Il contributo del Viminale ai progetti delle amministrazioni: bocciati il capoluogo di regione, ma anche Salerno, Caserta e Benevento. Solo 22 (su 428) i beneficiari campani. C’entrano i criteri molto stringenti, ma fino a un certo punto
Fondi del Viminale per la videosorveglianza, bocciati il comune di Napoli e altri capoluoghi di provincia campani, come Salerno, Benevento e Caserta. La graduatoria (nel file allegato) si rivela un flop per le amministrazioni della regione, complici criteri assai stringenti. In provincia di Salerno, ad esempio, fuori dal finanziamento tutti e 95 i comuni. Sono 428 i municipi a dividersi i 97 milioni stanziati dal ministero degli Interni. I comuni meridionali sono 78 (il 18%). In Campania le risorse vanno a 22 comuni: alla provincia di Caserta (18) la parte del leone. Gli altri 4 beneficiari si dividono tra le province di Napoli e Avellino. Il via libera al finanziamento, per il triennio 2017-2019, è del 12 novembre. Quel giorno il ministro Salvini ha firmato il decreto per realizzare i sistemi di videosorveglianza nei comuni ammessi al contributo. A determinare i punteggi di ogni istanza, criteri come gli indici di delittuosità provinciali (punteggio massimo 10) e comunali (20); l’incidenza dei fenomeni di criminalità nell’area urbana dove installare gli occhi elettronici, nell’anno precedente; l’entità numerica della popolazione, assegnando il massimo dei punti (10) ai comuni fino a 3000 abitanti, e 0 a quelli da oltre 20.000; il rapporto percentuale fra l’importo del cofinanziamento proposto dal comune sul totale del progetto. In graduatoria, il comune di Napoli è 847esimo su 2426: l’incidenza della criminalità è ritenuta elevatissima, ed è 20,0 l’indice di delittuosità. Tuttavia, alla voce cofinanziamento proposto – per un progetto di 977.335 euro – si legge zero. Il comune di Salerno risulta al posto 1379: l’incidenza della criminalità è ritenuta poco elevata, ma è 20,0 l’indice di delittuosità: del 30,86% – pari a 200.000 euro – il cofinanziamento proposto sul costo complessivo di 648.000 euro del progetto. Caserta è 684esima, nonostante un’incidenza criminale elevatissima e un indice di delittuosità valutato 20,00: il cofinanziamento è appena del 13,89%, sul progetto da 359.939 euro. In fondo alla classifica Benevento (2084esima), anch’essa con un’incidenza criminale elevatissima e un indice di delittuosità di 20,00 punti.
È chiaro come i criteri scelti avvantaggino una combinazione tra l’alta percentuale di cofinanziamento e il bassissimo numero di abitanti. L’esempio eclatante è il primo comune in graduatoria, Baldichieri d’Asti: 1.115 residenti, e un cofinanziamento del 51%. Ma se pensate che parliamo di un’amena località astigiana, vi stupirà l’incidenza criminale “elevatissima”, e la delittuosità comunale da 20,00 punti. E alzi la mano chi conosce la cronaca nera di Ponzone, comune alessandrino di ben 996 abitanti. Eppure, è al secondo posto: anche qui, incidenza criminale “elevatissima” e 20,00 punti per la delittuosità. Il cofinanziamento, però, è del 42%. A Tremosine, paese bresciano di 2.115 anime, hanno deciso di fare le cose in grande: al 79,99% di cofinanziamento, l’impianto di videosorveglianza se lo pagano quasi da soli. E poco importa che l’incidenza delinquenziale sia “poco elevata” e la delittuosità ammonti a 18,51 punti: basta per acciuffare il terzo posto in graduatoria. A bocca asciutta, invece, restano alcuni luoghi consacrati all’immaginario sulla criminalità. Corleone è 2077esima, e sembrano passati secoli dalle scorribande di Riina e Provenzano: l’incidenza criminale è “poco elevata” e la delittuosità riporta il punteggio di 15,18. Al posto 1011 troviamo Casapesenna, il paese del padrino casalese Michele Zagaria, catturato dopo 16 anni di latitanza, trascorsi quasi tutti lì: ancora “elevatissima” l’incidenza criminale, tuttavia sono 15,00 i punti di delittuosità. E la videosorveglianza resta nel cassetto.
I COMUNI BENEFICIARI IN CAMPANIA. Questi i 22 comuni campani a cui andranno i fondi per la videosorveglianza: Caianello, Pastorano, Santa Maria a Vico, San Tammaro, Lusciano, Pignataro Maggiore, Roccamonfina, Francolise, Grazzanise, Falciano del Massico, Fontegreca, Macerata Campania, Cesa, Frignano, Caiazzo, Vairano Patenora, Capua, Casapulla (Caserta); Scampitella e Quindici (Avellino); Casavatore e San Sebastiano al Vesuvio (Napoli).
I PROGETTI ESCLUSI DAL CPOSP. In Campania, sono tra le province di Napoli e Benevento i progetti esclusi dalla graduatoria in quanto non approvati dal rispettivo Comitato Provinciale per l’Ordine e la sicurezza pubblica: Ercolano, Forio, Lacco Ameno, Lettere, Massa Lubrense, Meta, Ottaviano, San Paolo Belsito, Vico Equense, Visciano (Napoli); Pontelandolfo, Sant’Angelo a Cupolo, Melizzano, San Lorenzo Maggiore, San Leucio del Sannio. Sant’Arcangelo Trimonte (Benevento).
LE REGOLE PER I FONDI. I fondi per la videosorveglianza vanno ai comuni che stipulano, con le prefetture, i “Patti di sicurezza urbana”. Sono intese disciplinate dal decreto sicurezza del 2017. Agli impianti sono destinati 7 milioni di euro per il 2017 e 15 milioni ciascuno per 2018 e 2019. Le norme attuative, invece, sono fissate dal decreto del Ministero degli Interni del 31 gennaio scorso. Tra i requisiti prescritti ai comuni, ci sono la dimostrata “disponibilità delle somme, regolarmente iscritte a bilancio” e l’impegno “ad iscrivere quelle occorrenti ad assicurare la corretta manutenzione degli impianti”, da “realizzare, fino ad un massimo di 5 anni dalla data di ultimazione degli interventi”. Le istanze di ammissione al finanziamento devono essere presentate alle prefetture competenti entro 60 giorni dalla data di sottoscrizione del patto. Il 30 agosto, infine, vengono stabiliti i criteri di valutazione per stilare la graduatoria dei progetti, da parte della commissione nominata in precedenza dal Viminale. Il massimo punteggio possibile è di 70 punti. Concorrono a determinarlo gli indici di delittuosità provinciali e comunali; l’incidenza dei fenomeni di criminalità diffusa (fino a 10 punti) nell’area urbana dove installare la videosorveglianza, nell’anno precedente all’esercizio finanziario per cui è chiesto il contributo, secondo quanto comunicato dalle rispettive prefetture; l’entità numerica della popolazione; il rapporto percentuale fra l’importo del cofinanziamento proposto dal comune sul totale del progetto (fino a 20 punti).
girobe