Comunali a Napoli, Brambilla: “La mia rivoluzione parte dalle Municipalità. M5S, come fai a stare con De Luca?”

Il candidato sindaco di “Napoli in movimento”, i dissidenti dei 5 Stelle, ne ha per tutti: “Centrosinistra e centrodestra sono accozzaglie di portatori di interessi. Ho lottato contro l’emergenza rifiuti e non scordo Bassolino”. E sul programma dice: “Niente slogan, andiamo a fondo delle questioni, per studiare ogni volta la soluzione”

“Al posto degli slogan bisogna andare a fondo delle questioni. Questo è il programma nostro: andare al fondo delle questioni, vedere le cause che hanno provocato i disservizi, e trovare le soluzioni”. Di Matteo Brambilla dicono sia uno “che studia sempre le carte”, senza inseguire la retorica di piazza. Dopo 5 anni da consigliere comunale, ora si ricandida a sindaco di Napoli. Stavolta non più per il M5S, ma con la lista “Napoli in movimento”. I dissidenti dei 5 Stelle, che rivendicano lo spirito originario dei Meet Up, contro la deriva governista e le alleanze del Contismo. “Nel centrosinistra mi sembra ci sia il ripetersi delle elezioni 2011, dove – racconta Brambilla – c’è un’accozzaglia di tante liste che non hanno un fine comune che è quello di un programma elettorale per la città, ma quello di mettere tante persone, legate a diversi interessi, all’interno del consiglio comunale. Questo significa non avere una visione univoca della città, e significa non partecipare ai confronti perché non si ha cosa dire, perché si devono rappresentare 13-14 portatori di interessi. Ed è un’altra cosa rispetto alla nostra lista, che portiamo avanti con orgoglio”.


Lei però a Manfredi, il candidato di Pd e M5S, continua a chiederlo un confronto.
Ho chiesto il confronto con Manfredi perché vorrei sapere se conosce la realtà dell’amministrazione, se conosce la realtà dell’indebitamento, al di là di quello che si legge sui giornali o che si è potuto far raccontare da qualcuno. Se conosce le cause che hanno portato all’indebitamento, e quindi anche la cura di queste cause, visto che si parla solo di finanziamenti a pioggia. Ma forse lui non sa che Napoli ha ricevuto quasi 2 miliardi di euro negli ultimi 6 anni di anticipi di liquidità. Per quello io ritengo questa coalizione un coacervo di interessi, ma non certo un bene per la città.
E cosa pensa del ruolo della Regione in questa coalizione, con gli endorsement di De Luca a Manfredi?
Più che gli endorsement, ha fatto lui le liste praticamente. Su 13 liste di Manfredi ne ha fatte 7-8, espressione diretta del presidente della Regione, che è riuscito a replicare a Napoli città quello che gli è riuscito alle regionali: fare da catalizzatore di tutti gli interessi. Ed è incredibile che il Movimento 5 Stelle si sia messo in questa alleanza, che raccoglie interessi più che proposte.

E Maresca, il candidato del centrodestra, come le è sembrato finora?
Maresca è partito bene, presentandosi come candidato civico, che rappresentava il nuovo. E poi via via – basta leggere le sue liste, ci sono Meloni, Berlusconi, Salvini – anche lui, alla fine, è caduto nella trappola delle 12 liste, poi 4 forse sono state escluse, ha fatto ricorso. E ai portatori di voti, i famosi capibastone che portano i voti della singola lista. E ha tirato dentro anche lui quest’espressione di una politica che speravamo di riuscire a combattere: un misto tra partiti e liste che devono fare eleggere 1-2 persone per lista e gli altri sono solo portaborse.
Senta, lei ha una storia di militanza nei comitati anti rifiuti: come giudica il ritorno di Bassolino?
Penso che il ritorno di Bassolino sia importante per far ricordare ai cittadini non solo napoletani, ma della Campania, cos’è stato un certo tipo di politica. Ricordo Bagnoli, ricordo tutte le discariche, l’inceneritore, tutto il ciclo dei rifiuti che lui ha ereditato politicamente dalla destra, ma che non ha pensato minimamente di cambiare. Mi sono letto tutte le carte della commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Ci sono molte cose che riguardano Bassolino, come dichiarazioni: lui disse che aveva scelto la continuità.
Sappiamo bene che in quel periodo Bassolino si siede a fare un incontro con Impregilo, e quindi con la Fibe, che non aveva mai avuto esperienze in quel settore, e decide di dare continuità amministrativa, e tentare il salto della quaglia, perché doveva diventare il leader nazionale del partito. Non potrò mai dimenticare che su 5 milioni di ecoballe c’è scritto il nome di Bassolino. Prima di candidarsi dovrebbe andare a rimuovere le ecoballe, togliere di mezzo le multe che stiamo prendendo per questi motivi. Poi fare un attimo un salto a Bagnoli, restituire i 400 milioni del fallimento di Bagnoli Futura. Bassolino, va però ricordato, non è mai stato imputato nel processo di Bagnoli Futura, ed è stato assolto da tutte le accuse nei procedimenti penali connessi all’emergenza rifiuti.
Io distinguo l’aspetto politico e morale dall’aspetto giudiziario. A me non interessa se uno è stato assolto dal punto di vista penale o amministrativo. Stiamo parlando dei danni che sono stati provocati sia all’ambiente sia alla vita dei cittadini, sia alle casse dei cittadini. La memoria è corta per qualcuno, ma non la nostra, che abbiamo combattuto in ogni parte della Campania contro questo piano disastroso. Quando lui dice di avere esperienza amministrativa, io rispondo che sappiamo qual è la sua esperienza, ed è ben lontana dalla mia idea di politica.
A proposito di idea di politica, qual è il vostro programma per Comune e Municipalità?
Fa bene a citare le Municipalità, perché non ne parla nessuno. La prima cosa che proporremo sulle Municipalità è il taglio dei consiglieri e degli assessori. Se si vuole un vero decentramento amministrativo, bisogna eliminare gli sprechi e le cose che non servono.


