
imponevano pizzo e distributori caffè, snack e bevande
Gli agenti della Polizia di Stato di Caserta hanno arrestato nove persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nonché porto e detenzione di armi da fuoco, anche alterate, con relativo munizionamento. I reati sono stati commessi prevalentemente nell’agro di Maddaloni in provincia di Caserta, tra il 2017 e il 2019, e aggravati dal cosiddetto “metodo mafioso” perché realizzati avvalendosi delle condizioni di assoggettamento ed omertà, di cui all’articolo 416 bis codice penale, nonché al fine di agevolare l’organizzazione camorristica di appartenenza per affermarne la supremazia sul territorio. “Tu non devi andare con il fucile ma con il kalashnikov, perché con un colpo gli spacchi la vetrina”. E’ il consiglio che il boss della camorra casertana Salvatore D’Albenzio dà al suo braccio destro che di lì a poco dovrà andare a far visita ad un commerciante cui chiedere il pizzo. La conversazione, che dimostra la disponibilità di armi del clan, è stata intercettata dalla Squadra Mobile di Caserta nell’ambito dell’indagine della Dda di Napoli che ha smantellato con nove arresti per reati di associazione camorristica, estorsione e relativi ad armi e droga, la cosca capeggiata dal 49enne D’Albenzio, rampollo di una famiglia di camorristi da almeno tre generazioni; a Maddaloni D’Albenzio imponeva “la sua legge”, obbligando uffici e attività a rimuovere le macchinette per la distribuzione di caffè, snack e bevande e ad installare quelle facenti capo a società colluse con la cosca.