“La Città chiude per colpa dei tagli all’editoria”: interrogazione-bufala di De Luca jr

A Montecitorio il figlio del governatore e Filippo Sensi, ex portavoce di Renzi, firmano l’atto che incalza il governo: “Scongiurare la chiusura del quotidiano, avvenuta a causa della vostra scure sul finanziamento pubblico”. Ma la testata di Salerno non ha mai percepito fondi

Crisi dell’editoria, fake news dal Pd. Una bufala mica da poco: finisce in un’interrogazione parlamentare. L’atto porta alla Camera la vertenza del quotidiano la Città di Salerno, le cui pubblicazioni sono cessate questo mese, mandando a casa giornalisti e poligrafici. Per quello che era il giornale più venduto della provincia, si mobilitano Piero De Luca, figlio del governatore campano, e  Filippo Sensi. I due firmano un’interrogazione al premier Conte e al ministro Di Maio: “Il giornale chiude per colpa dei tagli all’editoria”. Siamo sicuri? Invece no, la Città non percepiva alcun contributo pubblico. E la chiusura non c’entra con i tagli al finanziamento, peraltro non ancora operativi. Ma non lo dite a De Luca jr e Filippo Sensi, un vero esperto di editoria: era spin doctor di Matteo Renzi e portavoce di due presidenti del consiglio (il “rottamatore” e Gentiloni). Informa una nota: i due parlamentari del Pd chiedono all’esecutivo come intenda intervenire per “scongiurare la chiusura del quotidiano salernitano La Città”. Un po’ fuori tempo massimo, forse: la società editrice Edizioni Salernitane è in liquidazione, e per i dipendenti c’è la richiesta di cassa integrazione. Ma vabbè, volete proprio guardare il capello? “Dopo quasi 23 anni – denuncia Piero De Luca – chiude sotto i colpi dei tagli all’editoria voluti dal governo Lega-Cinque Stelle una delle testate più radicate nel territorio della provincia di Salerno – Un segnale preoccupante che colpisce non solo i lavoratori e le loro famiglie, ma i lettori e tutti i cittadini di una area e di una comunità che vive come una ferita questa chiusura”. In realtà, i colpi del governo non hanno colpa. Certo, la legge di bilancio prevede un graduale azzeramento dei fondi all’editoria, con tagli progressivi a partire da quest’anno, fino allo stop definitivo nel 2022. Ma il problema è che la partita non riguarda la Città di Salerno. Lo storico quotidiano non percepiva il contributo pubblico. Mai percepito in 23 anni di attività, passati in gran parte nel gruppo Finegil di Carlo De Benedetti, prima del cambio di proprietà nel 2016. Nell’annunciare lo scioglimento volontario anticipato, il 12 febbraio la società editrice ne attribuiva i motivi all’aggravio dei costi e all’impraticabilità di ogni strategia di riduzione. Anzitutto, l’azienda puntava il dito contro il costo del lavoro (70% dei costi totali). Una ricostruzione contestata dall’assemblea di redazione, ma comunque nessuno parlava di tagli all’editoria. Nessuno: neppure i dipendenti, pur contrapposti all’azienda. Ma Piero De Luca non sente ragioni. “Il caso de ‘La Città’ è emblematico – incalza – della falcidie portata avanti da questo esecutivo nei confronti di testate, emittenti e di tanta editoria locale, messa in ginocchio dai tagli decisi a palazzo Chigi, nel disprezzo più evidente della libertà di informazione e del pluralismo delle voci in questo Paese”. Cosa dire? Quella della libertà di informazione deve essere una crisi davvero grave, se impedisce allo stesso De Luca di scoprire i veri beneficiari del finanziamento pubblico.

Gianmaria Roberti

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