Napoli, notte di rivolta contro quell’inferno chiamato carcere di Poggioreale

Protestano detenuti e parenti a seguito della morte di Claudio Volpi, detenuto di 34 anni

Momenti di alta tensione sono stati vissuti, nella notte, dentro e fuori al carcere di Poggioreale, dove si sono svolte due manifestazioni di protesta, l’una dei detenuti del carcere e l’altra, fuori dal penitenziario dai parenti dei detenuti. Almeno due padiglioni  detentivi di ‘Livorno’ e il ‘Salerno’ hanno dato vita alla iniziativa di lotta della battitura rivendicando iniziative e provvedimenti sul sovraffollamento e la tutela della salute. Fuori al carcere c’era un gruppo di circa 30 donne (sicuramente familiari dei detenuti) che hanno lanciato bottiglie e pietre contro il cancello del carcere. Un altro gruppo di 50 persone  ha tentato di bloccare il parcheggio. Una dura protesta contro gli agenti della polizia penitenziaria. Una protesta promossa a seguito della morte di  Claudio Volpi, detenuto di 34 anni morto nei giorni scorsi nel carcere partenopeo. Volpi è originario del quartiere di Fuorigrotta è deceduto per infarto. Aveva la febbre molto alta da giorni e nonostante le richieste di visita medica non é stato ascoltato. Le sue condizioni di salute si sono ulteriormente aggravate e il personale medico non ha fatto in tempo a chiamare il 118.  La moglie di Claudio, ieri sera, durante la protesta, in un video che circola sui social,  racconta quello che è successo.”Giovedì ho fatto il colloquio e mio marito stava benissimo mi ha anche baciato – racconta – poi ho saputo che era morto, nessuno mi ha chiamato, nessuno mi ha avvisato. Sono andata io dai carabinieri per capire perché è morto mio marito. Io ho saputo che è stato tre giorni sul letto, morto. Per una febbre a 38,5 non si può morire, non si può morire”. Inevitabile la protesta. La donna e altri parenti di detenuti hanno bloccato alcuni agenti di polizia penitenziaria e hanno messo in atto una protesta in strada all’urlo di “assassini”.Oggi è previsto un altro presidio davanti al carcere.

                                                                                                                              Ciro Crescentini

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