Addio buste paga false, stop truffe ai danni dei lavoratori

Pesanti sanzioni per i datori di lavoro inadempienti

Stipendi versati solo in banca o in posta e la firma sulla busta paga non costituirà prova dell’avvenuto pagamento. Sono queste le principali novità introdotte dall’emendamento  approvato nell’ambito della manovra bilancio.

Il provvedimento dovrebbe contrastare le azioni scorrette di  alcuni datori di lavoro che utilizzando il ricatto del licenziamento o della non assunzione, corrispondono ai lavoratori una retribuzione inferiore ai minimi fissati dalla contrattazione collettiva, pur facendo firmare al lavoratore, molto spesso, una busta paga dalla quale risulta una retribuzione regolare.  Il provvedimento introduce un semplice meccanismo che consiste nel rendere obbligatorio il pagamento delle retribuzioni ai lavoratori (nonché ogni anticipo), attraverso gli istituti bancari o gli uffici postali.

 

 

La scelta del sistema di pagamento è rimessa direttamente al lavoratore, il quale potrà optare per l’accredito diretto sul proprio conto corrente per l’emissione di un assegno (consegnato direttamente al lavoratore o in caso di comprovato impedimento a un suo delegato) oppure per il pagamento in contanti presso lo sportello bancario o postale.

Viene vietato in sostanza ai datori di lavoro il pagamento della retribuzione a mezzo di assegni o contante qualunque sia la tipologia del rapporto di lavoro instaurato.

Si stabilisce, inoltre, che la firma della busta paga non costituisce prova dell’avvenuto pagamento della retribuzione.

Il provvedimento fissa l’obbligo per il datore di lavoro, al momento dell’assunzione, di comunicare al centro per l’impiego competente gli estremi dell’istituto bancario o dell’ufficio postale che provvederà al pagamento delle retribuzioni al lavoratore, nel rispetto delle norme sulla privacy.

La comunicazione, per evitare di attribuire nuovi oneri burocratici ai datori, sarà inserita nello stesso modulo che gli stessi inviano obbligatoriamente al centro per l’impiego quando effettuano nuove assunzioni. La modulistica, quindi, dovrà essere opportunamente modificata (dai centri per l’impiego) entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge per permettere l’invio corretto della comunicazione anche in modalità telematica.

Allo stesso modo, l’ordine di pagamento potrà essere annullato soltanto trasmettendo alla banca o alle poste copia della lettera di licenziamento o delle dimissioni del lavoratore, rese secondo le modalità di legge, fermo restando l’obbligo di effettuare tutti i pagamenti dovuti al lavoratore dopo la risoluzione del rapporto di lavoro.

Prevista una pesante sanzione che ammonta a 5 mila euro per quei datori di lavoro che continueranno ad utilizzare forme di corresponsione delle mensilità che non sono tracciabili. Una somma sanzionatrice così elevata ha come obiettivo un effetto deterrente per tutti quei comportamenti scorretti operati dal datore di lavoro nei confronti non solo dello Stato e della legge, bensì anche del dipendente stesso.

 

Mai più truffe a danno delle lavoratrici e dei lavoratori – afferma Titti Di Salvo, vicepresidente dei deputati del Partito Democratico e prima firmataria dell’emendamento alla manovra approvato in commissione Bilancio – mai più false buste paga. Ora abbiamo uno strumento per contrastare la pratica diffusa tra alcuni imprenditori scorretti di corrispondere ai lavoratori una retribuzione inferiore a quanto previsto dalla busta paga. L’emendamento, approvato questa notte dalla Commissione Bilancio, riprende – prosegue Di Salvo – il testo dalla mia proposta di legge, approvata in prima lettura alla Camera e di cui era relatrice Valentina Paris. È una norma a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche delle imprese corrette che devono combattere contro la concorrenza sleale di chi, scaricando falsi costi per il personale, accumula utili extra bilancio”.

 

                                                                                                                   Ciro Crescentini

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