Napoli, 13enne morto a Gragnano: individuati 6 bulli autori delle minacce in chat. Imminenti gli avvisi di garanzia

La Procura ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di istigazione al suicidio

Cinque minori e un maggiorenne, sono stati identificati come presunti autori dei messaggi di insulti e minacce inviati sul telefonino di Alessandro, il 13enne di Gragnano morto il primo settembre scorso dopo essere precipitato dal quarto piano di una palazzina. Sul conto delle sei persone sono in corso approfondimenti, condotti dalla procura di Torre Annunziata – che ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di istigazione al suicidio – e dalla procura del tribunale per i minorenni di Napoli. Sarebbero imminenti le iscrizioni nel registro degli indagati, anche per consentire la nomina di periti di parte in vista dell’autopsia, la cui data ancora non è stata fissata.

Gli inquirenti sono sempre più convinti che la morte di Alessandro non sia stata frutto di un incidente. Il 13enne, vessato da episodi di cyberbullismo di cui non aveva trovato il coraggio di parlare a genitori e insegnanti, avrebbe deciso di togliersi la vita in uno dei momenti di sconforto che lo colpivano da quando era finito nel mirino di ragazzi, di poco più grandi, che lo bersagliavano di insulti e minacce, fino a scrivergli “ucciditi” in un messaggio. Al momento non sono ancora state accertate intimidazioni fisiche nei suoi confronti ma è probabile che Alessandro potesse temere anche per la sua incolumità, in vista dell’imminente ritorno a scuola.


E’ già  stata ascoltata dagli investigatori la fidanzatina di Alessandro, sua coetanea, cui il 13enne ha indirizzato via cellulare un messaggio di addio poco prima di morire. Le chat rintracciate dal telefonino del ragazzo, così come le sue interazioni sui social, sono oggetto di indagini, come confermato oggi anche dal ministro degli Interni Luciana Lamorgese: “Stiamo facendo tutti gli accertamenti e le verifiche sui siti e sui messaggi, da cui trarre notizie”. 

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