Benevento, la truffa milionaria sulla pelle dei migranti: 5 arresti

Il procuratore Aldo Policastro: “povera gente ospitata in maniera orribile”

Cinque arresti e 36 indagati a Benevento per una frode sui centri di accoglienza per i migranti. Una truffa ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode in pubbliche forniture, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio..Queste le accuse per cui l’imprenditore Paolo Di Donato già amministratore e successivamente consulente del Consorzio Maleventum, Felice Panzone, funzionario della Prefettura, Giuseppe Pavone, dipendente del Ministero della Giustizia, il carabiniere Salvatore Ruta e l’imprenditore Angelo Collarile sono stati sottoposti agli arresti su disposizone del GIP in base alle richieste della Procura della Repubblica di Benevento che ha coordinato le indagini. Indagini condotte dalla Polizia di Stato di Benevento, dai Carabinieri del Nucleo investigativo di Benevento ed i Nas di Salerno. Un business, un giro d’affari di 800 mila euro al mese. L’indagine è scattata a seguito di un esposto presentato dalla Cgil di Benevento.

“I migranti in questa indagine sono parti lese, persone che subivano una gestione dei centri assolutamente inadeguata”. Così il Procuratore capo di Benevento, Aldo Policastro in apertura della conferenza stampa dopo gli arresti delle 5 persone finite al centro dell’inchiesta della Digos e dei carabinieri sulla gestione dei centri per ospitare i migranti in provincia di Benevento.

“Ci colpisce negativamente – ha poi aggiunto Policastroin merito al coinvolgimento di un funzionario della Prefettura, di un dipendente del ministero della Giustizia e di un carabiniere – la permeabilità della pubblica amministrazione che ha consentito che si sviluppasse questa attività nei modi deviati descritti dall’ordinanza. Permeabilità che permetteva di avvisare i responsabili dei centri in caso di controllo”. Il business dell’immigrazione, di questo si è trattato. Povera gente ospitata in maniera orribile e del tutto inadeguata”.  “I migranti venivano ospitati in strutture fatiscenti, pericolose, senza porte e in alcuni casi, senza le minime condizioni igienico sanitarie – ha sottolineato il Procuratore aggiunto di Benevento, Giovanni Conzo – I guadagni su questa vicenda sono stati enormi. Una persona che non appariva direttamente ma che riusciva ad avere un numero maggiore di extracomunitari rispetto ad altri centri grazie ad un funzionario della Prefettura e veniva avvisato in caso di controlli o altre indagini”. Il dottore Conzo ha poi evidenziato come l’intera vicenda era tenuta in piedi “da un virus che si era innescato nella pubblica amministrazione. Purtroppo le indagini sono state difficili a causa delle fughe di notizie. Ogni volta che avviavamo un’attività tecnica – ha aggiunto ancora il procuratore aggiunto Conzo – ci rendevamo conto che grazie a persone colluse gli indagati venivano a conoscenza delle nostre attività”.

“Ribadisco come le forze dell’ordine abbiano lavorato in maniera sinergica durante questa difficile indagine”, ha invece rimarcato il questore Giuseppe Bellassai che ha poi elogiato l’operato della Procura che ha coordinato le indagini su un giro di affari illeciti. Di Donato – ha poi aggiunto il Questore- era colui che tirava le fila e creava una ragnatela che consentiva, ai 13 centri che a lui facevano capo ed ospitavano oltre mille richiedenti asilo, di lucrare sulla gestione degli immigrati nel Sannio”.

Presente alla conferenza anche il comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri, Alessandro Puel  sul coinvolgimento di un carabiniere nell’inchiesta ha sottolineato: “La nostra efficacia è data anche dalla trasparenza con cui si affrontano criticità come questa”.  Tante sono state le ispezioni che abbiamo effettuato nel Sannio, al termine delle quali avevamo rilevato numerose criticità che hanno supportato le indagini” ha i spiegato il maggiore Vincenzo Ferrara, comandante dei Carabinieri Nas di Salerno. “Si è potuto accertare che un funzionario della Prefettura aveva omesso di prendere provvedimenti che invece andavano presi nei confronti dei gestori di alcuni centri. In questo contesto abbiamo anche denunciato altre persone per frode in pubbliche forniture”.

