Napoli Servizi sotto inchiesta, Palazzo San Giacomo nella bufera

Sul tavolo degli inquirenti le dichiarazioni-denunce dei consiglieri Laura Bismuto e Diego Venanzoni

La Procura di Napoli starebbe indagando sulla gestione della cosiddetta “solidarietà alimentare”, i “buoni spesa” e l’utilizzo di parte del personale di Napoli Servizi azienda partecipata del Comune di Napoli in Mostra d’Oltremare. E non solo. Sotto la lente dei magistrati sarebbe finito il “Sistema Napoli Servizi” ovvero il giro di promozioni, cambiamenti di qualifiche,  trasferimenti immotivati, demansionamenti, vessazioni e mobbing nei confronti di lavoratori e di lavoratrici. Ingiustizie che hanno prodotto effetti devastanti per la salute e lo stato psico-fisico di decine di dipendenti. E a quanto pare sarebbero complici alcuni sindacalisti aziendali appartenenti alle confederazioni sindacali di categoria. Un clima vessatorio evidenziato dalla consigliera comunale Laura Bismuto.

Proverei a fare un approfondimento circa il ruolo dei sindacati e della politica dentro Napoli Servizi, le dinamiche interne – denuncia Bismuto – Le promozioni, i trasferimenti, gli ordini di servizio, le cosiddette UOC – quelle inventate e quelle cancellate, i cambi profilo senza interpello, gli operai diventati con un colpo di bacchetta impiegati  di ‘alto livello’, le rappresentanze sindacali che non si eleggono più da anni, e anche le assunzioni, pare esistano addirittura auto-assunzioni – sottolinea Bismuto – E chissà ora cosa accadrà con la cassa integrazione che arriverà per una parte dell’azienda. Chissà chi si salverà – sottolinea ancora Bismuto –Comunque ultimamente, sempre più lavoratori mi raccontano cose che non ci voglio proprio credere ma temo di dover necessariamente approfondire. Se qualcun altro vuole darmi una mano. Magari poi approfondisce pure la Procura”. E non finisce qui. Pesantissime le dichiarazioni del consigliere Diego Venanzoni del partito democratico. Dichiarazioni articolate, mirate che il Desk.it pubblica integralmente.

Al centro nella foto, Diego Venanzoni

 “I cittadini napoletani hanno il diritto di essere informati. l tema della solidarietà alimentare ha generato reazioni diverse in questi giorni. La gestione dei buoni spesa e delle donazioni private, la distribuzione diretta delle derrate alimentari, hanno creato un dibattito forte e di contenuti, per alcuni, velenoso, offensivo e privo di ogni fondatezza e conoscenza dei fatti nello specifico, per altri. La più grande amarezza è il continuo tentativo di qualche esponente politico che, invece di favorire un clima di coesione e di coordinamento, sceglie di strumentalizzare ogni iniziativa e ogni legittimo sforzo dell’opposizione di fare chiarezza su atti della Giunta comunale, che rischiano di gravare inutilmente sulle già martoriate casse comunali. È il caso dell’affidamento alla Napoli Servizi S.p.A., società partecipata del Comune, della gestione del Padiglione 6 alla Mostra d’Oltremare. Per chi intende approfondire, invito a leggere la Delibera di Giunta n. 112 del 09.03.2020 pubblicata sull’Albo Pretorio online del Comune di Napoli. Per il mese di aprile e maggio questo affidamento esterno costerà alle casse comunali 96.637,29 euro.

Occorre fare chiarezza.

96.637,29 euro è il costo totale che l’Ente deve sostenere per il consumo elettrico (1.800 euro) e per le prestazioni di magazzinaggio e movimentazione delle derrate alimentari da parte della Napoli Servizi (94.837,29). Per coprire tale somma, il Comune di Napoli ha fatto ricorso ad una misura straordinaria prevista dal decreto nazionale cosiddetto“Cura Italia”, che ha consentito agli Enti locali di sospendere per quest’anno le rate dei mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti, utilizzando il risparmio di spesa per finanziare interventi utili a far fronte all’emergenza Covid-19. Nessun finanziamento a fondo perduto e nessuna gratuità, quindi, è solo una sospensione dei pagamenti dovuti, che il Comune continuerà a versare dal 2021. La Giunta ha scelto di utilizzare tale opportunità offerta dal Governo per pagare corrispettivi agli addetti alla “distribuzione” dei beni alimentari, della Napoli Servizi, impegnando quasi centomila euro di fondi per un affidamento esterno, che invece potevano essere destinati agli indigenti ed ai più bisognosi.

