Corruzione dirigenti Ministero del lavoro, indagini della Procura di Napoli: indagati sindacalisti e imprenditori

Le agevolazioni riservate ai patronati, anche in presenza di una scissione, dovevano finire nel decreto legge numero 4 del 2019, il cosiddetto “Quota 100”

Corruzione al Ministero del Lavoro. Le agevolazioni riservate ai patronati, anche in presenza di una scissione, dovevano finire nel decreto legge numero 4 del 2019, il cosiddetto “Quota 100”.

E’ quanto emerge dalle indagini della Procura di Napoli che vedono coinvolti, tra gli altri, l’imprenditore Danilo Iervolino, ex proprietario dell’università telematica Pegaso e presidente della Salernitana, il segretario generale del sindacato Cisal Francesco Cavallaro, il segretario generale del ministero del Lavoro Concetta Ferrari e Fabia D’Andrea, all’epoca dei fatti vice capo di Gabinetto del ministro del Lavoro.


Complessivamente sono sette le persone iscritte nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta incentrata sulle agevolazioni che Cavallaro avrebbe chiesto e ottenuto per la dirigente del ministero la quale, in cambio, si sarebbe prodigata per soddisfare le istanze del sindacalista.

Il tentativo attraverso Quota 100 però non andò a buon fine e per questo motivo, ipotizzano gli inquirenti, venne scelta la strada di chiedere nuovamente un parere – precedentemente negato – al Ministero che ebbe questa volta un esito positivo, sempre secondo gli investigatori, grazie all’interessamento, a vario titolo, degli indagati.


Le normative prevedono che entro cinque anni dalla costituzione i patronati debbano passare il vaglio del riconoscimento da parte del Ministero del Lavoro: solo dopo questo via libera è possibile ottenere dei finanziamenti.

Il patronato Encal-Cisal, riconducibile a Cavallaro, si era fuso con il patronato Inpal ma a seguito di dissidi interni si prospettava l’ipotesi di una scissione, che avrebbe bloccato per un quinquennio l’accesso ai finanziamenti: da qui l’idea della modifica legislativa, non andata a buon fine, seguita dalla ‘scorciatoia’ del parere favorevole.


L’attività investigativa partenopea si fonda su una serie di conversazioni captate dalla Dda di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta “Maestrale-Carthago” che lo scorso maggio ha portato a un’ottantina di arresti in tutta Italia

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