Rigettato il ricorso del procuratore generale di Milano: ci fu prostituzione, ma non sapeva che fosse minorenne
ROMA – L’assoluzione diventa definitiva: la sesta sezione penale della Corte di Cassazione conferma la non colpevolezza di Silvio Berlusconi nel processo Ruby. L’ex premier era imputato di concussione per induzione e prostituzione minorile. Condannato in primo grado a 7 anni, era stato assolto in appello. Dopo oltre 8 ore di camera di consiglio, la Suprema Corte rigetta il ricorso del procuratore generale di Milano Pietro De Petris. In udienza il pg della Cassazione aveva chiesto l’annullamento dell’assoluzione.
Nella requisitoria Eduardo Scardaccione, sostituto procuratore generale della Cassazione, aveva rimarcato “la piena sussistenza” dei reati contestati all’ex premier. Per quanto riguarda l’accusa più grave, quella di concussione, ad avviso del pg nella telefonata che Berlusconi fece al capo di gabinetto della questura di Milano, Pietro Ostuni, era stata esercitata “una pressione irresistibile per la sproporzione tra il soggetto che subiva la telefonata e il soggetto che da presidente del consiglio aveva chiamato”.
Nonostante il braccio rotto e il tutore, il professor Franco Coppi ha risposto alle obiezioni del pg catturando l’attenzione del collegio presieduto da Nicola Milo. “La sentenza di assoluzione ammette che ad Arcore si sono svolte cene e prostituzione a pagamento: cosa che la difesa non contesta, ma nella sentenza non si trova la prova di alcuna minaccia implicita o esplicita rivolta a Ostuni”. Coppi ha poi aggiunto: “Il mio assistito non me ne vorrà, ma io non posso calarmi il velo davanti agli occhi: queste ragazze frequentavano Berlusconi e lo chiamavano quando si trovavano nei guai o avevano dei problemi”, ma l’ex premier – ha proseguito l’avvocato – non sapeva assolutamente che Ruby era minorenne, tanto è vero che nella telefonata in cui la sente la notte tra il 27 e 28 maggio le fa una scenata e da quel momento non la vuole più rivedere”.