
Secondo gli inquirenti i protagonisti della vicenda avrebbero distratto fondi pubblici per le proprie utilità e per favorire parenti, amanti ed amici
“L’atteggiamento sconcertante dei protagonisti della vicenda è confermato dal fatto che anche una volta emessi gli avvisi di garanzia per i reati di corruzione, peculato e abuso d’ufficio, le loro condotte sono rimaste immutate, continuando gli indagati a svolgere le medesime attività illecite”. Un’indignata nota della questura di Avellino spiega perché il gip del capoluogo irpino ha emesso 7 misure cautelari nell’operazione eseguita nei confronti dell’amministratore della società partecipata dal Comune “Acs – Azienda città servizi” e di alcuni amministratori di cooperative. Ai domiciliari è finito il manager di Acs, Amedeo Gabrieli. Disposto il divieto di dimora per altre cinque indagati: Mauro Aquino, Giuseppe Freda, Maria Stingo, Sergio Galluccio, Vincenzo Marciano. La procura aveva chiesto i domiciliari per tutti. Nella vicenda sono indagati anche consiglieri comunali in carica ed ex consiglieri. Secondo gli inquirenti i protagonisti della vicenda avrebbero distratto fondi pubblici per le proprie utilità e per favorire parenti, amanti ed amici. Le attività di intercettazione telefoniche ed ambientali avrebbero svelato una gestione “criminale” della società e dimostrato che l’utilizzo delle cooperative aveva la reale finalità di creare contenitori per sistemare amici e parenti. Le indagini sono iniziate nel marzo 2015. L’esecuzione delle ordinanza è stata eseguita dagli uomini della squadra mobile, con l’Upg e la Guardia di Finanza del Comando provinciale di Avellino.
L’INDAGINE: “CARTE DI CREDITO AZIENDALI USATE DA COGNATI E AMANTI” – Cooperative e associazioni che venivano utilizzate “come strumento di distrazione di denaro pubblico”. Carte di credito aziendali utilizzate anche dal cognato, dalla cognata e dall’amante per poter pagare vacanze, alberghi e ristoranti. Nelle carte dei pm emerge uno scenario da brividi intorno all’Azienda Città Servizi, partecipata del Comune di Avellino. La società in house gestirebbe diversi servizi affidandoli “senza alcuna procedura d’appalto e in totale disprezzo delle regole, a cooperative o associazioni gestite – afferma la Procura – da pregiudicati, in cambio di un ingiustificato consenso popolare e sostegno elettorale”. Le indagini, durate circa un anno, hanno comportato diversi perquisizioni, personali e domiciliari anche presso uffici comunale e studi di commercialisti. Il materiale probatorio acquisito ha permesso di accertare, secondo gli inquirenti, “la gestione personalistica degli amministratori della società partecipata, l’uso personale e illegittimo da parte di soggetti esterni di strumenti e mezzi di proprietà del Comune, la gestione falsata dei bilanci, la distrazione di soldi pubblici per privata utilità, favoritismi nelle assunzioni in cambio di rinnovi delle convenzioni in evidente violazione di legge”.
Polizia e guardia di finanza hanno sequestrato una “mole smisurata di documentazione contabile-amministrativa” utile a ricostruire “l’anomala gestione delle spese effettuata dall’Acs per importi che si aggirano nell’ordine di diverse centinaia di migliaia di euro”. Per i pm le cooperative erano “fittiziamente realizzate solo allo scopo di rendere i servizi eseguiti soltanto parzialmente” e avevano la funzione di “contenitori nei quali sistemare amici, amanti e parenti”. Queste cooperative convenzionate da anni gestivano i parcheggi su tutto il territorio di Avellino ed erano “costituite prevalentemente da pregiudicati”, “capeggiate da esponenti di spicco criminale” che, con l’avallo dei dirigenti dell’Acs “rinnovavano le convenzioni e gli accordi in cambio di favori e servigi di assunzioni”. Dalle indagini è emerso che gli indagati avrebbero usato ripetutamente autovetture aziendali e speso soldi pubblici per benzina e per pagare multe. In alcuni casi le vetture sarebbero state affidate a familiari o ad amanti. Ed anche gli apparecchi Telepass in dotazione alle auto di servizio sarebbero stati utilizzati per fini personali e privati. “Un vero e proprio saccheggio – afferma il procuratore capo Rosario Cantelmo – per favorire amici e parenti, attraverso l’affidamento di consulenze o assunzioni”.
LE INTERCETTAZIONI: “FOLLIA PURA, SO QUATTRO CENTESIMI” – Dopo averli intercettati, gli investigatori commentano le reazioni degli indagati dopo una delle perquisizioni, annotando il loro “disincantato stupore”.
Amedeo: siamo alla follia pura, so quattro centesimi , dici t’ avissi pigliato na “sfaccimma” e tangente, le politiche tariffarie le fai il Comune, i “sordi“ li piglia il Comune, che me ne fotte a me e sti quattro “pirucchi “ ma tu ti rendi conto a che siamo arrivati, questi pare a me, ieri Roma capitale otto poliziotti per prendere quattro documenti, otto poliziotti
Pino: auhaauhauah ( ride )”
Gli investigatori citano la circostanza che un televisore Sony 60 pollici sarebbe stato acquistato con la carta di credito aziendale e installato in casa da uno degli indagati.
“A.: la bicicletta gliel’ho fatta usare, la macchina ce l’ho fatta pigliare io, io la televisione a casa me l’ero scordata, la televisione dell’azienda
Colla.tore: dottò ma io non ho capito ancora una cosa il fatto della televisione mò,
COLL.trice: noi non sappiamo
A.: la Sony che stava in ufficio, non era la mia me la portai perché si scassò la mia e poi la feci aggiustare.
Col.tore: ma l’azienda l’ha comprata??
A.: è !
COLL.tore: io non mi ricordo che l’abbiamo comprata, mi ricordo tutto l’incontrario che l’avete portata voi da casa.
COLL.trice: ma pure io, ma siete sicuro
A.: Sono sicuro, la comprai io …(inc) con la carta dell’ACS ( Azienda Città Servizi)”