Quarto, vigilante morto dopo botte: 19enne di Pianura condannato a 2 anni

Il giovane imputato rispondeva di lesioni aggravate, non di omicidio come chiedevano i familiari di Gennaro Schiano. L’aggressione era avvenuta lo scorso maggio, all’esterno della stazione La Trencia. Il decesso dell’uomo il 9 settembre

Nessuna riqualificazione del reato in omicidio volontario, come chiedevano i legali dei familiari del vigilante Gennaro Schiano, morto il 9 settembre scorso. Il giudice monocratico del tribunale di Napoli, Vincenzo Caputo, ha condannato l’imputato a 2 anni di reclusione (pena sospesa) per lesioni volontarie aggravate. Per il 19enne incensurato di Pianura, i pm Giancarlo Novelli e Francesca De Renzis avevano chiesto una pena di 4 anni. La vicenda era stata originata dall’aggressione alla vittima, un 64enne di Quarto, che tornava a casa dal lavoro su un treno della Circumflegrea. Schiano prestava servizio come guardia giurata nel palazzo della Regione, al Centro direzionale. Il 9 maggio di un anno fa, all’esterno della stazione La Trencia a Pianura, era stato colpito con una ginocchiata, perdendo i sensi e sbattendo con la testa a terra. Trasportato da un’ambulanza all’ospedale San Paolo, era rientrato nella sua abitazione, dopo essere stato medicato per ferite lacero-contuse. Ma appena tornato si era sentito male. Condotto d’urgenza al Cardarelli, aveva subito una operazione al cervello. Tuttavia, era deceduto a 4 mesi dai fatti. A causa della morte, all’indagato era stato contestato l’omicidio preterintenzionale. Ma una perizia disposta dai pm aveva escluso un legame tra il decesso e la ginocchiata sferrata dall’imputato. Nel corso della indagini, affidate alla squadra mobile della questura, l’indagato era anche finito ai domiciliari. Durante l’udienza del giudizio abbreviato, il difensore del giovane, l’avvocato Maurizio Capozzi, ha però fornito una diversa ricostruzione. Uno scenario differente dalla brutale aggressione, perpetrata anche a pugni, ipotizzata dalla procura. Il legale ha sostenuto che la vittima fosse stata colpita per legittima difesa. Il ragazzo, cintura bianca di kick boxing, avrebbe tirato il calcio per divincolarsi dalla presa di Schiano, dal quale era stato inseguito per un diverbio iniziato sul treno. La scintilla della lite sarebbe il più futile dei motivi: il giovane, salito a bordo, avrebbe spostato uno zaino del vigilante, in quegli attimi lontano per fumare. Il giudice ha rigettato tutte le richieste delle parti civili, tra 70 giorni le motivazioni della sentenza.  La figlia della vittima, Lina, ha giudicato inaccettabile la pronuncia.

Gianmaria Roberti

Condividi sui social network
  • gplus
  • pinterest