Lo Stato ipocrita celebra Borsellino mentre prepara nuove impunità

Oggi il 29esimo anniversario della strage di via D’Amelio, con l’ombra di depistaggi istituzionali e verità negate. E sullo sfondo la prossima riforma della giustizia, altra offesa alle vittime del crimine: delinquere converrà sempre di più

Lo Stato ipocrita celebra il 29esimo anniversario della strage di via D’Amelio. Con una mano ricorda il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina). Con l’altra prepara un’agghiacciante riforma della giustizia, nel segno dell’impunità. Nell’attuale testo della guardasigilli Cartabia – approvato dal Cdm -, ad esempio, verrebbe escluso il carcere per condanne fino a 6 anni. Anche per reati gravi come corruzione e rapina. Un segnale devastante. Ma questo è il medesimo Stato coccodrillo che, una volta l’anno, omaggia i martiri dell’antimafia. Ma è capace di ordire un clamoroso depistaggio, proprio sull’eccidio del 19 luglio 1992. Una truffa svelata 17 anni dopo, grazie alle rivelazioni del pentito Spatuzza. In questo clima di omissioni, di verità negate, scorre la commemorazione della strage. La memoria di Paolo Borsellino e della sua scorta è consegnata ai bambini delle scuole dei quartieri disagiati di San Filippo Neri (ex Zen) e San Giovanni Apostolo (ex Cep), protagonisti stamattina con un presidio curato dal “Centro studi Paolo e Rita Borsellino”. In via D’Amelio il palchetto montato vicino all’Albero della Pace dei componenti delle scorte sopravvissuti alle stragi e dei familiari delle vittime di mafia.  “Fuori la mafia dallo Stato”, come in quei giorni del ’92, è lo slogan urlato. Le Agende Rosse sono sventolate dall’omonimo movimento (in foto), guidato da Salvatore Borsellino.  “Dal 2007 vengo qui in via d’Amelio per impedire che – dichiara all’AdnKronos il fratello del giudice ammazzato ipocrite esternazioni e dichiarazioni di rappresentanti delle Istituzioni e le loro corone di alloro. Li vedevo come avvoltoi che venivano su luogo strage per assicurarsi che Paolo fosse veramente morto e per mettere il sigillo sulla sua tomba. Oggi le Istituzioni non vengono più, hanno paura di un’agenda rossa sollevata in alto, forse perché ricorda loro un peccato quasi originale di questi ultimi 30 anni della nostra Repubblica. Vengono il 23 maggio quando sanno che non siamo qui con le nostre agende rosse”. E abbiamo “tentativi di depistaggio attualissimi – sostiene il pg di Palermo, Roberto Scarpinato -, come quello di Maurizio Avola (ex pentito, ndr) che, dopo tanti anni, dice che nella strage non c’è nessun mistero. Poi ci sono quelli di Giuseppe Graviano che a Reggio Calabria ha depositato una memoria in cui, invece di difendere sé stesso, si preoccupa di difendere l’ex 007 Giovanni Aiello: non fu lui a partecipare alle stragi. Dice inoltre che fu un magistrato e non i servizi segreti a rubare l’agenda rossa di Paolo Borsellino”. Perciò la “la strage di via d’Amelio non è finita” neppure 29 anni dopo. La giornata si conclude in serata, con una fiaccolata sul luogo della strage. L’ultimo appuntamento per ricordare una strage ancora senza verità.

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