De Magistris si appella a tutti gli elettori: “Vinco e lancio un movimento di città ribelli”

Il sindaco uscente: “Non abbiamo ancora raggiunto la vittoria. Cerchiamo il voto di tutti nessuno escluso, a cominciare dagli elettori del M5S. Dopo il 19 giugno partiamo con un movimento che renderà Napoli capitale internazionale di chi lotta contro l’Europa della tecnocrazia. Ma nel 2018 non mi candido”

L’incipit è scontato. “Non si era mai visto un sindaco uscente senza soldi, che ha avuto contro tutti i poteri forti, il governo, la camorra, tutti i partiti politici, arrivare primo al ballottaggio distanziando di 18 punti il secondo arrivato”. De Magistris comincia così a commentare i risultati elettorali. E anche la promessa sembra un nastro riavvolto: “E’ l’inizio di una rivoluzione che far parlare di Napoli nel mondo nei prossimi 5 anni”. La retorica rivoluzionaria e dei poteri forti sono secondo copione. Ma il sindaco uscente mette da parte i toni trionfalistici: “Ora ci sono due settimane di grande lavoro da fare, non abbiamo ancora vinto. Vinceremo, ma lo faremo domenica 19 giugno. Ognuno deve continuare a lottare fino all’ultimo minuto valido, c’è da fare una grande lotta per portare a casa un risultato che consegnerà Napoli alla storia per un movimento popolare che va al di fuori di ogni schieramento partitico tradizionale”. L’appello al voto è “a tutti nessuno escluso, così come in questi cinque anni abbiamo parlato a tutta la città”.

 

Prima di tutti “gli elettori del Movimento 5 Stelle: noi manteniamo tante premesse di quel movimento e il loro risultato del 10%, al di sotto delle altre città, dimostra che non siamo lontani dai loro temi. Io parlo al loro elettorato sono contento che ci siano in consiglio comunale”. Dopo gli inviti caduti a vuoto in campagna elettorale, de Magistris spiega che con i grillini “non voglio alleanze politiche” ma “penso che si possa dialogare e lavorare insieme. Io girerò tanto, può essere che incontrerò qualcuno di loro”.

 

Due le road map disegnate dal sindaco uscente. Una da oggi fino al 19 giugno, con una battaglia elettorale che non considera chiusa. L’altra dal 20 giugno in poi, per il lancio di un nuovo movimento. Qualcosa di “diverso dai partiti tradizionali ma anche da quello dei 5 Stelle”, ed anche dall’esperienza infelice di Rivoluzione Civile con Ingroia. Un progetto che avrà Napoli al centro  di una “rete di città ribelli rispetto l’Europa della tecnocrazia. Siamo visionari. Diventerà capitale contro un sistema corrotto, mafioso e liberista”. Il modello sono Atene e Barcellona. Però de Magistris esclude di scendere in campo fra due anni: “Nel 2018 non ho intenzione di candidarmi da nessuna parte”. Ma una vittoria politica l’ha già conseguita. Proprio contro Renzi, che si è scelto come antagonista, pienamente ricambiato: l’aver espugnato la X Municipalità, roccaforte storica del Pd. “Un messaggio politico inequivocabile. Contro le politiche di espropriazioni del territorio e dei commissariamenti, quella Municipalità sembrerebbe sia stata consegnata a un presidente giovane, espressione del territorio e della ricerca”. Al premier recapita l’ennesima sfida di una storia infinita: “Se dice che il voto di ieri non è stato politico lascia intendere che tutto sommato, la città di Napoli non è stata poi governata così male. Lo dissi anche cinque anni fa: se il Pd vuole rinnovarsi a Napoli io posso essere lo strumento. Ma sia chiaro, non mi candido a fare io il commissario”. Anche perché difficilmente verrebbe nominato.

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