
La vicenda originata dalla denuncia di un uomo che avrebbe subito le violenze 30 anni fa dal docente di religione. Secondo lui, il cardinale Sepe non avrebbe indagato dopo la sua segnalazione. La Cancelleria risponde che il Vaticano non ha ravvisato sufficienti elementi per avviare un processo, ma nella nota di risposta rende pubblico il nome della presunta vittima: scatta l’azione legale per violazione della privacy
La Congregazione per la dottrina della Fede ritiene insufficienti gli elementi per avviare un processo penale a carico di un prete accusato da un uomo di presunti abusi e pedofilia. E’ la conclusione cui è giunta la dopo che la Curia di Napoli aveva trasmesso gli atti relativi al caso di Diego Esposito (nome di fantasia), ripreso nei giorni scorsi da diversi organi di stampa. L’uomo aveva anche scritto al Papa per “denunciare il cardinale Crescenzio Sepe per grave negliglenza nell’esercizio del proprio ufficio”. Come riferisce La Repubblica, la Curia di Napoli – secondo il denunciante – non avrebbe svolto alcuna attività nei confronti del sacerdote. La risposta arriva da una nota della Cancelleria della Curia, che tuttavia fa scoppiare un caso nel caso: divulga il vero nome dell’uomo e scatena la protesta della Rete L’Abuso, che informa di aver ricevuto da lui mandato di sporgere una querela per violazione della privacy. La storia: nel 2010 in Curia erano arrivate alcune lettere dell’uomo e del suo psichiatra Alfonso Rossi che denunciavano violenze subite da don S.M., tra il 1986 e il 1992, anni in cui la presunta vittima aveva tra i 13 e i 17 anni. La Curia apri’una indagine conoscitiva. “Nonostante nulla confermasse le accuse- afferma la Curia – si convenne insieme a don S.M. sull’opportunità di un suo periodo sabbatico di riposo e distacco dalla parrocchia presso una comunità religiosa fuori diocesi”. Nel 2014, Diego Esposito, attraverso il suo legale, chiese di essere ascoltato per ottenere un risarcimento dall’Arcidiocesi di Napoli, e, sostenuto dalla Rete L’abuso, si rivolse al Papa. La Congregazione affidò con una lettera datata 2 ottobre 2014 una investigatio previa alla Curia partenopea. Furono di nuovo formalmente ascoltati i protagonisti della vicenda, ma anche uno psicologo e diversi testimoni, di cui uno indicato dalla presunta vittima e un altro presentatosi spontaneamente quando Chi l’ha visto rese pubblica la vicenda. Al denunciante venne anche chiesta dalla Congregazione di sottoporsi a perizia psichiatrica, ma egli si rifiutò Gli atti dell’attività istruttoria vennero trasmessi alla Congregazione che l’anno scorso ritenne non ci fossero gli elementi per un giudizio.