Giornalista condannato al carcere per diffamazione. Il sindacato giornalisti: “prepariamo ricorso in appello”

La sentenza emessa dal giudice monocratico del tribunale di Nola

Il giornalista Pasquale Napolitano è stato condannato dal giudice monocratico del Tribunale di Nola a otto mesi di carcere per diffamazione a mezzo stampa. Napolitano è stato processato per un articolo sull’Ordine degli avvocati di Nola pubblicato per il quotidiano online Anteprima24 ad aprile 2020.

Quattro anni più tardi, il giudice monocratico del tribunale di Nola (quindi un altro avvocato) lo ha condannato al carcere e a una multa da 6500 euro. Pena sospesa per le attenuanti generiche, quindi Napolitano non andrà in prigione. Al di là del merito della vicenda, però, la sentenza riapre il dibattito sul carcere per i giornalisti in Italia, ad oggi previsto dall’articolo 595 del codice penale. Addirittura un mese fa, Fratelli d’Italia aveva provato ad aumentare le pene e prevedere fino a 4 anni e mezzo di carcere per i giornalisti condannati per diffamazione. Una proposta poi ritirata tra le proteste.

Sulla vicenda è sceso in campo il Sindacato unitario giornalisti della Campania attivando il proprio ufficio legale per preparare un ricorso in Appello “contro la decisione del giudice onorario che riteniamo assolutamente sproporzionata. L’articolo di mille battute, quindici righe appena, è stato pubblicato dal giornale online Anteprima24 e riguarda l’Ordine degli avvocati di Nola per una vicenda del 2020” – sottolinea in una nota il SUGC. “Proprio per una causa che riguardava Pasquale Napolitano il SUGC presentò l’eccezione di incostituzionalità che ha portato poi alla decisione della Consulta di dichiarare incostituzionale il carcere per i giornalisti. È singolare che una sentenza del genere arrivi da un giudice non togato e che non contempli in alcun modo quanto stabilito dalla Corte Costituzionale, seppure per un altro articolo di legge, sul carcere per i giornalisti”, conclude la nota del Sugc.

Piena e forte solidarietà a Napolitano, dall’ Ordine dei Giornalisti della Campania e la Commissione Legalità dell’Ordine regionale.

Non comprendiamo come si possa essere arrivati ad una condanna ad 8 mesi di carcere per un articolo sull’ordine degli avvocati di Nola che non aveva – a nostro parere- elementi di diffamazione e che ha assicurato diritto di replica. Napolitano, cronista 42enne, ha semplicemente svolto il proprio lavoro e la condanna al carcere, seppur con pena sospesa, è una grave ferita che non può passare inosservata. Questo tipo di sentenza mette a rischio l’autonomia dei giornalisti – si legge in una nota dell’Ordine – È incomprensibile, inoltre, che la condivisione sui social dell’articolo firmato da Napolitano sia stata ritenuta un’ aggravante – prosegue la nota – Ci auguriamo che il caso venga assolutamente rivisto in appello, sarebbe un grave precedente. La Corte Costituzionale con la sentenza n.150 del 2021, ha infatti riconosciuto il ruolo dell’Ordine dei giornalisti a difesa degli interessi diffusi e ha modificato le attuali norme restringendo le ipotesi di carcere per i giornalisti”, conclude la nota.

Piena solidarietà al collega Pasquale Napolitano dalla direzione e dalla redazione de Il Desk.it

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