De Magistris attacca Caltagirone: “Vai a casa. Vogliamo un Mattino libero, basta sciacallaggi”

Il sindaco incontra  eletti e non fra i candidati delle sue liste e conferma il faccia a faccia con Renzi la prossima settimana: “Mi ha chiesto di riconoscere Nastasi ma non lo farò. Parleremo di tante questioni relative a Napoli”. Ai suoi dice: “Chi si sente Aldo Moro o Nilde Iotti può andarsene. Serve umiltà”

Parla per un’ora dal palco del teatro Augusteo, dove incontra eletti e non fra i candidati delle sue liste. De Magistris conferma che la prossima settimana vedrà Renzi, dopo due anni di guerra fredda. Un faccia a faccia “senza pregiudiziali”. Nella telefonata di ieri sera, il premier ha chiesto al sindaco di “riconoscere” il ruolo del commissario per Bagnoli, Salvo Nastasi. “La mia posizione rispetto al commissario – dice de Magistris – è nota. Io non lo riconosco. Ho detto al presidente Renzi che l’incontro non può essere condizionato dal riconoscimento da parte mia di qualcosa che è irricevibile e lui ha capito. Ci vedremo per parlare di tante questioni relative a Napoli”. Ma il sindaco non si limita alle notizie dal fronte aperto con Palazzo Chigi. Se la prende con certa stampa. A cominciare dal Mattino, il giornale di Caltagirone. L’imprenditore i cui interessi a Bagnoli sono finiti sulle carte bollate, dopo l’ordinanza “chi inquina paga” diretta alla Cementir.

 

“Mi faccio garante del fatto – attacca de Magistris – che non tollereremo più azioni di sciacallaggio nei confronti di questa città. Incontro tanti giornalisti che sono persone vive ma mi dicono che certe cose le devono scrivere per linea editoriale pur sapendo che non sono così. Liberatevi! Le critiche le voglio ma si mettono in campo azioni che con la stampa libera non hanno niente a che fare, non va bene”. Il sindaco grida dal palco: “Non abbiamo paura di un direttore e un editore che tengono la stampa al guinzaglio”. E a Caltagirone dice di andare “a casa” per avere il “Mattino libero, Il Mattino popolare”.

 

Ma de Magistris non si limita a strigliare i massmedia ritenuti ostili. Detta anche la linea ai suoi. “Per i prossimi cinque anni  – afferma – non dobbiamo solo amministrare, dobbiamo darci un’organizzazione politica che ancora manca. Il mio intento non è costruire un partito o un movimento. Non voglio essere il leader di una nuova sinistra. Il mio obiettivo è costruire un processo di democrazia dal basso fatto di assemblee popolari, di reti di città ribelli. La nostra è un’esperienza di liberazione”. Per realizzare il progetto “non dobbiamo commettere gli errori del passato. Serve maturità politica e umiltà”. Agli eletti quindi manda un avviso: non sentitevi “Aldo Moro o Nilde Iotti. Chi arriva con questo spirito può andarsene. Noi accetteremo chi vuole sentirsi protagonista di questa esperienza e vuole dire la sua, ma con umiltà”. Ma il cambio di passo non lo chiede solo ai consiglieri. Nel mirino c’è la macchina amministrativa che “deve diventare più rock. Non vogliamo più gente pigra, non vogliamo più  – aggiunge – persone che mettono i bastoni tra le ruote, che dicono sempre no. Li metteremo in condizione di non nuocere più”. Questa sarà la sfida più difficile.

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