Napoli si ripete  il miracolo di San Gennaro. Don Mimmo Battaglia: “tante persone costrette ad accettare lavori che vanno ben oltre lo sfruttamento”

L’Arcivescovo partenopeo: “Troppe volte sono raggiunto al telefono da persone che fanno fatica anche a mettere un piatto a tavola, sull’orlo della disperazione”

 Il sangue di San Gennaro si è sciolto. Il miracolo si è ripetuto alle ore 10:01, San Gennaro ha rinnovato il suo prodigio L’arcivescovo di Napoli, Mimmo Battaglia, dall’altare della Cattedrale, ha ruotato e oscillato l’ampolla. Dall’affollatissima Cattedrale si sono levati forti applausi, molti credenti hanno urlato “Evviva San Gennaro”.

 Durante l’omelia l’Arcivescovo ha lanciato un appello per “lottare insieme affinchè il diritto al lavoro sia garantito a tutti”.

Troppe volte sono raggiunto al telefono da persone che fanno fatica anche a mettere un piatto a tavola, sull’orlo della disperazione, costrette ad accettare lavori che vanno ben oltre lo sfruttamento, famiglie che hanno perso la speranza di sopravvivenza che un welfare sano e solidale dovrebbe garantire – ha raccontato don Mimmo Battaglia – Tante troppe volte un lavoro dignitoso diventa un miraggio lontano, e la logica dei mercati e del profitto ad oltranza calpesta storie e volti sacrificando le persone e le famiglie ai numeri freddi dell’economia”, ha accusato. Invece “il lavoro è pane, è vita, è speranza, è un diritto su cui si basa la nostra comunità e non un privilegio riservato a qualcuno”. Per questo bisogna “impegnarsi insieme”.

Nell’appassionata omelia don Mimmo Battaglia si è rivolto ai napoletani per compiere insieme “un miracolo più grande” e ha spiegato che un cambio di passo per la città è necessario ed esso può avvenire solo con la collaborazione di tutti. “A dare ali alla speranza non è il passo solitario di un eroe ma è la marcia unita di una comunità, ha detto l’arcivescovo. E, allora, “impegniamoci ma insieme” per “rispondere all’emergenza sociale della nostra terra”, per dare vita “un miracolo di un paese in cui i poveri non vengono trattati come meri numeri, ma venga riconosciuto loro un volto, un nome”, per compiere “il miracolo di un paese in cui sia possibile per tutti sentirsi a casa, in cui ogni talento sia valorizzato“, per migliorare “questa terra che oggi più che mai ha bisogno di bellezza e in cui troppo spesso i nostri giovani sono costretti a scappare”

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