
Nel 2018 l’Italia ha pagato 43,8 milioni, la multa più cara fra quelle conseguenti alle condanne della corte europea di giustizia. L’assessore regionale Bonavitacola sulle promesse mancate: “Il quadro del mercato è cambiato dal 2016, siamo incolpevoli. Ma stiamo andando avanti con le procedure dei due impianti di smaltimento”
Renzi stanziava, De Luca prometteva. E intanto, 5 milioni di di ecoballe sono ancora là: e costano salato alle casse statali. L’anno scorso, è stata la più cara in assoluto, la rata per la condanna all’Italia, a causa dei rifiuti mai rimossi dalla Terra dei fuochi. E oggi arrivano anche gli strali del presidente dell’Anac, Raffaele Cantone e del ministro Costa.
“I ritardi sui programmi – dice l’assessore all’ambiente Fulvio Bonavitacola-, come sanno tutti coloro che hanno un’elementare cognizione del settore, non sono imputabili alla Regione. In questi ultimi anni sono accaduti quattro eventi che hanno messo in crisi l’intero sistema a livello nazionale ed europeo, oltre a tantissimi operatori”. Gli eventi sono “il blocco delle importazioni dei rifiuti riciclabili da parte cinese»; «l’invasione dei rifiuti britannici nei termovalorizzatori del nord Europa, dopo la decisione inglese di chiudere le proprie discariche”; “la drastica riduzione di discariche in ambito comunitario a seguito delle nuove Direttive comunitarie sull’economia circolare”; “il notevole incremento dei costi di gestione e smaltimento, per le tre cause innanzi dette, che hanno fatto lievitare del 40% medio i prezzi del 2015/2016. In alcuni casi anche oltre il 50%”. Il quadro è mutato, insomma, secondo Bonavitacola. E quindi “non si può non capire quanto questo contesto condizioni l’attuazione del nostro originario programma. Non a caso alcune gare sono andate deserte imponendo la riedizione della procedura a costi più consoni alle nuove dinamiche di mercato”. Ma Palazzo Santa Lucia crede di avere l’asso nella manica. “Per fortuna, e nostra avvedutezza – spiega Bonavitacola-, il grosso del piano non è mai stato poggiato sul trasporto fuori regione, ma su due impianti strategici di trattamento in ambito regionale (2.200.000 tonnellate a Caivano e 1.200.000 a Giugliano)”. Nei progetti, tratteranno insieme 600.000 tonnellate/anno, cioè “quasi quanto il Termovalorizzatore di Acerra, con procedure di trattamento che non prevedono incenerimento”. Per Caivano oggi è arrivato l’ok dell’Anac alla Commissione di valutazione dell’offerta finale. Per l’impianto di Giugliano la gara “è in pieno ed avanzato svolgimento, con la possibile aggiudica nelle prossime settimane”. Resta da vedere la reazione delle popolazioni locali: in piena Terra dei fuochi non sono esattamente favorevoli ad altri impianti di rifiuti.
girobe