Il ‘piano Colao’ guarda in un’unica direzione: alle banche, ai padroni

Riceviamo e pubblichiamo integralmente

Da pochi giorni il presidente del Consiglio – Giuseppe Conte – si trova tra le mani il Rapporto “Iniziative per il rilancio Italia 2020-2022” del Comitato di esperti in materia economica e sociale (piano Colao).

Nella sua complessità questo studio per il rilancio dell’Italia contiene, a mio avviso, buoni propositi, pesanti omissioni e vistose invasioni di campo.

Sembrerebbe, a prima vista, un elenco di cose da fare, talune neutre altre cattive, come quei discorsi del padre di famiglia che annuncia ai propri cari le buone intenzioni per la salvaguardia del nucleo ed i sani principi morali che questi debbono praticare nella società.

Mi risulta difficile capire, scorrendo le pagine, i presupposti che hanno portato a quelle conclusioni, più chiaramente non si ritrovano i motivi di “ritardo” che ci hanno confinato nell’attuale condizione. I punti forza di una strategia che si propone il rilancio economico e sociale di un paese debbono contenere l’analisi di ciò che è stato, di chi e che cosa ha determinato quelle disfunzioni, se non altro per evitare gli errori del passato. Ovvero non si guarda nella direzione pre-Covid 19, visto che tutti i problemi affrontati preesistevano alla comparsa del virus (che li ha solo aggravati).

Né tantomeno si individuano gli strumenti che dovrebbero garantire il superamento delle condizioni di eccessiva burocratizzazione dell’agire pubblico, si rifugge da tutti quei motivi di blocco che hanno provocato resistenze alla modernizzazione dello Stato.

Il corposo documento decide di non parlare, volutamente, di giustizia civile e fiscalità.

Il ricorso alla giustizia civile continua ad aumentare, vi è una mancata accelerazione delle forme dei riti alternativi (conciliazione, arbitrato), l’altissima percentuale di rigetto delle cause proposte dai ricorrenti (oltre il 40%) dimostra che non vi sono adeguati filtri prima di andare dinanzi al magistrato. I tempi lunghi creano un’economia drogata e distraggono forze che potrebbero far crescere il sistema produttivo. Come si fa a non ragionare di una dis-economia in un documento di rilancio dell’economia?

Ma la cosa più sorprendente riguarda due suggerimenti che non avrebbero motivo di esistere e che comunque cercano di indirizzare le pratiche di governo verso misure pericolose: la rimozione del contagio da Covid – 19 dalle responsabilità penali del datore di lavoro e la regolarizzazione e rientro dei capitali detenuti “illegalmente” all’estero. Un messaggio devastante questo, che spiana la strada a rendere insicuri, dal punto di vista sanitario, i luoghi di lavoro e favorisce la pratica sempre più diffusa dell’evasione fiscale.

Piuttosto che alzare il tiro sui costi di sicurezza, su una nuova organizzazione del lavoro, su luoghi di produzione salubri e sicuri, sul rispetto delle misure contenitive per evitare il contagio da virus, su un nuovo modo di intendere il lavoro, si “allenta” ogni responsabilità verso il padrone.

Si premia chi sottrae economia sana, chi fa abbassare le entrate di uno Stato, minando la redistribuzione economica e sociale, chi mette in discussione la ricchezza di un paese, chi “spezza” la solidarietà tra le classi sociali.

Infine il tema del Mezzogiorno è completamente disatteso.

La scelta è addirittura strategica, da parte di questi cervelloni, nel non assumersi responsabilità rispetto ai ritardi del SUD. A preoccuparsene è anche lo Svimez che fa notare la scarsa attenzione alla questione meridionale, probabilmente vista ancora come un problema e non come una potenzialità per l’Italia.

Con un Piano per il Sud presentato a febbraio di quest’anno, che già sembra vecchio dopo il Covid – 19 – e con l’inizio degli Stati Generali, riarticolare la strategia di questo pezzo del paese, in funzione  di una sua ripresa, ovvero della restituzione del maltolto, così come riconosciuto dallo stesso Piano, poteva e doveva rappresentare un’occasione ghiotta. Invece questa omissione è grave quanto intollerabile. E lo sarebbe ancor più se fosse voluto dal committente (Conte).

Il piano Colao guarda troppo in un’unica direzione: alle banche, ai padroni, ai gruppi di interesse. E non “vede” il SUD, le masse popolari in difficoltà, quella economia informale che chiede voce, non individua gli strumenti per allargare i diritti di cittadinanza, rifuggendo dal rintracciare quei motivi di “invisibilità” che creano affanno a determinati soggetti sociali.

Raffaele Carotenuto

Appare, quindi, inutile che il presidente del Consiglio si affanni a precisare che l’elaborato degli esperti rappresenti un prospetto di lavoro di schede. No, si tratta invece di un manifesto politico scritto con le mani delle forze maggioritarie del paese.

Va recuperato, pertanto, lo sbilanciamento avanzato e porre a questo Governo quei necessari “contrasti” per rimediare alle vistose sbandate, articolando uno scenario rivendicativo capace di far ribaltare l’idea che l’Italia riparta prima dal Nord e con gli imprenditori.

La parola passi alla piazza ed anche a quei pochi soggetti parlamentari che ancora conservano una coscienza dell’esserci ed una qualche riminiscenza di sinistra.

Raffaele Carotenuto

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