Un’indagine scandita da troppe fughe di notizie. Ma voglio ringraziare gli agenti della Digos perchè sono riusciti ad essere un guscio impermeabile”. Ha ribadito il vicequestore aggiunto Giovanna Salerno, dirigente della Digos “Abbiamo lavorato senza far trapelare nulla su una situazione incresciosa. Tutti i giornali parlavano di Paolo Di Donato, l’uomo della ‘Ferrari’ e si chiedevano come mai nessuno indagava. Noi invece lo stavamo già facendo – ha aggiunto ancora la dirigente Salerno – la Procura di Benevento stava lavorando con la Digos e le altre forze dell’ordine per disvelare un sistema pazzesco, in ogni sua forma e manifestazione. Ci siamo trovati di fronte a due sistemi assestanti: il sistema Panzone – dal nome di uno degli indagati – colui che avrebbe dovuto controllare i centri, ma che in realtà vedeva un uomo pensare soltanto a se stesso senza effettuare controlli su un Consorzio che raggruppava vari centri. Poi c’era il sistema Di Donato, quello di assicurarsi attraverso una serie di amicizie di essere avvisati e riuscire in tempi brevi di mettere a posto le criticità prima delle ispezioni. Tutte le volte che si organizzavano controlli – ha poi svelato il vicequestore Salerno – Panzone chiamava e diceva, ‘verranno a fare i controlli’. Le condizioni dei centri sono state documentate anche grazie alla collaborazione con la Cgil” che in quel periodo aveva acceso i riflettori su una serie di criticità all’interno delle strutture di accoglienza. “Abbiamo scoperto e documento tutte le fughe di notizie nel dettaglio mettendo i responsabili spalle al muro”, ha concluso la dirigente della Digos. Le indagini della Digos hanno trovato il supporto anche della collaborazione della guardia di finanza e dei carabinieri del Nucleo investigativo, che ha focalizzato l’attenzione “sui rapporti tra un funzionario pubblico e un gestore di un centro di accoglienza e principalmente sui documenti presentati per l’apertura delle strutture”, ha puntualizzato il maggiore Alfredo Zerella, comandante del Nucleo investigativo. “Molto spesso l’imprenditore produceva documentazione falsa ed inesistente, addirittura in un caso il centro era completamente vuoto, una sorta di rudere già autorizzato ad ospitare migranti”.

UNA NOTA DELLA CGIL – In merito all’operazione della magistratura da segnalare una nota della Cgil Campania e della Cgil di Benevento. “Oggi si scrive una bella pagina di giustizia. Esprimiamo grande soddisfazione per l’operazione della magistratura e della polizia di Stato che ha scoperto un sistema illegale di gestione dei centri di accoglienza per immigrati in provincia di Benevento – sottolinea la nota – Come Cgil di Benevento nel 2015 abbiamo portato all’attenzione della procura con esposti e denunce le condizioni degradate in cui erano costretti a stare gli immigrati nei vari centri presenti sul territorio sannita. Sono state portate alla luce le carenti condizioni igieniche in cui versavano le strutture di accoglienza, a volte anche con scontri con i gestori dei centri, i quali facevano molta resistenza nel far entrare e visionare le strutture – aggiungono i vertici della Cgil – Siamo contenti, per il lavoro svolto dalla Polizia di Stato, abbiamo avuto fiducia nella giustizia, anche quando qualcuno provava ad affermare che avevamo mollato perché eravamo stati zittiti. Eravamo convinti delle nostre idee e del nostro operato, oggi possiamo dire che il lavoro ed il crederci paga sempre – ribadisce il sindacato – Per una Organizzazione come la nostra, poter restituire ai più deboli, dignità e libertà, ci da la forza per continuare il nostro operato e per continuare a sostenere che le cose che non vanno debbano essere denunciate, a noi non è mai piaciuta l’indifferenza, noi abbiamo sempre scelto da che parte stare, dalla parte dei più deboli, degli ultimi, di chi non ha voce – aggiunge ancora la nota –  Non faremo mai un passo indietro, andremo sempre diritti verso i diritti e le tutele –  Tale operazione, a messo in luce il sistema illegale che c’era dietro la gestione degli immigrati.
Si auspica un ripristino immediato della legalità nella gestione dei centri di accoglienza – conclude la nota –  per garantire dignità agli immigrati, per un sistema PULITO , ed anche per salvaguardare quegli operatori onesti che in questi anni hanno sempre gestito le strutture nel rispetto delle regole e della dignità, sia dei lavoratori che prestavano la loro opera nei centri sia degli immigrati presenti nei centri”

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