Cesa, imprenditori e commercianti strangolati dal racket dei Casalesi: 8 arresti

I reati contestati: associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione tentata e consumata, lesioni personali e porto di armi, tutti con l’aggravante del metodo mafioso. Nel mirino il gruppo Caterino-Ferriero

Operazione anti estorsione della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli in cinque province: nelle prime ore di oggi – nelle province di Caserta, Napoli, Latina, Parma e Sassari – i carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli, nei confronti di 8 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione tentata e consumata, lesioni personali e porto di armi, tutti con l’aggravante del metodo mafioso. Le indagini hanno consentito, tra l’altro, di accertare negli anni dal 2008 al 2012, numerosi episodi di estorsione, tentati e consumati, perpetrati dagli indagati nei confronti di imprenditori del settore edile e commercianti dell’agro aversano, in particolare a Cesa. I destinatari dei provvedimenti sono ritenuti affiliati al gruppo Caterino Ferriero del clan dei Casalesi.

 

 

L’INDAGINE: BOTTE, COLTELLATE E MINACCE COL CAIMANO PER LE RICHIESTE DI PIZZO –  “Fra le responsabilità accertate – affermano il procuratore Giovanni Colangelo e l’aggiunto Giuseppe Borrelli – quella di Antonio Cristofaro (uno degli arrestati in carcere, ndr) che risulta gravemente indiziato, con altri, di una richiesta estorsiva ai danni di due imprenditori edili, richiesta aggravata per essere stata accompagnata da percosse, lesioni inferte con un coltello e minaccia con armi da fuoco”. Già condannato con sentenza irrevocabile per estorsioni aggravate dal metodo camorristico, Cristofaro era stato scarcerato nel marzo 2014 dopo aver espiato la pena e, nel giro di pochi mesi, si è sarebbe reso responsabile di diversi episodi estorsivi. Secondo gli inquirenti era il  capozona dei Casalesi  in numerosi Comuni dell’area atellana. Pur di ottenere il pizzo dagli imprenditori gli estorsori sarebbero ricorsi perfino a minacce con animali feroci come i caimani.  I un caso, gli inquirenti hanno accertato che a due imprenditori edili fu richiesta una somma a titolo di estorsione di 100mila euro. I due furono anche pestati selvaggiamente. In carcere sono finito anche il 59enne Nicola Caterino, i figli Amedeo e Pietropaolo di 33 e 30 anni, Michele Ferriero di 39 anni, ritenuto il successo di Caterino senior

L’indagine, che ha portato a 8 arresti (sette in carcere e uno ai domiciliari), è partita nel 2008 e ha consentito di attribuire ruoli ai singoli affiliati dell’associazione camorristica dei Casalesi – clan Caterino-Ferriero che opera nel comune di Cesa. Vengono contestati 15 episodi estorsivi, anche di quelli non denunciati alle forze dell’ordine ma successivamente confermati dalle vittime dopo le prove raccolte. Determinanti per le indagini le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luca Mosca, ex affiliato al gruppo, e le intercettazioni ambientali e telefoniche.

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