Congresso Cgil, Ricci: “per una Napoli più inclusiva e resiliente”

l’evento in corso alla Stazione Marittima

  Il sesto congresso della Cgil di Napoli è stato aperto da Luigi Baldino, uno degli soccorritori di Casamicciola, all’opera nelle ore immediatamente successive all’alluvione di due mesi fa.

Napoli non è fragile: abbiamo scelto questo titolo – ha detto il segretario generale Nicola Ricci – affiancandolo a quello nazionale, perchè a una città  come Napoli, con il proprio peso istituzionale e la sua storia, la sua cultura, è toccato il tema di essere una metropoli nel limbo delle contraddizioni, delle criticità , dei problemi, macro e atavici, dal dissesto finanziario alla scarsa vivibilità, dalla cronicità  di alcuni indicatori negativi, alle potenzialità  e tante altre ancora inespresse“.

Luigi Baldino

L’esponente sindacale si è soffermato sulle risorse disponibili in dotazione agli enti locali. “Il Comune di Napoli, con quasi cinque miliardi di debiti e un bilancio che andrà  approvato entro marzo del 2023 con un disavanzo di circa 2,2 miliardi, coincidente a grandi linee con la mancata riscossione di tasse – secondo Ricci – andrà  sostenuto anche nel confronto con l’attuale governo, previa condivisione degli obiettivi, nella realizzazione del Patto per Napoli cui Cgil, Cisl, Uil Napoli hanno guardato con interesse e consenso. Riaffermiamo le linee che hanno accompagnato il tavolo tra Cgil Cisl Uil, Confindustria Napoli e Sindaco Manfredi: sviluppo dell’area metropolitana con spazi di partecipazione nelle scelte di programmazione e di crescita economica; strumenti di indirizzo rispetto a Napoli Est e Bagnoli, Porto, trasporti; monitoraggio dei bandi di Pnrr da cui arriverà  circa 1 miliardo di euro”. “Dobbiamo rendere la nostra città, i quartieri e la provincia, – ha aggiunto Ricci – più inclusivi, sicuri, resilienti, sostenibili, avanzati. Solo così possiamo porre fine al fenomeno della desertificazione delle aree interne e alla riduzione in periferia di tutte le aree immediatamente attigue all’area cittadina e metropolitana. Sebbene ridotta nelle sue dimensioni complessive, la manifattura industriale conserva ancora poli di qualità  con imprese capofila a partecipazione pubblica”.

Il Patto che fu sottoscritto con il Governo Draghi – ha sottolineato – necessita di un coordinamento con il nuovo governo. Dobbiamo avviare il confronto per temi del Patto per Napoli attraverso il pieno coinvolgimento di tutte le forze sociali così come chiesto insieme a Confindustria e deciso con il sindaco Manfredi. Aggredire la disoccupazione giovanile e di lunga durata, in primis offrendo occasioni di sviluppo, ma anche con adeguate politiche di sostegno al reddito e di formazione è parte fondamentale per raggiungere l’obiettivo di contrasto alla povertà, alla disgregazione e alle marginalità  sociali. Non si tratta solo di affrontare l’emergenza che si determinerà  anche a causa dell’abolizione del Reddito di Cittadinanza che oggi interessa, a Napoli, oltre 416 mila percettori ma occorre recuperare capacità  di rappresentanza e di rapporto con una vasta platea di giovani, disoccupati o inoccupati sulla base di precisi e credibili obiettivi”.

In questi anni – ha concluso Ricci – Napoli ha subito una forte “dismissione” industriale, una parziale deindustrializzazione, favorito la desertificazione, il ridimensionamento e la scomparsa di grandi imprese industriali, grandi crisi di settore (meccanico, elettronico, TLC, etc.) che ha portato alla scomparsa anche delle medie-piccole imprese. E’ innegabile, infatti, che la permanenza e la ripresa delle grandi e medie aziende, così come il rilancio delle aziende più piccole potranno essere garantiti solo se si introdurranno innovazioni di processo e di prodotto che ne accrescono la competitività. L’aumento di competitività  tuttavia non deriva solo dall’introduzione di innovazioni ma anche da un miglioramento del contesto nel quale le aziende operano. Il che significa garantire tanto una disponibilità  di aree industriali attrezzate a costi accessibili e competitivi, quanto un’offerta di servizi moderni e funzionali all’industria”.

L’intervento conclusivo è stato tenuto da Emilio Miceli della segreteria della Cgil nazionale.

Napoli è uno di quei luoghi nei quali si sintetizzano le grandi questioni del Paese. E’ da sempre un laboratorio al quale vale la pena sempre dare uno sguardo per capire qual è la condizione e il termometro dell’Italia” – ha sottolineato Miceli.

Le città  del Mezzogiorno sono cambiate molto, e molte volte, in questi anni: ci sono grandi temi che le attraversano costantemente, per esempio il tema della disoccupazione e del lavoro, però sono città  che hanno sempre dimostrato una grande capacità  di posizionamento, nel Paese e nel mercato internazionale, assolutamente straordinaria – ha aggiunto Miceli – Napoli è una di quelle città, dalla cultura all’università , dall’industria alla ricerca, che è sempre stata molto vivace. Il problema è capire se il sistema politico è sempre stato in grado di raccogliere tutto questo”.


Il Pnrr – secondo Miceli – è il primo atto di un’Europa che si fa Stato. Non era mai successo. Finora l’Europa ha regolato i mercati e la concorrenza, ma non è mai intervenuta direttamente.
Ci sono rischi? Non c’è dubbio, ma crediamo che sia lo strumento giusto perchè impiantato su alcune grandi questioni e si pone l’obiettivo di conseguire dei risultati”
. “Le transizioni – ha concluso Miceli – sono il momento nel quale i Paesi e i loro sistemi sono più deboli e che necessitano anche di una sostenibilità  sociale”

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