Campania: meno 15000 iscrizioni. Venerdì la protesta degli studenti

Per il coordinatore di Link Napoli serve una nuova politica scolastica fondata sui bisogni degli alunni e delle loro famiglie

Ancora una volta la scuola, le Università e il diritto allo studio diventano argomenti di primo piano in Campania e purtroppo non in maniera positiva. Questa volta ad evidenziare che la Campania è una regione in cui le scuole “crollano in testa” agli studenti e sono sempre più frequenti i casi di chiusura, è Gennaro Piccirillo, Coordinatore di Link Napoli – Sindacato Universitario. Il sindacalista pone in evidenza anche che l’accesso all’università viene messo a rischio dall’attuale sistema che risulta sempre più un rimborso spese che una misura di welfare, che i problemi legati all’accesso alle residenze universitarie, che sono poche, fatiscenti e mal collegate con i plessi universitari e non riescono a soddisfare tutte le necessità degli studenti fuori sede che come unica alternativa devono affittare una stanza in città. “Nella città di Napoli il processo di gentrification in corso da qualche anno a questa parte modifica radicalmente la geografia della città, – afferma Piccirillo – con il centro storico che giorno dopo giorno perde abitanti, molti dei quali studenti, a causa dell’aumento degli affitti, reso ancor più grave dalla pratica del nero, e della trasformazione di case private in bed and breakfast.” Questo unito all’aumento delle tasse ha comportato l’ennesimo atto di esclusione dai luoghi della formazione. Quest’anno ci sono state 15.000 iscrizioni in meno in Campania, e la legge regionale sul diritto allo studio ancora oggi è definanziata. Di conseguenza nelle scuole ogni anno le nostre famiglie sono costrette a spendere 1200 euro a figlio per comprare libri e materiale scolastico, e all’interno delle università gli studenti attendono da anni le borse di studio di anni precedenti. Piccirillo chiama in causa il governo che pensa che tagliare 100 milioni di euro all’alternanza e aumentarne le ore negli istituti tecnici possa davvero essere la risposta ai tantissimi studenti scesi in piazza nel denunciare lo sfruttamento degli studenti e le studentesse durante i percorsi di alternanza scuola lavoro. “L’attuale governo pensa che destinare alla città di Napoli 250 mila euro per controllare gli studenti e le studentesse – prosegue il sindacalista – e allontanare gli spacciatori dai luoghi della formazione attraverso l’introduzione del DASPO scolastico sia la soluzione per i problemi che ogni giorno viviamo”. Ad appoggiare il pensiero di Piccirillo anche Arianna Antonilli, coordinatrice dell’Unione degli Studenti Napoli: “Siamo agitati perché continua la retorica di Napoli come ‘la città più giovane d’Europa’, quando poi i giovani non vengono interrogati e i loro bisogni sono sempre in secondo piano, vedendosi costretti ad abbandonare il sud, che si stima ospiterà solo il 29% della popolazione italiana entro il 2065. Oggi siamo in assemblea pubblica per provare a costruire realmente processi dal basso,adesso parlano gli studenti e le studentesse”. L’assemblea di oggi nella sede di Palazzo Giusso dell’Università “L’Orientale” dunque, sembra essere solo l’inizio di un processo di costruzione dal basso di un’alternativa all’istruzione e alla città così come ci vengono proposte da anni. Il 12 Ottobre gli studenti scenderanno in piazza per rimettere al centro del paese i loro bisogni partendo dall’amministrazione di questa città.

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