Rubicondi lascia la Cgil dell’Umbria: “subalterna al Pd, tace sullo scandalo concorso”

Non si riconosce più in un sindacato più utile ai dirigenti che ai lavoratori

Rossano Rubicondi, 48 anni storico esponente della Cgil umbra ha deciso di lasciare l’organizzazione sindacale. Lascia diffondendo una lettera molto critica nei confronti del gruppo dirigente locale, regionale e nazionale.   Rubicondi lascia per tre motivi importanti: il primo, lo scandaloso silenzio della Cgil umbra e nazionale sullo scandalo di Concorsopoli all’ospedale di Perugia, la subalternità dei vertici dell’organizzazione prima ai Ds e ora al Pd  e terzo motivo: l’essere stato deferito ad una commissione nazionale di garanzia “solo per aver espresso un libero pensiero”. Accuse pesanti per il gruppo dirigente.

CGIL SUBALTERNA AI DS E ORA AL PD”  – “Ho deciso dopo un lungo e travagliato periodo di riflessione di lasciare la CGIL. Da tempo questa organizzazione la ritengo lontana dagli interessi reali dei lavoratori; basti pensare a ciò che non fece rispetto alla drammatica vicenda del taglio delle pensioni operato dalla Fornero. Una organizzazione che è sempre stata subalterna alle scelte politiche del PD, prima DS prima ancora PDS. Al di là delle parole e dei proclami non è stata mai autonoma da quel partito e non lo sarà nemmeno in futuro visto l’avvicinamento tra le segreterie di Landini e Zingaretti”

“IL SILENZIO SU CONCORSOPOLI”“Rispetto al quadro nazionale in Umbria siamo messi ancora peggio. Le vicende della scandalo politico che ha investito la regione, passate alla cronaca come “concorsopoli”, hanno evidenziato ulteriormente la “timidezza” politica della CGIL nei confronti del PD. Su questo specifico argomento ho maturato la mia scelta definitiva di abbandonare questa organizzazione al termine di una battaglia interna da me condotta per avere dei chiarimenti rispetto al paventato coinvolgimento di un nostro funzionario nell’ inchiesta giudiziaria. Alle mancate risposte del segretario generale della CGIL di Perugia e di tutta l’organizzazione mi sono visto costretto ad uscire pubblicamente con un durissimo comunicato stampa in  cui annunciavo che al silenzio della CGIL avremmo risposto con una assemblea di autoconvocati. Lo abbiamo fatto per difendere la nostra organizzazione; perché quel silenzio e quelle mancate risposte alle accuse pubbliche della stampa avrebbero donneggiato l’immagine del sindacato come in effetti è stato”.

“RUBICONDI DEVI TACERE” –  “L’unica azione che ha avviato la CGIL ad opera del suo segretari regionale Vincenzo Sgalla è stata quella di mettere sotto accusa il sottoscritto deferendomi alla Commissione Nazionale di Garanzia per aver violato, secondo lui, lo Statuto della CGIL agli articoli 4 e 5. Oggi pomeriggio ascoltato dal cordiale commissario della CGIL nazionale giunto da Roma ho ribadito la legittimità delle mie azioni e anzi o fatto presente che era stata proprio la CGIL a violare lo statuto non coinvolgendo il gruppo dirigente nella discussione e che ad oggi, due mesi dopo i fatti, ancora molti membri del direttivo Cgil di Perugia non ne hanno potuto parlare. Il messaggio della CGIL Regionale e Provinciale era ed è chiaro: “Rubicondi devi tacere. Devi smetterla con le tue esternazioni”. Purtroppo per Filippo Ciavaglia e Vincenzo Sgalla sono un uomo libero, convinto delle mie idee e nessuna lettera o minaccia velata potrà farmi recedere dalle mie convinzioni e dalle mie battaglie”.

“UN SINDACATO PIU’ UTILE AI DIRIGENTI CHE AI LAVORATORI –ho sempre creduto che la CGIL potesse tornare ad essere quel sindacato di lotta e di conquista di progresso e diritti per i lavoratori che aveva segnato la storia di questo paese. Oggi devo prendere atto che la CGIL non è più modificabile. E allora per un “idealista di merda” come me è giunto il momento di uscire da una organizzazione che ritergo ormai più utile ai suoi funzionari che hai lavoratori. Dopo aver concordato con la segreteria il tempo necessario per chiudere tutte le pratiche da me aperte all’ufficio vertenze dal 1° agosto rientrerò in fabbrica. Tornerò a sporcarmi dignitosamente le mani, sicuro che a differenza di tanti miei colleghi posso tornare tra i lavoratori a testa alta e a schiena dritta”.

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