
Tracollo della Cgil in Campania, 56 mila iscritti in meno
Calano il numero dei tesserati al sindacato. Dal 2015 al 2017, Cgil, Cisl e Uil hanno subito una contrazione di 447 mila persone, di cui ben 293 mila residenti nelle realtà regionali del Mezzogiorno. È quanto emerge da una ricerca dell’Istituto Demoskopika, secondo cui è la Cgil a registrare il maggiore decremento con un calo di ben 285 mila iscritti, pari ad una riduzione del 5,2% rispetto al 2015, seguita dalla Cisl con meno 188 mila tesserati e pari ad una contrazione del 4,5%. In controtendenza la Uil con circa 26 mila iscritti in più nell’arco temporale osservato (+1,4%).
Emorragia Cgil
Nel 2017 la Cgil ha perso 285mila iscritti rispetto al 2015, per un calo pari al 5,2%.
Una contrazione che tocca principalmente i territori cosiddetti “a guida rossa”. Tra le prime otto realtà territoriali a dimostrare più sfiducia, infatti, ben 7 in termini assoluti sono attualmente governate dal centrosinistra.
Lazio e Marche registrano un calo rispettivamente di 14mila iscritti (-7,4%) e 12mila e 400 iscritti (-3,7%). L’Umbria registra una decrescita di 20mila 200 iscritti pari al 17,2%, In Calabria la contrazione è di 20mila 800 iscritti pari al 12,7% in meno rispetto al 2015 Salendo in Emilia-Romagna si registra l’emorragia vera, c’è una perdita di 46mila e 500 iscritti con un calo pari al 5,7% C’è il tracollo in Puglia dove la Cgil ha registrato una decrescita di 54mila e 100 iscritti pari al 18%. La perdita maggiore è stata registrata in Campania con una contrazione di quasi 56 mila iscritti pari al 17,9% in meno rispetto al 2015, Sul versante opposto, il primato dei territori caratterizzati da un aumento delle iscrizioni spetta al Veneto con all’attivo quasi 9mila adesioni in più (+2,3%), al Trentino Alto Adige con 5mila e 900 tesserati in piu’ (+8,2%). ma c’è una crescita anche in Valle d’Aosta con un incremento di 718 iscritti che comunque rappresentano un +5,9%.
L’emorragia si fa sentire anche dalle parti della Cisl. Tra il 2015 e il 2017 ha perso 188.000 iscritti, (-4,5%). In questo caso le perdite “a due cifre” si sono registrate in sette regioni. Nel Lazio la Cisl ha perso 11mila e 400 iscritti (-3,9%). In Sicilia si è registrata la perdita maggiore: 38mila e 700 tessere in meno (-12%. In Campania la contrazione è di 30mila e 600 iscritti pari al 11,1%. La Cisl registra in Puglia ben 22mila e 500 tesserati in meno (-9,1%). Meno accentuato il calo registrato in Lombardia: sono stati persi 18mila e 500 iscritti pari al 2,4% in meno. In Calabria sono stati persi 15mila e 500 tesserati (-10,3%). Invece in Piemonte ci sono stati quasi 12mila iscritti in meno (-4,4%). Anche la Cisl registra in alcune regioni un aumento degli iscritti alla propria sigla. Il Trentino Alto Adige è il territorio più fedele: c’è stato un aumento di 447 tesserati (+0,6%).
Dei confederali l’unica a salvarsi è la Uil, che, oltre a non subire una contrazione del “consenso” lo aumenta di 26mila e 500 unità, pari ad una crescita dell’1,4% rispetto ai tesserati che poteva vantare nel 2015.
Ciro Crescentini