Il candidato Pd nel collegio plurinominale di Napoli Sud: “Esiste il pericolo di consensi comprati, le inchieste lo hanno dimostrato. E c’è un altro malcostume magari non penalmente condannabile ma moralmente esecrabile: il rapporto patrono cliente”
Rischio voto inquinato alle elezioni, l’allarme viene lanciato da Emilio Di Marzio, candidato Pd nel collegio plurinominale di Napoli Sud. “Esiste il rischio di un voto non pulito, la storia e le inchieste lo hanno dimostrato, per questo occorre essere vigili. Al di là dei veri e propri reati, dello scambio affaristico mafioso – afferma Di Marzio – al sud e non solo al sud c’è un altro malcostume magari non penalmente condannabile ma moralmente esecrabile. Mi riferisco a un certo voto clientelare, al rapporto patrono cliente, a un groviglio di disagio e aspettative di carattere feudale”.
L’esponente dem spiega di essersi candidato “anche per provare a spezzare questo circolo vizioso. Lo dico senza ingenuità, sapendo che è fondamentale la disponibilità diuturna nei confronti della propria comunità ma anche che la politica non deve elargire privilegi, ma realizzare i diritti di tutti”. L’appello a vigilare sul voto si associa alla denuncia sugli impresentabili. “Sono i politicanti, i mestieranti. E sono tanti – dice Di Marzio – Gli incapaci, i mediocri, i miracolati della Rete. Insomma non è solo un problema di fedina penale. C’è un problema di rigore e c’è un problema di adeguatezza, di scuola politica, di pensiero alto”. Di Marzio fa appello “a tutti gli uomini di buona volontà, di ogni orientamento, soprattutto a quanti vivono rabbia e disillusione”, candidandosi “a essere portavoce dell’Italia migliore, che studia, lavora e vuole costruire un futuro migliore per sé e i propri figli. Meriti e bisogni insieme, secondo una nuova vecchia idea socialista che non tramonta nei cuori progressisti”.
“Nella lunga attività di consigliere comunale a Napoli – ricorda – ho provato a dimostrarlo e da cittadino militante, appassionato d’arte, ad esempio, restaurai essenzialmente a mie spese un prezioso arcosolio catacombale.
Insomma la politica o è servizio alla comunità, o non è”. “C’è un Paese da rimettere in marcia – aggiunge -. Dopo una lunga terribile crisi che ha attraversato molte nostre famiglie, finalmente siamo sul giusto binario: crescita del Pil e dell’occupazione, diminuzione della pressione fiscale, della criminalità e degli sbarchi clandestini. Ma non basta. L’uscita dalla crisi non è ancora percettibile al sud dopo due lustri di crisi violenta e bisogna fare di più e meglio in termini di sviluppo e in termini di redistribuzione tra aree geografiche e tra ceti sociali”.