Funerali di Giògiò: “Napoli sei tu non Gomorra, Mare fuori o il Boss delle cerimonie”

Il messaggio letto dalla sorella Ludovica prima dell’inizio della cerimonia nella Chiesa del Gesù Nuovo

Massiccia partecipazione, a Napoli, ai funerali di Giovanbattista Cutolo, il giovane musicista di 24 anni ucciso all’alba del 31 agosto in piazza Municipio da un ragazzo di 17 anni. A celebrare il rito, che inizierà alle 15, l’arcivescovo di Napoli, Monsignor Domenico Battaglia.

Dure le parole dell’arcivescovo. Don Mimmo Battaglia ha sferzato tutti, quando ha detto che “nessun adulto di questa città può dirsi assolto”, quando si è rivolto a Giogiò chiedendo perdono, “perché quella mano l’abbiamo armata anche noi, con le promesse non mantenute”, è stato in quel momento che tanti esponenti politici e istituzionali hanno abbassato lo sguardo.

“Accetta la mia richiesta di perdono! Perché sono colpevole anche io! Fin dal primo giorno dell’arrivo in questa città mi sono reso conto dell’emergenza educativa e sociale che la abitava e ho cercato di adoperarmi con tutto me stesso – ha aggiunto l’arcivescovo Battaglia – Forse avrei dovuto non solo appellarmi ma gridare fino a quando le promesse non si fossero trasformate in progetti e le parole e i proclami in azioni concrete“. “Perdonaci tutti Giogiò, perché quella mano l’abbiamo armata anche noi, con i nostri ritardi, con le promesse non mantenute, con i proclami, i post, i comunicati a cui non sono seguiti azioni, con la nostra incapacità di comprendere i problemi endemici di questa città che abitata anche da adolescenti, poco più che bambini, camminano armati, come in una città in guerra”, ha sottolineato ancora.

Don Mimmo Battaglia ha chiesto ai giovani di Napoli di restare, non di scappare, e di operare “una rivoluzione di giustizia e di onestà”.

Parole lungamente applaudite dalla gente. E quando la bara bianca di Giogiò è uscita dalla chiesa sulle note dell’Inno alla gioia, la piazza, il dolore, sono quasi esplosi. È stato urlato il suo nome, è stata urlata la parola giustizia.


Nella chiesa del Gesù Nuovo erano presenti diversi esponenti politici e istituzionali, dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a quello della Cultura Gennaro Sangiuliano, e, ancora, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il vicepresidente della Camera Sergio Costa.


Tanti gli amici e conoscenti del giovane musicista dell’Orchestra Scarlatto Young, che tutti chiamavano Giogiò, oltre a cittadini comuni e volti noti del mondo della musica e della cultura e ai genitori del ragazzo, Franco Cutolo e Daniela Di Maggio. Quest’ultima, durante la camera ardente, ha rivolto un lungo abbraccio al primo cittadino di Napoli che per la giornata di oggi ha proclamato il lutto cittadino. Daniela Di Maggio, la mamma, per tutto il tempo non ha fatto che chiedere: “Giustizia”. Ha chiesto “l’ergastolo per quel balordo” e ha urlato quando le è stato chiesto se avesse mai perdonato il 17enne che ha ucciso suo figlio.

Domani andrà dalla premier Giorgia Meloni, le dirà che l’omicidio di Giogiò “è stato un crimine contro l’umanità” e che per questo “deve servire per il riscatto dell’umanità“.


Molte persone riunite all’esterno della chiesa hanno seguito il rito funebre da un maxischermo installato in piazza del Gesù. Prima dell’inizio del funerale i colleghi di Giogiò hanno dedicato un omaggio musicale al loro amico.

Ludovica, la sorella di Giovanbattista ha letto una lettera rivolta a suo fratello.

Non ti voglio descrivere perché non l’ho mai fatto, mi sono limitata sempre a dire che eri la persona più sensibile. Eri la mia piccola ombra, il gigante buono. Tu sei un uomo d’onore, il migliore. Napoli sei tu, non Mare Fuori o Gomorra – ricorda Ludovica – Quante volte hai creato piccole trappole in casa, opere ingegneristiche. E tutti gli scherzi. Siamo sempre stati una squadra. Non ti è mai importato cosa io volessi, lo esaudivi”.

E ancora: “Parli con tutti, sei curioso su tutto. Uso il presente perché è l’unico che tu conosci. Imitando te ho imparato che nessuno va lasciato mai da solo. Perché suoni il corno? Perché nessuno lo suona. Sei un gigante buono, sempre a sorreggere tutti. Tu sei un centro di gravità permanente. Tu ami questa città e mai l’avresti lasciata nonostante io ti avessi detto di farlo Napoli sei tu non è Mare fuori o Gomorra o il Boss delle cerimonie”

Ciro Crescentini

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