Minacce ad amministratori pubblici, Napoli e Campania maglie nere: boom di casi

Nella provincia capoluogo l’8% degli episodi nazionali (47, +38% dal 2017). E la regione vede una crescita dell’8% dall’anno prima (93 casi), e addirittura del 45% rispetto al 2016. Nel mirino non solo i politici, ma anche i dipendenti degli enti locali

Minacce agli amministratori pubblici, è boom in Campania. La regione è maglia nera per il secondo anno consecutivo, ed il trend è in netta crescita. La provincia di Napoli, inoltre, è la più colpita in Italia. Il fenomeno emerge da “Amministratori sotto tiro”, l’ottavo report di Avviso Pubblico, l’associazione degli enti locali contro le mafie e per la cultura della legalità. La ricerca è stata presentata questa mattina a Roma, e stabilisce un dato inequivocabile: nel 2018 la Campania non solo detiene ancora il primato negativo, ma vede un aumento dell’8% dall’anno prima (93 casi), e addirittura del 45% rispetto al 2016. La seguono altre regioni meridionali: Sicilia, con 87 casi (+10%); Puglia (59), Calabria (56). A livello provinciale, nel 2017 il territorio peggiore si conferma Napoli (47 casi, +38% rispetto al 2017). Dietro ci sono Palermo (25 casi), Roma (20), Reggio Calabria (17), Lecce e Agrigento (16) Caserta, Bari, Catania e Sassari (15 casi ciascuno). Numeri inseriti nel quadro nazionale in peggioramento. L’anno scorso, in Italia ogni quindici ore un amministratore pubblico ha subito un atto intimidatorio. Tranne la Valle d’Aosta, non ci sono zone franche: 84 le province e 309 i comuni interessati. Capofila sono il sud e le isole (66% degli episodi). Nel complesso, sono 574 le intimidazioni censite, in aumento dal 2017 (537). Nel 2011 erano 212, e in 7 anni la crescita è del 170%.

 

LO SCENARIO NAPOLETANO. Ad incidere sul dato regionale “è soprattutto la provincia di Napoli, prima – afferma il report – per numero di intimidazioni nel Paese con i suoi 47 casi censiti, la metà dell’intera regione, oltre l’8% del totale nazionale. Il territorio non è nuovo a questi exploit negativi: fu la prima provincia per intimidazioni censite dal Rapporto anche nel 2015 (46 casi) e nel 2017 (34). Fanno 156 in totale negli ultimi quattro anni”. Nel mirino non soltanto i politici. A Portici dodici persone sono state indagate per aver minacciato dipendenti comunali, per poter sversare rifiuti illegalmente. Inoltre, si segnalano “i reiterati atti intimidatori e aggressioni rivolte al consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, impegnato nel contrasto ai parcheggiatori abusivi, l’aggressione a bastonate subita da Ciro Guida, consigliere della III municipalità e quella mossa con una mazza da baseball a Maurizio Molinaro, consigliere della X Municipalità”. A Qualiano il Sindaco Ludovico De Luca “è stato aggredito da un uomo, in presenza di diversi testimoni, e nel corso della campagna per le Amministrative sono stati esplosi sette colpi di pistola contro un’attività commerciale mentre nella vicina piazza principale si stava svolgendo il comizio di chiusura della campagna elettorale di un candidato alla carica di sindaco”. Ad Acerra “sono stati minacciati – si legge – alcuni funzionari comunali, mediante sms e chiamate minatorie. A San Giorgio a Cremano il Sindaco Giorgio Zinno ha ricevuto una lettera di insulti (“Gay di m… dimettiti o facciamo del male a te e alla tua famiglia”) con due proiettili. A Castellamare di Stabia Andrea Di Martino, candidato sindaco con liste civiche alle amministrative del 2018, è stato sentito dai pubblici ministeri “a causa delle intimidazioni ricevute in campagna elettorale, sulle quali sta indagando la Dda di Napoli”. Lunga scia di minacce a Sant’Antimo: due proiettili in una busta recapitate al responsabile del settore urbanistica del Comune, l’ingegnere Claudio Valentino; una bomba comandata a distanza è esplosa durante la notte all’esterno di un portone andato distrutto nel palazzo in cui vive la consigliera comunale Giusy Ferriero; sul finire dell’anno l’incendio dell’auto del consigliere comunale Francesco Di Lorenzo.