Con l’utilizzo di 4 furgoni al mattino e 2 al pomeriggio che costeranno  3.650 euro + iva al 22%. La fornitura di DPI per la difesa della pandemia, sapone, disinfettanti ecc. costa a corpo 4.000 euro + iva Verranno impiegati 2 magazzinieri, 2 amministrativi, 6 operai e 2 addetti alle pulizie. 12 figure in tutto su due turni di lavoro. La Napoli Servizi ha circa 1700 dipendenti, lascio a voi le considerazioni. Il personale impiegato costa all’Ente per soli due mesi  68.290,32 euro + iva. Va da sé che si tratta di un costo lordo, comprensivo di tutte le voci a carico del Comune. Lo stipendio netto di ciascun impiegato è ben inferiore, è chiaro. Il Totale a carico del Comune di Napoli, compresa la prima settimana di aprile che è costata 1.770,16 euro, è pertanto di € 77.735,48 euro + iva al 22% = €94.837,28 euro.  Tutte le voci sono indicate dettagliatamente nel disciplinare prestazionale allegato alla citata delibera di Giunta di affidamento del deposito di stoccaggio dei beni alimentari, la n. 112 del 2020. Nessuna invenzione, nessuna bugia. È tutto scritto. È gratuito solo l’utilizzo del padiglione della mostra, oggetto di un contratto di comodato d’uso con l’Ente. Alle lavoratrici ed ai lavoratori delle nostre partecipate, non solo abbiamo l’obbligo di garantire un futuro certo ed una sicura prospettiva, ma anche la chiarezza delle notizie e dei provvedimenti e non quelli utili da veicolare.È utile precisarlo ancora oggi, per tutti coloro che interpretano le aziende partecipate come un serbatoio elettorale da gestire secondo le necessità e le urgenze, orientando scelte interne, promozioni, trasferimenti, insomma giocando pesantemente sul destino dei lavoratori. Tutto ciò quando, invece, il Comune di Napoli avrebbe potuto avvalersi gratuitamente degli addetti degli enti del Terzo Settore, così come previsto dalla normativa nazionale e comunitaria, per la distribuzione alimentare realizzata nell’ambito del Fondo Europeo per gli indigenti, che esclude peraltro tassativamente la possibilità del ricorso a prestazioni a pagamento da chiunque il servizio sia stato effettuato.

Pertanto, se si riteneva di non coinvolgere, neanche nella fase della erogazione degli aiuti alimentari, volontari sul territorio, gli stessi aiuti dovevano essere totalmente gestiti con personale dell’Ente, senza alcuna possibilità di affidamenti esterni, proprio quale quello della Partecipata Napoli Servizi.

Perché allora il Comune ha scelto di investire risorse in un affidamento esterno a pagamento, invece di utilizzarle per aiutare le famiglie in difficoltà, ampliando ad esempio la platea dei beneficiari del buono spesa?

Nel contratto di servizio con la Napoli Servizi, il cui corrispettivo annuale a carico del Comune di Napoli per le attività effettivamente svolte è pari ad euro 78.162.534,70, vi sono alcune linee produttive oggi chiuse.

Basti pensare al settore delle pubbliche affissioni e della pubblicità, ai servizi di supporto all’infanzia e di accompagnamento alle persone con disabilità e non autosufficienza, al servizio di spazzamento dei mercati pubblici, ai servizi di supporto alla viabilità e di pronto intervento stradale, oggi sospesi dalle misure restrittive del governo.

Nessun provvedimento, neppure di variazione di bilancio, è stato ancora adottato dalla Giunta per rimodulare le attività da prestarsi nell’ambito del contratto con la Napoli Servizi S.p.A. ed impiegare il personale assegnato a linee produttive oggi chiuse o sospese, e costretto quindi a congedi e ferie d’ufficio, in altri settori oggi necessari per fronteggiare l’emergenza, come la distribuzione degli aiuti alimentari.

Domanda d’obbligo: il Comune paga prestazioni che non riceve e paga attività straordinarie che potrebbero sostituire linee operative del contratto con la Napoli Servizi senza ulteriori costi a carico dell’Ente?

È possibile avere una risposta? Chiedo per i cittadini, non per me. E perché mai ad esempio, gli addetti ai lavori, il “club cittadino dei trasporti” per esser chiari e non solo, non ha fatto sentire la propria voce, quando si è pensato di adottare la misura della rimodulazione e revisione delle attività svolte anche per i lavoratori dell’ANM, oggi costretti al ricorso al fondo bilaterale di sostegno e ad una riduzione dello stipendio percepito per far fronte alla drastica contrazione dei servizi offerti all’utenza? Ma davvero certi rappresentanti della maggioranza pensano di autocelebrarsi come funamboli della politica tali da orientare gli assetti di aziende così strategiche per la città di Napoli? Basta con questo nervoso clima da continua campagna elettorale, i lavoratori meritano rispetto. I cittadini meritano di essere adeguatamente informati. Non sottrarre importanti risorse ai bisognosi è un nostro preciso dovere. Il resto è politica di basso profilo frutto di invenzioni nervose ed inutili farneticazioni.

Le dichiarazioni dei due consiglieri comunali sono atti d’accusa nei confronti dell’amministrazione comunale guidata da Luigi de Magistris, dei vertici dell’azienda partecipata comunale, dei sindacalisti consociativi. Denunce pubbliche che configurandosi come notizie di reato avrebbero fatto scattare l’inchiesta della Procura. Non si escludono sorprese nelle prossime ore.  

CiCre

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