Le motivazioni della sentenza di condanna: “Sprezzo del ricchissimo imputato nell’affrontare i pagamenti corruttivi”

NAPOLI – Per lui “tre o anche cinque milioni di euro sono poco più che il costo di una cena per una tavolata di amici in rapporto alle finanze non esigue di un parlamentare”. Lui è Silvio Berlusconi. Il ritratto glielo fanno i giudici che l’8 luglio scorso lo condannarano assieme a Valter Lavitola per la presunta compravendita di senatori, al tempo della “operazione libertà” che disarcionò il governo Prodi. Sono state depositate oggi in cancelleria le motivazioni della sentenza, firmata dal presidente Serena Corleto e dai giudici Nicola Russo e Antonio Baldassarre. La vicenda “in qualche modo  – scrivono i giudici del Tribunale di Napoli – dimostra lo sprezzo con cui il ricchissimo Berlusconi potè affrontare quei pagamenti corruttivi senza doverne avvertire minimamente il peso”. Del piano per far cadere Prodi,  Lavitola viene considerato mente e ispiratore. I magistrati sottolineano che nel processo non si è indagato sulla provenienza della provvista “ma non vi sono dubbi – si legge – che essa provenisse dalle risorse personali di Berlusconi”.

 

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