Permesso di soggiorno: Un anno e mezzo per il rilascio, faccendieri e corrotti dietro l’angolo

 

Le normative vigenti prevedono che il termine per ottenere il titolo è di 60 giorni.

Sono in media un anno, un anno e mezzo  che i migranti e le migrante devono attendere  per ottenere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno da parte delle Questure e delle Prefettura italiane. Tantissime le segnalazioni provenienti da associazioni e organizzazioni sindacali. Migliaia di pratiche accumulate da tempo negli uffici. Ritardi inaccettabili. I precedenti governi non hanno promosso iniziative adeguate per ridurre l’arretrato. Le associazioni sollecitano il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini ad intervenire fattivamente. Tra l’altro i  ritardi nel rilascio dei permessi e della documentazione creano  un clima di incertezza che impedisce di inserirsi nella società, rimanendo escluso l’accesso al mondo del lavoro. Molti rischiano di perdere il posto di lavoro. Le conseguenze di questa situazione sono pesanti per molte famiglie di stranieri. Ma ci sono anche datori di lavoro che si trovano in difficoltà perché non possono mandare i propri lavoratori in cantieri frontalieri e che possono decidere di licenziarli e agenzie interinali che faticano ad accettare curriculum di lavoratori con un permesso di soggiorno scaduto da mesi. Ci sono studenti costretti a rinunciare alle gite scolastiche in paesi europei con i compagni di scuola, genitori che aggiornano il titolo di soggiorno per inserire il figlio neonato, e che non possono recarsi al loro paese d’origine perché rischiano di non poter rientrare con il figlio piccolo. Eppure, le normative vigenti prevedono che il termine per ottenere il titolo di soggiorno è di 60 giorni. Termine che nessuna Questura italiana rispetta.  Le  gravi carenze del sistema di accoglienza e integrazione del nostro Paese rischiano di favorire una cinica rete di faccendieri e corrotti. Faccendieri e corrotti sempre dietro l’angolo che speculano sulla pelle della povera gente.  Il Ministero dell’Interno dovrebbe individuare soluzioni che riducano i tempi d’attesa e dunque restituiscano ai cittadini extracomunitari il diritto di muoversi liberalmente, lavorare e studiare, dando un vero  messaggio di discontinuità rispetto al passato.

                                                                                                                                   Ciro Crescentini

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