Perché difendo lo sciopero di prof e ricercatori universitari

Il professor Giuliano Laccetti sulla mobilitazione proclamata dal 1 giugno al 31 luglio: “Lauree, borse di studio ed Erasmus saranno garantiti”

Molte organizzazioni studentesche stanno non solo criticando l’azione di protesta indetta dal Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria (MDDU), ma (solo alcune per fortuna) richiedono addirittura un intervento esterno! Come stanno le cose? Una breve cronistoria. Particolari e dettagli si trovano ad esempio sul sito del MDDU: https://sites.google.com/site/controbloccoscatti/home
Dal 2011 al 2014 tutti i dipendenti pubblici (non tutti, ma lasciamo perdere) hanno subito un blocco totale degli stipendi; dal 2015 il blocco degli stipendi è stato finalmente tolto tranne che ai professori e ricercatori universitari, ai quali, unici, è stato “comminato” un altro intero anno di blocco, fino al 31/12/2015.
Le richieste del MDDU sono sostanzialmente:
– sblocco insieme con gli altri settori del pubblico impiego non contrattualizzato, dal 1/1/2015;
non perdere definitivamente e per sempre i 4 (o 5, se lo sblocco non viene concesso dal 2015) anni di lavoro.
Si richiede cioè, cosa concessa invece a tutti gli altri dipendenti pubblici, il riconoscimento giuridico degli anni di blocco. Ciò non significa chiedere “gli arretrati”, ma solo veder riconosciuti ai fini dello stipendio e della pensione e del Tfr, gli anni di blocco. Dal 1/1/2015, ad esempio, percepire immediatamente quanto si sarebbe percepito a quella data se non si fosse bloccata la dinamica degli aumenti biennali o triennali per i 4 anni precedenti. Nulla da chiedere su quanto non percepito nei 4 anni precedenti. Nessuna risposta da parte di vari governi.
A settembre 2017 il MDDU ha proclamato uno sciopero (astensione dal primo appello del mese di settembre, con larghe garanzie e recuperi per gli studenti) a cui hanno aderito oltre 11.000 docenti. Nell’ultima finanziaria la questione riconoscimento anni di blocco non è stata proprio voluta trattare: non riconoscere giuridicamente gli anni di blocco porta, con calcoli per difetto, ad una perdita media di oltre 100.000 euro a persona.
https://www.roars.it/online/scatti-e-a-te-quanto-ti-hanno-stangato-piu-o-meno-di-100-000-euro-scopri-qui-cosa-ti-costa-il-mutuo-perpetuo/

 

 

Il MDDU ha proclamato ora quest’altra iniziativa di protesta, giugno-luglio 2018. Questa volta, a rivendicazioni tipicamente sindacali, sono affiancate richieste “di sistema” e di miglioramento della situazione universitaria: aumento dello stanziamento per le borse di studio agli studenti meritevoli e in condizioni economiche disagiate; piano di assunzione di varie migliaia di professori e ricercatori, anche per cercare di colmare il gap che si è creato (dal 2008 ad oggi il numero di professori e ricercatori è diminuito del 20%). Maggiori dettagli ed informazioni a:
https://sites.google.com/site/controbloccoscatti/home/sciopero-giugno-luglio-2018
Sul sito si trovano tutte le attenzioni e gli accorgimenti per non creare danno a studenti in situazioni particolari (scadenze per borse di studio, lauree, programmi Erasmus, studentesse incinte, ecc …: per tutti questi casi, di fatto, lo sciopero non avrà effetto).
Cerco poi di essere chiaro per spiegare a studenti e famiglie il meccanismo dello sciopero (studiato, vagliato, autorizzato dalla Commissione Nazionale di Garanzia per gli Scioperi): ciascun aderente allo sciopero si asterrà dal tenere l’appello del suo esame che capita per primo nei mesi di giugno e luglio; tutti gli altri appelli saranno regolarmente effettuati.
Faccio il mio esempio. Attualmente svolgo 4 corsi : Programmazione I, Programmazione II, Calcolo Parallelo e Distribuito, Algorithms and Parallel Computing. Sono stati fissati due appelli (uno a giugno, uno a luglio) per ciascun corso. Aderendo allo sciopero, mi asterrò esclusivamente dal tenere l’appello di Programmazione I del 12 giugno; gli altri appelli, essendo previsti in date successive, li terrò regolarmente tutti! Programmazione II, Calcolo Parallelo e Distribuito, Algorithms and Parallel Computing, avranno i 2 appelli previsti, uno a giugno, uno a luglio. Solo Programmazione I, il primo, come data, che dovrei svolgere, avrà un solo appello a luglio. Disagio per gli studenti? Si. Danno irreparabile? Mi sembra proprio di no. Tra l’altro ci sono gli accorgimenti per casi “speciali” di cui parlavo prima. Ancora, pur non essendo dovuto, tutti i prof e ricercatori stanno avvertendo per tempo gli studenti della loro eventuale adesione allo sciopero, in modo che gli studenti possano riorganizzare, se coinvolti, la loro “programmazione” degli esami.
Borse di studio, lauree, Erasmus, studentesse incinte, studenti con problemi di salute, ecc.., saranno garantiti al 100%. Organizzazioni studentesche, studenti, famiglie, prendete conoscenza e coscienza di questa situazione. Lo sciopero NON danneggerà gli studenti. Provocherà, certo, qualche disagio.

