Napoli, un murale di Jorit per chiedere verità e giustizia sulla morte di Mario Paciolla

Il progetto sarà finanziato da Gesco e patrocinato dal Comune

Da tre anni i famigliari e gli amici di Mario Paciolla, il cooperante napoletano trovato ucciso in Colombia in circostanze ancora misteriose, chiedono a gran voce verità e giustizia, ma tra poco, si spera, questo messaggio oltrepasserà i confini nazionali, perché sta per prendere forma un murale di Jorit, proprio per far fare all’immagine di Mario Paciolla il giro del mondo.

I genitori di Mario Paciolla

Il murale sorgerà, col patrocinio del Comune di Napoli e della Città metropolitana, all’interno del liceo “Vittorini” che Mario frequentava da ragazzo, e sarà finanziato con un crowdfunding messo in piedi dalla cooperativa “Gesco”.

Il progetto Un murale per Mario Paciolla è stato presentato in conferenza stampa  presso la Sala del Capitolo nel Complesso Monumentale San Domenico Maggiore a Napoli dai genitori di Mario, Anna Maria Motta e Giuseppe Paciolla, insieme con Simone Campora del collettivo Giustizia per Mario Paciolla, la vicesindaco del Comune di Napoli Laura Lieto e il presidente di Gesco Sergio D’Angelo. 

Sono intervenuti anche Sergio Colella consigliere delegato dal sindaco per la Città Metropolitana e Rosaria Désirée Klain responsabile di Articolo 21 per la Campania mentre le avvocatesse Alessandra Ballerini ed Emanuela Motta che assistono la famiglia Paciolla hanno mandato due interventi video. Ha moderato la conferenza il giornalista Claudio Silvestri.

Il liceo Elio Vittorini si è reso disponibile ad ospitare l’opera su una facciata del liceo (il nulla osta sarà ratificato da un consiglio d’istituto agli inizi di febbraio), d’intesa con il Comune e la Città Metropolitana di Napoli.

Il Comune si sta adoperando affinché si possa realizzare questo tributo a Mario e il suo volto diventi per tutti parte della nostra vita quotidiana e del panorama di questa città. Il murale sarà la testimonianza collettiva di una comunità che si riconosce attorno a un uomo che ha vissuto per la pace“, ha detto la vicesindaco Laura Lieto, mentre delegato del sindaco per la Città metropolitana Sergio Colella ha ricordato l’importanza degli ideali per i giovani per i quali il murale “dovrà essere un messaggio potente e Mario un esempio per tutti”.

 Sergio D’Angelo, che con Gesco e la cooperativa Nclick sostiene la campagna di comunicazione e di crowdfunding necessaria per affrontare le spese del murale, ha detto che “non vogliamo solo omaggiare la memoria di Mario ma denunciare quanto è accaduto e l’inaccettabile silenzio calato sulla sua morte, anche da parte di chi avrebbe dovuto proteggerlo, come l’Onu. Contro la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Roma, dovrebbero attivarsi per chiedere la verità sulla morte di Paciolla il Ministero degli Esteri e lo stesso Parlamento”

Jorit ha spiegato che il senso del suo intervento artistico sarà quello di “dare un messaggio positivo: Mario è diventato un eroe suo malgrado. Con il murale voglio valorizzare ciò che ha fatto, renderlo una figura importante nella memoria della “tribù umana” come pure Simone Campora del Collettivo “Giustizia per Mario Paciolla” ha ricordato che il suo volto “si affaccerà su una strada del suo quartiere: Mario guarderà noi e noi guarderemo lui per non dimenticare”Desirée Klain ha assicurato il sostegno di Articolo 21 alla campagna di raccolta fondi su GoFundMe. 

Mario era un difensore dei diritti umani, ha speso la sua vita ed è morto per questo. La sua è una storia dolorosa che merita verità e giustizia e il fatto che sarà un artista internazionale come Jorit a realizzare il murale aiuterà a uscire fuori dai confini campani” ha detto l’avvocatessa Emanuela Motta, che ha ricordato anche che è possibile lasciare messaggi anonimi, caricare foto e video sulla piattaforma marioveritas.org per sostenere la ricerca della verità sulla sua morte.

Mario è morto sul lavoro, impropriamente lo si definisce “volontario” – ha ribadito l’avvocatessa Alessandra Ballerini – ed è chiara la responsabilità dell’organizzazione per cui lavorava. Era un giovane uomo, un giornalista rigoroso e generoso ed è anche per tutte queste ragioni che non crediamo all’ipotesi del suicidio, oltre che per le molte evidenze che abbiamo dai nostri periti“.

Infine la mamma di Mario, Anna Maria Motta, ha spiegato perché Jorit: “Pensiamo che l’internazionalità di questo artista possa fare viaggiare la storia di Mario. Abbiamo la certezza che saprà interpretare il sorriso dei suoi occhi e la sua profondità. È una maniera per ribadire che noi non archiviamo. Quello di Mario è un omicidio, per noi è chiarissimo ed è importante prima di tutto restituirgli dignità“.

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