Ma cosa serve alle Municipalità?
Hanno bisogno di servizi e di decentramento amministrativo, e di soldi. Noi siamo riusciti in aula a far passare un emendamento che modifica il regolamento di contabilità, e prevede che, quando si fa il bilancio di previsione, si debba prima passare dalle Municipalità, per chiedere loro quanti soldi servono per dare servizi fondamentali ai cittadini. Uno dei buchi di bilancio e di indebitamento del Comune sono le somme urgenze delle Municipalità, le buche nelle strade – solo i contenziosi per le buche costano 2-3 milioni all’anno – quando invece si può fare una pianificazione e una programmazione, una manutenzione ordinaria, con quei soldi che vengono presi da consiglieri e assessori municipali che non servono a nulla, se non ci sono i soldi per far funzionare il decentramento. Questo è il primo punto.
E il secondo?
Il secondo punto riguarda anche il Comune, c’è una macchina organizzativa comunale che deve funzionare. Quindi una riorganizzazione per processi.
Nel concreto cosa comporta questa riorganizzazione?
Il processo deve comprendere più servizi e più uffici, mentre adesso c’è un verticismo con una suddivisione per servizi, con dirigenti che prendono i premi per obiettivi che sono poco chiari, obiettivi che i cittadini non vedono perché non vedono il miglioramento dei servizi. Serve una riorganizzazione generale, che vuol dire incontri periodici dei dirigenti col sindaco, incontri dei dirigenti dei collaboratori per arrivare a un processo.
Per processo cosa intendiamo?
Il processo significa “cosa bisogna fare insieme per arrivare a dare un servizio al cittadino”. Faccio un esempio: per l’anagrafe, c’è il processo dell’anagrafe. Per i tributi c’è il processo dei tributi, e così via. Nel bilancio di previsione che andranno a votare – che si voteranno loro – c’è scritto che c’è una riduzione anche dei costi, per esempio, dei tributi. Quindi vuol dire che tu non stai investendo nelle persone del Comune per andare a beccare chi non paga la tassa e per far pagare a tutti il giusto. Come pure sui trasporti, o sul patrimonio. Quali sono le cause che hanno portato le case popolari senza manutenzione? Quali sono le cause che hanno portato a non avere soluzioni per l’emergenza abitativa? Basta andare a vedere la relazione dei revisori dei conti, che dice: manca l’inventario dell’ente.
E all’atto pratico cosa significa?

Significa che abbiamo 67mila cespiti – edifici, case, negozi, aree – di proprietà del Comune di Napoli, ma il Comune non sa cosa ha in pancia. Ha uno dei patrimoni più ricchi, in termini sia economici che culturali, artistici e storici, di tutta Europa. Però non lo mette a frutto.
E come fare per metterlo a frutto?
Per metterlo a frutto, nelle partecipate, che devono gestire questi servizi, devi mettere a capo le persone giuste. Nel programma abbiamo previsto che le nomine nelle partecipate devono avvenire per concorso europeo, non per nomina del sindaco. Perché altrimenti la politica avrà sempre un’ingerenza, e bisognerà rispondere a logiche partitiche. E qui vengo a chi ha 13 liste.
Vale a dire?
Ovviamente non tutte le 13 liste entreranno in consiglio comunale, perché la matematica non è un’opinione, e quindi si daranno posti nelle partecipate, staff degli assessorati. E gli staff sono quelli che costano di più in Italia. Un Comune in pre dissesto ha tra i costi degli staffisti e i premi dei dirigenti tra i più alti d’Italia. Io su queste cose voglio confrontarmi con Manfredi, con Maresca, la Clemente. La Clemente sa bene quali sono i disastri provocati anche da lei come assessore. Ma ovviamente se non ci sono confronti pubblici ma si parla di sogni, della Napoli del Futuro, quando è la Napoli di oggi che mi interessa.
Per finire, allora, domanda a bruciapelo: com’è la Napoli di oggi?
Se tu non metti mano alle inefficienze e alle storture, non potrai mai parlare di una Napoli del futuro.

Gianmaria Roberti

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