 

LE ALTRE PROVINCE CAMPANE. In Campania, dopo Napoli c’è Caserta, dove assistiamo ad “una evidente recrudescenza del fenomeno negli ultimi due anni: si è passati dalle sole 3 intimidazioni registrate nel 2016, alle 12 del 2017, fino alle 15 del 2018”. Tra le vicende più inquietanti, “i reiterati atti intimidatori perpetrati a Marcianise, amministrazione guidata dal Sindaco Antonello Velardi – già oggetto di diverse intimidazioni nel 2017 – che su Facebook ha visto circolare due video con fotomontaggi: uno in cui viene giustiziato dall’Isis e l’altro in cui viene inquadrato il portone di ingresso del Comune mentre si ascoltano colpi di mitragliatrice”. A Piana di Monte Verna la lettera minatoria ricevuta dal Sindaco Giustino Castellano. E sono due le lettere con minacce, nel giro di pochi giorni, al primo cittadino di Piedimonte Matese, Luigi Di Lorenzo. In una interrogazione parlamentare il senatore Franco Mirabelli ha denunciato un atto intimidatorio all’ex vicesindaco di Mondragone, Benedetto Zoccola, nel mirino in passato di due attentati dinamitardi “per cui ha riportato danni fisici seri e permanenti”. In provincia di Salerno il fenomeno è stabile: sono 14 gli episodi censiti, uno in meno del 2017. Il report, tuttavia, segnala uno dei casi più gravi in Italia: l’attentato contro Giampiero Delli Bovi, avvocato civilista e collaboratore del sindaco di Montecorvino Rovella, Martino d’Onofrio. Il giovane ha perso l’uso di entrambe le mani per l’esplosione di un pacco bomba, recapitato davanti al cancello della sua abitazione.

In calo le intimidazioni in provincia di Avellino (11 casi), dimezzate rispetto al 2017 (22). Incendi di auto di amministratori locali ad Avellino, Cassano Irpino, Lauro e Ospidaletto d’Alpinolo. A Domicella un uomo viene denunciato per tentata estorsione e lesioni aggravate nei confronti di un dirigente del Comune. Sono 6, infine, gli episodi nella provincia di Benevento. Tra questi, a Ginestra degli Schiavoni la bomba carta contro la casa del sindaco Zaccaria Spina; a Bonea distrutta dalle fiamme la vettura di un consigliere comunale di maggioranza, Alfonso Pecchillo.

 

IN AUMENTO LE INTIMIDAZIONI SUI SOCIAL. La tipologia di minaccia più utilizzata in Italia si conferma l’incendio. Tuttavia, è in netto calo l’incidenza rispetto al 2017 (dal 28% al 19%). Aumentano le aggressioni (dal 10 al 15%), le minacce verbali (dal 9 al 12,5%), quelle veicolate sui social network (dal 9 al 12%) e le scritte offensive/minacciose (dal 5 all’8 %). Diminuiscono le lettere e i messaggi intimidatori (dal 14 al 11,5%). “Va infine evidenziata – scrive Avviso Pubblico – la progressiva escalation delle minacce veicolate sui social network:d a un poco significativo 3% registrato nel 2016 su scala nazionale al 12% del 2018, quarta tipologia più utilizzata. Impiegata non solo per intimidire gli amministratori locali e il personale della Pubblica amministrazione attraverso minacce, offese e insulti, ma anche come terreno di diffamazione: una fake news veicolata sui social, seppur immediatamente smentita, continua a circolare per mesi, se non anni. E gli schizzi di fango raggiungono la reputazione del diretto interessato”.

 

NON SOLO MAFIE, PIÚ MINACCE DA CITTADINI.  Il report racconta che “non tutte le intimidazioni ricevute da amministratori locali e personale della Pubblica amministrazione hanno una matrice criminale”. Avviso Pubblico ha registrato per il terzo anno consecutivo un aumento dei casi in cui non sono le mafie o altre organizzazioni criminali a colpire, quanto singoli cittadini o gruppi di essi. “Si tratta di episodi – spiega la ricerca – sempre meno isolati, che si verificano su tutto il territorio nazionale. Fra queste minacce/intimidazioni non mafiose – 169 nel 2018, il 29,5% del totale – oltre un terzo, il 35,5%, trae origine dal malcontento suscitato da una decisione amministrativa sgradita”. Quale esempio, si cita quanto avvenuto a Pozzuoli. Qui il sindaco Vincenzo Figliolia “ha ricevuto gravi minacce e invettive per la decisione di sgomberare 43 famiglie che avevano occupato i container post terremoto in cui era presente dell’amianto”. Un altro 22,5% è riferibile “ad un vero e proprio disagio sociale, come la richiesta di un sussidio economico o di un posto di lavoro”. Il 17% riporta casi di “violenza politica”. Infine, un altro 15% è strettamente collegato al tema dell’immigrazione e all’accoglienza dei rifugiati.

Gianmaria Roberti

(Foto Report “Amministratori sotto tiro” 2018)

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