Il MDDU ha diffuso un documento che riguarda tra l’altro la questione: sciopero in assenza di governo?

 

 

Perché confermiamo lo sciopero
“Premettiamo che un qualunque Governo dovrà gestire la legge di bilancio 2019. In tale legge il Governo deve allocare risorse dell’ordine dei 20 miliardi di euro ed è quella la sede in cui il Governo deve trovare le risorse per soddisfare le nostre richieste. La situazione politica nazionale sta cambiando di ora in ora, non si sa se e quale governo si insedierà, ma le conclusioni sono sempre le stesse, non legate alla tipologia del Governo. Lo sciopero non è contro un Governo, ma per ottenere un forte segnale di attenzione all’Università: lottiamo per il suo rilancio. Qualunque Governo lo farà, per noi sarà benvenuto.

Ora pertanto riconfermiamo in maniera sintetica:
1.   Un Governo gestirà la legge di bilancio 2019.
2.   Saltare questa scadenza significa rinviare tutto di un anno, alla successiva legge di bilancio del 2020.
3.   Questo è un aspetto qualificante: l’Università non può attendere più oltre, la nostra è diventata una questione urgente dopo anni nei quali è stata trascurata.
4.   Il Governo avrà bisogno di una forte sollecitazione per muoversi. Noi dobbiamo dargliela. D’altra parte, i risultati dello sciopero si vedono dopo e non prima.

 

 

Con i precedenti Governi, dal 2014 al 2017 ci siamo impegnati per tre anni in una interminabile e doverosa miriade di azioni e di iniziative prima di andare a incidere sui nostri studenti. Non ci hanno dato ascolto. Questa volta abbiamo invertito i fattori: sciopero subito, per far capire al Governo che verrà che l’Università non è più disposta a farsi trattare come è stata trattata negli ultimi anni. Il Governo che gestirà la legge di bilancio 2019 dovrà saperlo fin da adesso. Dovrà darci risposte in quella legge. E scioperare ora ha senso, eccome: se guardiamo al precedente sciopero, esso, proclamato il 29 giugno 2017, non ha dato i suoi frutti prima dello sciopero stesso (che si tenne dal 28 agosto al 31 settembre) bensì dopo, nella legge di bilancio, che fu presentata a metà ottobre e completamente definita a fine dicembre. Il Governo di allora ignorò apparentemente quello sciopero per tutto il periodo a valle della proclamazione e dello sciopero stesso, ma intervenne in legge di bilancio; con tutte le critiche del caso. Così anche il Governo che nascerà si troverà nei riguardi dello sciopero attuale esattamente come si trovò allora il Governo in carica. Quest’ultimo intervenne a sciopero avvenuto, alla luce dei ben oltre 11.000 scioperanti. È chiaro che se questo nuovo sciopero avrà ancora ben oltre 11.000 scioperanti non potrà non avere seguito pratico.”

Per una più ampia e approfondita riflessione sui problemi dell’università, che non si esauriscono certo con la questione blocco stipendiale e sciopero, rimando ad un mio precedente intervento su ildesk.it: https://www.ildesk.it//arte-e-cultura/i-governi-stanno-facendo-morire-le-universita-del-sud-fermiamo-questo-piano/

Giuliano Laccetti
ordinario di Informatica Università Federico II

Condividi sui social network
  • gplus
  • pinterest