Napoli negata agli anziani, contestati i tagli del Comune

Tagliati servizi sociali e di assistenza particolarmente importanti

Gli anziani a Napoli rischiano di più e non se la passano bene. Rischiano soprattutto nel periodo estivo, nelle giornate di caldo torrido. Travolti dalle difficoltà, soprattutto  i pensionati che vivono con 400 euro al mese, gli anziani soli non coniugati e vedovi.

Tantissimi versano  in gravi difficoltà economiche e fanno fatica a svolgere attività quotidiane. Sarebbero necessari interventi come la sorveglianza attiva per coloro che si trovano in una situazione di rischio, soprattutto per via del caldo di questi giorni o l’assistenza a casa, i pasti a domicilio, i centri diurni o la tele assistenza, che costituiscono anch’essi una risorsa utile in risposta ai particolari disagi tipici del periodo estivo. Le difficoltà aumentano con la mancanza di strutture territoriali  sanitarie e sociali di accoglienza.

Il Welfare, l’assistenza sociale ha registrato un arretramento. Le scelte politiche ed amministrative assunte dal governo cittadino di Palazzo San Giacomo sono finite nell’occhio del ciclone. Contestati i tagli, la cancellazione di importanti servizi.

“Quest’anno il Comune ha soppresso il segretariato telefonico attivato lo scorso anno ovvero gli anziani non hanno più quell’assistenza che li aiutava a pagare una bolletta, o la consegna a casa della spesa o che li facesse un pò di compagnia, il ritiro dei medicinali presso le farmacie e, non ultimo, la negazione del servizio del trasporto pubblico – spiega Vincenzo Moretto, consigliere comunale di ‘Prima Napoli – E’ stata sospesa anche l’assistenza domiciliare e con il controllo del reddito Isee chi supera i 10.400 euro l’anno dovrà contribuire ai costi del servizio nella misura di 7,40 euro l’ora. Ciò sicuramente non sarà più accessibile a migliaia di anziani – aggiunge Moretto.

A quanto pare, l’amministrazione comunale di Napoli considera gli anziani un fardello. “Gli esponenti della giunta comunale partenopea non si rendono conto che il mancato sostegno  ha messo in difficoltà migliaia di famiglie anche con presenza di disabili – evidenzia Moretto –  Infatti si vedono sempre più anziani trascinarsi sotto il sole rovente a rovistare nei cassonetti dei rifiuti o ad elemosinare la carità per strada offrendo anche uno spettacolo non degno delle Istituzioni di una società civile.

Con questa Amministrazione si è toccato il fondo sulle attività del Welfare quasi a dimenticare che invecchiare può essere anche una risorsa considerato che il numero degli anziani è sempre più in crescita.

“Inoltre la non attuazione delle proposte inerenti l’attività dei nonni civici, i famosi soggiorni estivi, la ricostituzione della Consulta degli anziani che nelle passate Consiliature ha costituito un elemento essenziale di controllo dei centri di accoglienza degli anziani e dell’attività del telesoccorso e di tutto ciò che fa capo al Welfare degli anziani – rileva il consigliere comunale di Prima Napoli – Insomma, la nostra Città non sembra essere accogliente con i suoi anziani. Occorre, allora, che l’Amministrazione Comunale tracci, una volta per tutte, le coordinate di una visione innovativa delle politiche sociali, non certamente con la strada che sta percorrendo negli ultimi tempi. Gli anziani  una risorsa e un valore aggiunto che non vanno sprecati, ma vanno inclusi in definiti processi di integrazione, innanzitutto incontro generazionale. Una cultura completamente assente in questa Amministrazione”.

Ciro Crescentini

 

 

 

Significativi i dati forniti dalle organizzazioni no profit come la Caritas, le forze sociali e dalle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil. In Campania mancano i luoghi, i riferimenti di sostegno assistenziale. Rilevate pochissime  strutture non residenziali: 300 per 20 mila utenti;  le strutture residenziali sono 200 con 6300 posti letto. La  stragrande  maggioranza delle strutture per l’assistenza degli anziani è saldamente nelle mani dei privati. Nelle province campane le strutture residenziali private sono 174, quelle pubbliche solo 19. Le rette oscillano, in media, tra i 1200 e i 1800 euro. Tante famiglie sono costrette a rivolgersi ad una badante che costa da un minimo di 1000 euro a un massimo di 1500 euro al mese. A ogni lavoratrice, che non dorme in casa ma sta solo 8 ore con l’anziano assistito, spetta una paga oraria di 5,85 euro all’ora, se l’assistito è autosufficiente; se non lo è la cifra aumenta e si va a 6,49 euro all’ora. “E’ impossibile vivere con una mamma invalida al 100 per cento Con i soldi della pensione e dell’accompagnatoria che bastano appena per la badante” – sottolinea Anna Luongo, impiegata – Mia mamma soffre di sclerosi multipla. Ogni mese, tra pensione di reversibilità, accompagnatoria e invalidità arriva a 2 mila al mese. Per la badante spendiamo 1500 euro. Ne restano meno di 500 per vivere. Le difficoltà aumentano per le famiglie  che non possono assumere una badante. Tanti affollano le liste d’attesa per accedere alle pochissime strutture pubbliche presenti in Campania. Infatti, sono solo 20 le residenze sanitarie assistenziali per gli anziani gestite dall’aziende sanitarie locali, appena 180 posti letto, ne occorreranno oltre 3000, di cui 220 posti dedicati ai centri diurni per pazienti afflitti da Alzheimer. E non finisce qui. I fondi nazionali per le politiche sociali sono stati ridotti di oltre l’80%,  passati dai 2 miliardi 527 milioni del 2008 ai poco più di 55 milioni previsti per il 2015. Inoltre non sono stati definiti i Livelli Essenziali di Assistenza e le misure di contrasto alla povertà. Le organizzazioni sociali e sindacali hanno sollecitato i Prefetti delle città capoluoghi di provincia ad assumere iniziative sullo stato drammatico in cui versano le politiche sociali in Campania e convocare un tavolo straordinario con il governo nazionale e gli enti locali. Il sistema del Welfare, delle politiche sociali campani è  in andato tilt. La spesa per il sociale è molto al di sotto della media europea e che ci sono ancora squilibri tra Nord e Sud, visto che il Mezzogiorno presenta i livelli più bassi di spesa media pro capite (54 euro), circa tre volte inferiore a quella del Nord-Est (162 euro). La Campania resta ferma a 49 euro, contro una spesa media nazionale di 120 euro. Il welfare pubblico si è ristretto. L’allungamento dell’aspettativa di vita, il marcato invecchiamento della popolazione, le previsioni di incremento delle disabilità e del numero delle persone non autosufficienti prefigurano bisogni crescenti di protezione sociale. Negli anni a venire l’incremento della domanda di sanità e di assistenza proseguirà a ritmi serrati. Una domanda che l’offerta pubblica dovrà sforzarsi di soddisfare.

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