Tra i promotori della mobilitazione ci sono il Movimento degli Studenti Palestinesi, l’Associazione dei Palestinesi in Italia e la Comunità Palestinese d’Italia.
Oggi ancora in piazza a Roma comitati e associazioni solidali con la resistenza palestinese. Alle 15, da piazzale Ostiense, è partito un corteo 7 mila persone che è arrivato a piazza Vittorio, sfilando per il centro della Città.
Tra i promotori della mobilitazione ci sono il Movimento degli Studenti Palestinesi, l’Associazione dei Palestinesi in Italia e la Comunità Palestinese d’Italia.
La manifestazione si intitolava “Stop al genocidio e al massacro in Libano”. Gli organizzatori spiegano in una nota che “tutto ciò che sta accadendo, ci devasta. Ma questo dolore ci spronerà a non cessare la nostra Resistenza rivoluzionaria e multigenerazionale”. Tra le richieste dei partecipanti al corteo ci sono quelle di “interrompere tutti i rapporti di tipo economico, accademico, scientifico, militare, politico e diplomatico” con Israele e che sia “sospeso e cancellato l’accordo di associazione UE-Israele”.
“Free Palestine“, “Stop al genocidio”, “Intifada fino alla vittoria”, “Siamo tutti antisionisti”, questi alcuni degli slogan scanditi dai manifestanti in corteo. Lo striscione in testa recita “Stop al genocidio della popolazione palestinese, stop al massacro in Libano”. Presenti anche diversi cartelli: “Vita, libertà e giustizia sono diritti umani. Morte, oppressione e ingiustizia sono causate dalla guerra”. Poi molte bandiere palestinesi.
Alcuni manifestanti hanno acceso dei fumogeni di fronte al Colosseo. I colori richiamavano la bandiera palestinese. Mentre il fiume di persone si muove verso piazza Vittorio, dal corteo sono partiti cori contro Israele, Stati Uniti, Unione Europea e il governo italiano. Esposta anche una maxi bandiera della pace.
Una manifestante dal carro si rivolge alla stampa: “Mi auguro che i giornalisti non strumentalizzino come al solito le nostre piazze – dice – non venite qui a strumentalizzare e a essere servi del sionismo. Giornalista terrorista ti ha pagato un sionista”. Quest’ultima frase viene ripetuta in coro. “Noi siamo le stesse persone del 5 ottobre. Continueremo a riempire le piazze parlando di libertà, vita, popoli in lotta, autodeterminazione e speranza, che è il motore di questo corteo”, afferma invece un rappresentante dei collettivi studenteschi della Sapienza: “vogliamo l’industria bellica fuori dall’università” aggiunge.