanche i permessi di agibilità. I dati complessivi segnalano che uno studente che oggi entra nel mondo della scuola si ritrova un edificio privo di manutenzione e con bassa possibilità di avere strutture sportive (gli edifici privi di questo tipo di strutture sono ben 36,57% nel 2016, a fronte del 15,71% del 2015). Tanti studenti invece hanno a che fare con il rumore: si trovano a meno di 200 metri da una fonte d’inquinamento acustico il 2,63% delle scuole dell’obbligo e l’11,5% degli istituti superiori. A Napoli e i Campania non ci sono le risorse sufficienti per garantire la funzionalità, la manutenzione ordinaria, straordinaria e la messa in sicurezza delle scuole. Ma non solo. I fondi stanziati dal governo nazionale? Neanche l’ombra. L’esecutivo aveva promesso alla nostra regione 182 milioni di euro per gli interventi di piccola manutenzione per il ripristino del decoro e della funzionalità degli edifici scolastici. Alcuni esempi? A Napoli e provincia promessi il finanziamento per la manutenzione di 860 plessi scolastici su 1776, a Caserta 311 su 717. Promesse. Un fallimento. Anzi, arrivano i tagli. I tagli decisi dal governo potrebbero mettere in discussione l’acquisto degli arredi, il riscaldamento, il pagamento bollette telefoniche, della luce, del gas e dell’acqua. Le scuole ubicate sui territori della Provincia partenopea cadono a pezzi. La sicurezza? Un optional. Protestano gli studenti e i genitori. “Per colpa del ‘patto di stabilità’ imposti dal governo nazionale molti lavori di ristrutturazione si sono bloccati” – spiega Lucia C. la mamma di uno studente dell’istituto tecnico Della Porta – lavori che erano arrivati al 70% del completamento. Una situazione disastrosa. La mancanza di ristrutturazione ha costretto la dirigenza ad introdurre i turni pomeridiani e non ha consentito agli studenti di utilizzare i laboratori, mezzi essenziali per l’istituto”.

Ciro Crescentini

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